Eccellente ed intensamente compianto” lo definisce Claudio Trezzani. “Barbadillo”, che si propone come laboratorio di idee nel mare del web, ricorda che Karl Evver (1964) è morto giovane e proprio nel giorno dell’anniversario della vittoria italiana nella Grande guerra, alla quale lui, che si diceva svizzero di origine, aveva dedicato un’opera d’arte: i suoi lavori, infatti, figurano nel catalogo di Saatchi. Ma Karl era anche fotografo, con scatti che vennero esposti all’Università Bocconi. L’anima, dunque, ora si è separata dal suo corpo, “questo vecchio e sciocco amico – scriveva Karl – con cui/in cui abito da così tanto tempo”. "C’era qualcosa in lui - rileva Elena Pontiggia - che amava nascondersi, a cominciare da quel Karl Evver che era un nome d’arte. Dietro la fisionomia tedesca si celava un’origine italianissima, anzi emiliano-lombarda: era nato a Piacenza nel 1964, sua madre era bergamasca e suo padre di Voghera”.