Un secolo di lotte sanguinose, di sopraffazioni e violenze in quella che chiamiamo Terrasanta ed è, invece, una terra maledetta.
Quindici mesi di guerra atroce, il territorio di Gaza pieno di macerie, 47.000 palestinesi e almeno un migliaio di Israeliani morti. Ora c’è l’armistizio. Attenzione, però breve, quaranta giorni. Poi si vedrà.
La gente esulta nelle piazze. Che strano, Israeliani e Palestinesi hanno le stesse reazioni: piangono i morti, sono felici per la pace. Nelle piazze ballano, a Tel Aviv come a Gaza. Forse sono uguali, ma non se ne sono mai accorti. Che peccato!
Comincia la tregua. Non è la prima e non sarà neppure l’ultima. Cessano di sparare le armi. Per quanto tempo? Nessuno se lo chiede.
Adesso i Palestinesi di Gaza possono tornare nelle loro case. Peccato che non ci siano più Arriveranno i viveri e medicinali. Finalmente! Ma gli ospedali sono stati distrutti. Pazienza. Quello che resta degli ostaggi uscirà dalle gallerie e dalle caverne di Hamas. Però, a rate: prima i vecchi, le donne, i bambini, i malati. Gli uomini solo dopo, sono troppo pericolosi. Dall’altra parte torneranno i prigionieri fatti dagli Israeliani, dopo anni di detenzione. Con calma. Anche loro sono pericolosi.
L’esercito israeliano si ritira. Resterà qualche guarnigione qua e là. Come prima. Appunto. Cos’è cambiato, realmente? Nulla.
Biden e Trump si affannano a dire che un loro successo. È un successo? Gaza ripopolata e ricostruita sarà sempre un problema per Israele come Israele lo è per i Palestinesi.
Ma, dicono gli acutissimi osservatori da poltrona televisiva: ora sono cambiate tante cose. Forse è vero, almeno apparentemente, ma nella sostanza ne dubito. Vediamo.
Hamas è stata distrutta. Non tanto, perché in realtà è Hamas che negozia con gli Israeliani, tramite il “neutrale” Qatar. Hamas è un’organizzazione terroristica e con i terroristi non si discute. Si ammazzano, come fanno loro con gli attentati. Però si negozia con loro. Dunque esistono. La mascherata della mediazione del Qatar è solo una presa in giro. Morto Hamas, almeno in declino, ne nascerà un altro.
Gli Hezbollah sono stati sterminati. La pace di Israele ha il suono delle campane a morto, in Libano, in Siria, nello Yemen. Forse non risusciteranno più. Il Libano ha un esercito per controllare che questo non accada. Ma non l’ha mai fatto. Pazienza. Forse lo farà, adesso, pungolato da Israele.
L’Iran è umiliato. Ha perso gli Hezbollah, ha perso la Siria, non è stato in grado di reagire alle incursioni israeliane. Un Paese dalla faccia feroce ma impotente ed isolato. Si sfoga impiccando le donne che non portano il velo. Troppo facile. Si tiene in piedi così, con l’inquisizione moderna del regime dei preti sciiti.
Riappare l’Autorità nazionale palestinese (ANP), forse con facce nuove. Dovrebbe avere la responsabilità di gestire una nuova Gaza tranquilla, probabilmente sotto lo sguardo vigile di una forza internazionale ONU, tipo UNIFIL, che tanto poco ha fatto in Libano.
Questa resurrezione è molto sospetta. L’ANP non si è guadagnata la fiducia né dei suoi cittadini né dei suoi amici. Figuriamoci dei nemici. Al momento è solo un modo per far finta che i Palestinesi saranno governati da qualcuno di loro, un governo fantoccio aduso ad obbedire.
Un’altra resurrezione (ma il luogo, storicamente, almeno da un paio di millenni, è caratterizzato da questi eventi) è quella dei famosi Accordi di Abramo, firmati a Washington il 13 agosto 2020, su iniziativa dell’allora Presidente Trump, tra Israele, gli Emirati Arabi Uniti, Bahrein (cui si sono poi aggiunti Marocco e Sudan), con la benevola accettazione da parte dell’Arabia Saudita.
In coma durante la guerra di Gaza, qualcuno sta pensando di rivitalizzarli e di estendere il reciproco riconoscimento diplomatico anche all’Arabia Saudita. Sarebbe lo strumento necessario per dire ai quattro venti che la pace è tornata in Medioriente, ma è troppo presto per sostenere questo risveglio.
Netanyahu è sulla cresta dell’onda, anche se il mare in cui naviga ha il colore del sangue. Ha vinto, per il momento, e la potenza di Israele, clone di quella americana, ridisegna il quadro delle alleanze e del potere in Medioriente. Biden lo ha costantemente sorretto. Di Trump è fedele amico da tempo e, si sa, con Trump non si scherza. L’ha detto più volte, lui che è il padrone del mondo: o fate la pace o vi distruggo tutti.
Insomma, pare che sia finita. Per quanto tempo?
La vicenda palestinese ci ha insegnato che sopraffazione e violenza, omicidi mirati o attentati a pioggia non servono a nulla. Decine di migliaia di morti innocenti sono davvero necessari per sedersi al tavolo di un negoziato?
Le ferite sono profonde e tutt’altro che rimarginate. Pensare che sia finita è un’illusione. In quel poco di cristiano che è rimasto in Palestina, suonano le campane. Oggi è festa, perché tacciono le armi, ma suonano a morte.
La guerra è stupida perché inutile ed è un oltraggio all’umanità.
Stelio W. Venceslai