IL POPOLO

Editoriali

La Pasqua è la ricorrenza più importante della Cristianità. Se Cristo non fosse Risorto le fondamenta del cristianesimo si sarebbero sfaldate. La rivoluzione cristiana ha dischiuso orizzonti dove il buio e’spazzato dalla luce della fede. Gli auguri che ci facciamo hanno senso se c’è una accoglienza vera del messaggio evangelico e non una consuetudine. Bisogna aprire i cuori alla solidarietà,alla fratellanza; al di là c’è il predominio della cinica violenza,un “cupio dissolvi” tra dissonanze e squilibri. La fede rischia di non essere vissuta e gli auguri una pratica abitudinaria. Il buio di un passato ,che ritenevamo tramontato,sembra ritornare e le conquista civili disperse dai venti impetuosi del cinismo insensato. Ecco perché l’impegno per un ritorno alla politica nasce dal desiderio di rendere partecipi i cittadini, perché i rapporti sociali siano favoriti in un clima armonico, che sospinga ai margini quanti non hanno né fede né cuore.
Non c’è che dire, questo è un momento difficile. Le borse tracollano, i commerci sono fermi, il futuro è decisamente molto incerto. Le mosse di Trump hanno spiazzato il mondo. La realtà brutale dell’espansionismo di Putin e dell’isolazionismo di Trump, due strumenti diversi dello stesso imperialismo, sono all’origine della grande preoccupazione nel resto del mondo. La risposta a Putin la conosciamo: una guerra sanguinosa che dura da più di tre anni e che le smargiassate pacifiste di Trump non sono ancora riuscite a fermare, come sta accadendo a Gaza, dove l’ineffabile para suddito americano, Netanyahu, persevera nel suo linguaggio di morte. La risposta del resto del mondo a Trump non la conosciamo ancora. Si parla, vagamente, di trattative ed eventualmente, di ritorsioni. Le trattative non servono a nulla. Le ritorsioni possono fare male.
Gli USA hanno bisogno di ridurre l’enorme debito pubblico attraverso politiche di contenimento, una rivisitazione di opzioni che reggono dalla fine del secondo conflitto bellico. Trump pensa a un abbassamento del valore del dollaro? Potrebbe essere una strada non percorribile: inflazione e recessione ne sarebbero le conseguenze. La presidenza USA punta tutto al rimescolamento generale per trovare spazi nuovi.
La recente sentenza francese aggiunge sconquasso non solo al sistema francese, già indebolito da un governo che non è in grado di governare con l’autorevolezza dei consensi, ma anche in Europa, dove alle ambiguità dell’Unione si assommano le incertezze di alcuni importanti governi europei. Al di là delle preoccupazioni politiche del momento, c’è una lotta fra i cosiddetti regimi destra e gli altri. La stessa nozione tradizionale di destra è parecchio confusa. Cos’è la destra? Un neonazismo, come profetizza Putin? Un nuovo corso filo trumpiano, come dicono molti? Cos’è, realmente, la destra?
Da giorni non riesco a darmi una risposta a una domanda. Seguendo gli organi di informazione le notizie su Trump, la guerra tra Russia e Ucraina, i magmi incandescenti mediorientali e dell’Africa occupano in grandissima parte i servizi della carta stampata e della televisione con i relativi approfondimenti, mentre lo spazio ai temi prettamente nazionali è ridotto. Se non ci fosse stato il ciclone Trump e i conflitti ormai su larga scala, allora le altre questioni prettamente di casa nostra avrebbero avuto l’attenzione del passato? Penso proprio di no, perché manca una elaborazione culturale e politica.
Tutti ce l’hanno con la Meloni: un obiettivo facile da colpire. Un’alleanza trasversale (ovviamente antifascista) che va dal truce Salvini all’avvocato del popolo Conte, passando per Calenda e Schlein e, ciliegina rossa, il sempre redivivo Mastro mestatore Renzi. Nessuno ha un’idea, divisi sul da farsi ma uniti nella critica. Qualunque scelta la Meloni sarà obbligata a fare, sarà sempre oggetto di critiche feroci. Se al Governo, invece, ci fosse la Schlein, sarebbe la stessa cosa. Cambierebbe solo il colore dei critici. Già, e la gente? Il popolo, da tutti osannato e richiamato ad ogni piè sospinto, dov’è? Tace, inebetito dalla televisione, dai giochi a premio e dalle canzonette, assunte a letteratura di altissimo livello. Il popolo tace, mugugna e paga, come sempre. Appunto: da “parassiti”.
Consapevoli della condizione di assoluta irrilevanza dei cattolici nella vita politica italiana e del perdurare di una colpevole e incomprensibile frammentazione della vasta galassia sociale, culturale e politica che fa riferimento alla dottrina sociale della Chiesa, noi tutti, senza avere lo sguardo rivolto al passato o nostalgie di una perduta egemonia, abbiamo lucida coscienza della condizione in cui vive l’uomo oggi nella società occidentale, nella quale domina ormai un relativismo morale in cui i desideri individuali si vogliono trasformare in diritti, contro ogni principio etico e contro la stessa legge naturale.
Oggi come oggi, chi minaccia l’Europa? Prima di tutto, ci sono i cretini, molti, sparsi in variegate associazioni contrabbandate per partiti politici, che tali non sono. In realtà, sono “espressioni” (ma è un termine troppo educato) di alcuni capibanda che attorno al proprio nome chiamano consensi. I cretini sono diffusissimi e si riproducono assai velocemente, data la facilità di procreazione del luogo comune. Poi, in seconda battuta, ci sono i fautori del federalismo. Sono tanti. A sentire la gente, tutti vorremmo gli Stati Uniti d’Europa. Mi ricordano i primi moti carbonari che volevano la Costituzione di Cadice. Nessuno sapeva cosa contenesse, ma la volevano ad ogni costo.
Oggi si avverte quanto sarebbe stata necessaria una Europa integrata politicamente. Il sogno degli estensori del Manifesto di Ventotene, la volontà dei fondatori dell’Europa De Gasperi,VAdenauer,VSchuman si è infranto. Bisogna rifondare l’Europa attraverso nuovi trattati dove la Difesa comune è conseguenza della integrazione. L’Italia avrebbe potuto svolgere un ruolo unificante ma,allo stato,non vi sono le condizioni. L’opposizione, dove vi sono forze che hanno diroccato il Parlamento,fa una manifestazione per l’Europa con tante diverse sensazioni, ma priva di visione e la presidente del Consiglio mette sotto accusa il Manifesto di Ventotene leggendo solo parte dei suoi contenuti.
La difesa comune è sulla bocca di tutti. Se ne parla molto, male e troppo. Per principio le questioni militari dovrebbero essere riservate o, comunque, discusse tra informati, il che in Italia non avviene. Figurarsi, poi, se certi problemi possono essere affrontati in una manifestazione di piazza! Dopo la Comunità Europea di difesa, la CED, fallita per l’opposizione della Francia allora gaullista, l’Europa si è sdraiata al sole sotto l’ombrellone americano. Ora piove a dirotto e l’ombrellone si è stracciato. Torniamo alla CED? In fondo, basterebbe ratificare l’accordo di allora. Oggi i Ventisette hanno ventisette eserciti. Sommati e integrati assieme, farebbero paura anche a Putin. Ma non lo sono.