
IL POPOLO
Fondato nel 1923 da Giuseppe Donati

Stamane è stato diffuso il seguente comunicato Ansa: “L'accordo di Noi moderati con Forza Italia, sotto l'emblema del Ppe, è un primo passo per ricostruire in Italia un'area che si iscriva a questo percorso per ridisegnare un modello di società europea. A questo percorso si iscrivono tutti quei partiti che sono eredi della Democrazia cristiana e quindi non vedo assolutamente nulla di strano, ma anzi auspico, affinché ci sia una convergenza non soltanto sui candidati, ma sul voto di lista verso 'Popolari italiani europei' che in questo momento rappresenta plasticamente due simboli - Noi moderati e Forza Italia - ma che sottintende dentro il simbolo Partito popolare europeo ci sia dentro tutta quella esperienza post democristiana del nostro Paese".
Il 1948 è passato alla storia per due ragioni: 1. è stato l’anno delle prime elezioni politiche in Italia dopo l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana. 2. Ha rappresentano un unicum nella storia delle consultazioni elettorali italiane per numero di votanti, pari al 92% degli aventi diritto. Iniziò un’epoca di centralità nella politica italiana che sarebbe durata per il successivo mezzo secolo e dall’opposizione social-comunista. In quel 18 aprile 1948 Luigi Sturzo, all’unisono con De Gasperi, rilevò con lucidità che la Democrazia cristiana «non ha vinto per sé, ha vinto per l’Italia, ha vinto per l’Europa, ha vinto anche per il continente occidentale atlantico».
Un nuovo conflitto si sta accendendo in Medio Oriente. Una pioggia di droni e di missili iraniani, a centinaia, è piombata sul territorio israeliano. Non esistono più i confini tradizionali, né terrestri né aerei. Droni e missili travolgono, ormai, le vecchie frontiere degli Stati. Il diritto internazionale è uno straccio consunto. Direi che questa è la prima considerazione che mi viene in mente. Cerchiamo di capire che cosa è successo.
L'Europa è la nostra casa. Come PPE abbiamo costruito un'Europa in cui la dignità, la sicurezza e la libertà delle persone sono sempre al primo posto. Noi europei siamo più della somma delle nostre identità nazionali. La nostra storia, il nostro patrimonio, le nostre radici giudaico cristiane e la nostra diversità culturale ci definiscono. Uniti nella diversità è una forza unica che ha reso possibili pace e prosperità per la maggior parte degli europei.
Qui non si tratta di sapere se Salvini, reduce dai suoi disastri elettorali, si presenterà alle elezioni europee, e neppure se lo faranno la Meloni, o Conte, la Schlein o Renzi. La questione è un’altra: cosa votiamo, per quale idea d’Europa? Nessuno ci dice niente. Si vota con il proporzionale: niente giochetti. La realtà bruta dei consensi prevale, ma per fare che? Non votiamo per le teste, ma per le idee. Dove sono le idee? Queste elezioni sono politiche, non per i singoli Paesi membri, ma per tutta l’Europa. Cosa pensano di proporre i nostri candidati al Parlamento europeo?
Da più parti in queste ultime settimane si è levato l’auspicio di un ritorno all’unità di coloro che nell’agire politico si riferisco alla Dottrina Sociale della Chiesa e all’Umanesimo Cristiano. Vorrei dire con Alcide De Gasperi: «Sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me». Eppure desidero, una volta ancora, bussare alla porta della vostra intelligenza politica, della vostra responsabilità di cristiani persuasi che la politica sia la più alta forma di carità, per chiedervi di spendere qualche minuto per riflettere sulla necessità impellente e non più rinviabile di fare qualunque sforzo per ricercare e promuovere l’unità ....
La decisione del 4 marzo scorso del Congresso nazionale francese - l’equivalente delle nostre Camere riunite in seduta comune - di mettere in Costituzione il diritto all’aborto, si pone in aperto contrasto con la universale tutela del diritto all’esistenza e alla vita, con l’effetto di comprimerne l’estensione nel conflitto che la tutela tout cour di questa nuova libertà, resa al pari degli altri diritti fondamentali, genera con il paradosso di soverchiarne quello che da tutti è considerato il diritto supremo. Per i governanti francesi, Macron in primis, questa decisione eleva la tutela di questo diritto al livello più alto della giustizia.
La destra di governo, per un’incollatura, ha perso le elezioni in Sardegna. Succede. In politica si va e viene, come in piazza e la politica è l’agorà del Paese. Però…qualche riflessione va fatta. Il balletto sulle candidature alla Presidenza da parte delle Destre non è piaciuto a nessuno, anche perché non si è capito che giochi c’erano dietro. Il cambio di Presidente dovrebbe rispondere a una regola precisa. Ha fatto bene o male nel corso del suo mandato? Se ha fatto male se ne va, se ha fatto bene resta. Non era questo il principio del merito solennemente enunciato dalla Presidente, nel discorso del suo insediamento.
Gli studenti, e non solo, protestano a favore dei Palestinesi. È un loro diritto, anche se ho qualche dubbio che conoscano in realtà ciò che sta accadendo. La tragedia palestinese è troppo nota e troppo complessa per affrontarla con qualche schiamazzo e qualche bandiera palestinese. Cosa vorrebbero gli studenti, o chi per loro? Fare la guerra a Israele? Riconoscere uno Stato palestinese che nessuno vuole riconoscere? Schierarsi contro gli Stati Uniti? Cambiare il governo italiano? Però, protestano, come in tutta Europa.
Senza dubbio la crescita del partito rinato dalle ceneri mai spente della DC, su cui la Magistratura ha statuito che non si è mai sciolta, ha suscitato curiosità e attenzione a un certo giornalismo di approfondimento politico, orientato, anche se Report, il cui servizio andato in onda su Rai 3 il 4 febbraio scorso (Scudi incrociati) non è sembrato del tutto strumentale, sebbene nel chiedersi benevolmente quale sia, oggi la vera DC, abbia platealmente ignorato un dato fondamentale che da l’enorme differenza con tutte le altre sedicenti DC: ossia, che a oggi nessuna di queste vanta rappresentanti nelle istituzioni, mentre la nuova DC, oggi è l’unica che ha un consenso elettorale e conseguito rappresentanze, al momento nelle istituzioni locali della Sicilia (tra le più importanti: il Comune di Palermo) e all’Assemblea regionale siciliana, di cui ne sostiene la giunta Schifani.