
IL POPOLO
Fondato nel 1923 da Giuseppe Donati

In occasione del 40° anniversario della fondazione del Partito popolare, il 17 gennaio 1959 “Il Popolo” pubblicava in prima pagina il messaggio di Luigi Sturzo indirizzato al direttore Ettore Bernabei. Scriveva Sturzo: "Permettimi di esprimere i sentimenti che si affollano nel mio cuore per la ricorrenza del 40º anniversario della fondazione del partito popolare; ricorrenza che la DC ha voluto ricordare con particolare cerimonia, riconfermando così una data significativa nella storia dei cattolici e della nazione". Di seguito il testo integrale.
Nel giorno dell’anniversario del manifesto ideale del partito di Luigi Sturzo, lanciato dall’Albergo Santa Chiara di Roma il 18 gennaio 1919, pubblichiamo la voce relativa tratta da Lessico sturziano, Rubbettino Editore 2013. Nel “Programma” annesso all’“Appello”, i vari momenti di questa visione di una società fondata sulla libertà sono esposti in forma sintetica attraverso dodici articoli, i quali sono organicamente presentati in ordine crescente: dalle articolazioni di base della società nazionale agli aspetti istituzionali dello Stato centrale fino alla organizzazione della comunità internazionale, in piena corrispondenza con la visione politico-culturale dapprima illustrata nel testo stesso dell’“Appello”.
Diversi esponenti e rappresentanti di varie associazioni e partiti e autorevoli personalità della politica, si sono da tempo e in diverse sedi confrontati sulla necessità di rafforzare, tutelare e allo stesso tempo proporre di innovare l’attuale assetto istituzionale del Paese, messo anche in discussione dalla controversa proposta del Premierato e dalla mancanza di una legge elettorale che ridia forza e voce ai cittadini, i quali, si sono sempre di più allontanati dagli appuntamenti elettorali con un rilevante astensionismo, mai evidenziato prima, dando di fatto un chiaro segnale di lontananza dall’attuale assetto politico.
I principi cristiani non siano finalizzati solo a un obbiettivo escatologico, ma debbano anche aiutare a elaborare i limiti e le caratteristiche qualificanti di impegno dei cattolici in politica, alla luce dell'Umanesimo Cristiano. Sono molti oggi che cercano "qualcosa" in politica a fronte di un deserto di progettualità. Ma prima degli obiettivi si impone con ineludibile urgenza una "spiritualità" della politica perché essa possa essere davvero "la più alta forma di carità" e non una corsa/carriera personale. Scriveva MARIA Eletta Martini, che mi ha onorato della sua amicizia e ha scritto per uno dei iei volumi una memorabile pagina sull'apostolato dei Laici «la politica non è terreno sconsacrato […]. Occorre un supplemento di energia, di fede, di onestà, di capacità creativa», perché oggi la politica sia a servizio dell’uomo e non viceversa".
È stato presentato a Roma, nella sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro, presso il Senato della Repubblica il libro: SCUOLA DI DEMOCRAZIA CRISTIANA, un volume curato da Ettore Bonalberti e Tommaso Stenico grazie alla collaborazione di tanti amici che hanno voluto ricordare alcuni degli esponenti DC più autorevoli che hanno servito il Paese “ con disciplina e onore”. L’incontro svolto in una sala con molti presenti, è stato presieduto dall’on. Giuseppe Gargani che ha evidenziato il valore di questo contributo alla storia della della DC attraverso le biografie politiche di alcuni dei suoi principali esponenti. Maria Pia Garavaglia ha sottolineato il ruolo storico-politico del partito come scuola di democrazia che continua a offrire elementi importanti di riflessione e di studio per le nuove generazioni. Nonostante lo scioglimento nel 1994, l'eredità della DC continua a influenzare la politica italiana. Molti dei suoi valori e dei suoi principi sono ancora oggi presenti nel dibattito pubblico.
Da quando il leader della Cgil, Maurizio Landini ha usato quella espressione: “rivolta sociale”, non passa giorno che non si trovino commenti contrastanti. L’Enciclopedia Treccani definisce rivolta come “L’azione e il fatto di rivoltarsi contro l’ordine e il potere costituito (è più che sommossa, ma indica azione più improvvisa e meno estesa e organizzata rispetto a rivoluzione).
La grande attualità del pensiero di don Luigi Sturzo! C’è ancora una grande attualità nel pensiero di Sturzo. Quel grande patrimonio di insegnamenti resta una riconosciuta pietra miliare per chi si avventura nell’agone politico. Mentre è diffusa l’idea che quelle analisi sociologiche che circostanziano i suoi giudizi su bene comune e dialettica democratica sono ancora dense di sviluppi non del tutto esplorati. Ed è un dato di fatto che ogni riflessione sul pensiero del fondatore del popolarismo diviene ulteriore occasione di arricchimento e rafforza il sentimento democratico.
Facciamo l'elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. Tutti costoro furono onorati dai loro contemporanei, furono un vanto ai loro tempi. Di loro alcuni lasciarono un nome, perchè se ne celebrasse la lode" (Sir 44, 1-2, 7-8). Sono queste le parole del Libro del Siracide che hanno orientato la pubblicazione del volume "Scuola di Democrazia Cristiana". Mentre l'avv. Luigi Rapisarda ha salutato l'iniziativa con queste parole: "Un’opera preziosa, e unica, che esalta, nelle pagine valorose de Il Popolo la magnificenza delle tante eminenti personalità che fecero grande la DC, e l’Italia. Sarà un compendio imprescindibile per formare seriamente una valida classe dirigente". Sarà necessario avere pazienza per qualche tempo affinché venga capita l’importanza della Democrazia Cristiana nella storia dell'Italia. In tutto il periodo che ha guidato il paese è stato esempio e scuola di democrazia.
C’è stasera, a conclusione di una tre giorni nei quali, ad iniziativa della nuova DC siciliana, si sta svolgendo la festa dell’Amicizia, un importante tavolo di confronto tra esponenti rappresentativi, delle forze politiche che sostengono, questa coalizione di destra centro. Tra essi si contano diversi protagonisti di quei partiti, di epoca post democristiana, che nel corso del, cosiddetto, ventennio berlusconiano, hanno rappresentato pezzi significativi di quell’area sociale e politica che faceva riferimento a visioni liberali e moderate delle coalizioni di governo guidate dal Cavaliere.
E così, Israele ha reagito. Cento aviogetti hanno prima bombardato la Siria e l’Iraq, colpendo i depositi militari degli Hezbollah. Poi, sono passati sull’Iran, anche qui colpendo solo le basi militari. Gli impianti petroliferi e quelli nucleari sono stati esclusi. I rischi erano troppo grossi per il mercato petrolifero e per gli effetti della radioattività. Non è stato un massacro, solo danni materiali. La difesa aerea iraniana è stata accecata e resa impotente. Certo, Khamenei minaccia ritorsioni, ovviamente, ma si ha la sensazione che il gioco del rimpiattino è finito. L’Iran è indifeso contro Israele che può colpirlo quando e come vuole.Il prestigio iraniano è sceso in basso.