
IL POPOLO
Fondato nel 1923 da Giuseppe Donati

Non vorrei aver ingenerato degli equivoci, nella mia ultima nota, lamentando la bassissima qualità del dibattito politico italiano in occasione di queste elezioni europee. Certo, se mandiamo al Parlamento ignoranti o sprovveduti oppure gente dal cervello fino ma che poi tornerà a casa a fare politica, francamente, non dobbiamo aspettarci grandi risultati. Però, dobbiamo votare per un’infinità di ragioni. Ne ricorderò solo tre, che mi sembrano sufficienti.
Tra qualche giorno si andrà a votare per il rinnovo del Parlamento europeo. Da più parti si prevede una maggioranza di centro-destra rispetto alla coalizione attuale. Si pronosticano grandi cambiamenti, indefiniti ma comunque trionfalistici per chi vincerà. Pur trattandosi di elezioni europee, almeno in Italia, si guarda alle possibili conseguenze di queste elezioni sugli schieramenti politici interni e, infatti, nei comizi elettorali, nelle interviste e nei talk-show di tutto si parla, a proposito e a sproposito, tranne che di temi europei.
A poco meno di una settimana dalle consultazioni elettorali per il rinnovo del Parlamento europeo del prossimo 8-9 giugno, la domanda su quale sarà il destino dell’Unione europea ripropone, al di là del fondamentale esercizio di democrazia dei Popoli europei, tanto più significativo in quanto collocato in una contingenza storica e strategica che non pare esagerato definire epocale, la questione fondamentale se l’Unione possa ancora oggi, e per il tempo a venire, pretendere di incarnare lo spirito europeo, la forma spirituale dell’Europa, e manifestare con coerenza la vocazione ad essere un laboratorio perenne in cui le sfide presenti e quelle del futuro siano affrontate con attitudine al discernimento congiunta a coraggio e memoria del passato.
Le elezioni europee dell’8 e 9 giugno hanno, quest’anno una valenza del tutto speciale. Due guerre crudeli si combatto alle porte dell’Europa e la loro escalation potrebbe avere conseguenze imprevedibili e mondiali. Avremo giorni di pace? Sarà possibile una società più giusta? Sapremo costruire un’Europa dove sia desiderabile abitare e vivere insieme? Andando a votare l’8 e il 9 giugno noi diremo: sì, sarà possibile, perché ciascuno di noi, secondo le proprie responsabilità, competenze e ruoli metterà mano adesso all’impresa di rendere il mondo un vero luogo di pace!
La Corte d'Appello di Roma - seconda sezione civile - ha rigettato l’appello proposto da Raffaele Cerenza e Franco De Simoni avverso la sentenza 10654/2022 emessa dal Tribunale Civile di Roma, in composizione monocratica, il 4.7.2022. Finalmente si è fatta chiarezza che mette la parola fine, ci auguriamo, alle tesi di coloro che avevano contestato la validità delle conclusioni del XIX Congresso nazionale del 2017, favorendo la nascita di altri soggetti destinati solo a fomentare ulteriori divisioni di una diaspora suicida. Le procedure, lo svolgimento e le conclusioni raggiunte in quel Congresso sono state giudicate valide sia sotto il profilo statutario che su quello giuridico più generale. Continuiamo la nostra iniziativa politica tesa a ricomporre l’unità di tutti i democratici cristiani e i popolari che credono negli ideali dei Liberi e Forti. In allegato il testo integrale della sentenza.
L'ex presidente del Consiglio Nazionale della DC, sen. Renzo Gubert, in merito alla sentenza allegata osserva: "La sentenza rigetta la richiesta di un provvedimento di urgenza relativo a nome e simbolo DC da parte dell'entità pressoché fittizia messa in campo da Luciani. Il motivo da sè solo decisivo mi pare sia da rinvenire nella trascorrenza dei termini per l'adozione di un provvedimento di urgenza. Nella parte finale c'è una disquisizione che potrebbbe concludere con l'affermazione che la DC si era spaccata in tre tronconi, uno a sinistra con i Cristiano Sociali, uno a destra con il CCD e uno al centro col PPI, per cui nessuno dei tre avrebbe l'esclusiva di rappresentare la DC storica. Il ragionamento mi pare non tenga. Infine, il giudice nelle riflessioni finali, non pertinenti all'oggetto della sentenza, offre un quadro improprio delle vicende della Democrazia Cristiana.
Che nell’Italia repubblicana del 2024 una senatrice della Repubblica, insigne per storia ed età, si senta minacciata perché di origine ebrea è una cosa terribilmente seria. Dovrebbe far riflettere sulla deriva assurda cui ci sta portando il conflitto palestinese. I vari movimenti universitari e studenteschi, in Italia, in Europa, nel mondo, sono tutti schierati contro Israele in favore dei Palestinesi. Sarebbe troppo semplice dire: non sanno quel che dicono, ma qualche dubbio mi viene. A sentir loro, Israele è di destra, anzi fascista (l’anima di Himmler si rivolterebbe nella tomba), uno Stato oppressore e assassino.
È ormai costume del quotidiano Avvenire svalutare l’impegno di laici credenti che intendono riattivare la Democrazia Cristiana. Ma forse non si tratta solo di Avvenire. Infatti, la cronaca riferisce di un incontro di aggregazioni laicali, che si incontreranno a Trieste nel prossimo mese di luglio, in preparazione della 50.ma Settimana Sociale. Stando a quanto scrive l’inviato di Avvenire Marco Iasevoli è replicata la medesima svalutazione. Se Avvenire non amplificasse giudizi unilaterali, forse anche gli esponenti delle aggregazioni laicali che si preparano all'importante appuntamento della 50.ma Settimana sociale potrebbero rivedere le loro posizioni.
La preparazione alle elezioni europee procede, in Italia, con i consueti ammiccamenti sul tavolo dei concorrenti. Ognuno guarda nel piatto dell’altro. Si presenta o non si presenta? Tutti, in primis, hanno risposto di no. Chi si presenta alle elezioni, se eletto, dovrebbe andare a votare e a lavorare al Parlamento di Strasburgo. Bella città, piena di storia, con buona cucina francese, crocevia d’Europa, vetrina dei Ventisette, però… Tutte belle storie, ma l’Italia è l’Italia e io sto a casa mia. Ci saranno pure i miei avversari politici, ma chi se ne frega! Pasta e pizza: minimo comun denominatore, il vero collante politico.
Nel celebrare il 25 aprile, festa della liberazione da un ventennale regime totalitario che non si fece scrupoli nel sopprimere totalmente ogni forma di libertà e di democrazia, portando l’Italia attraverso la sciagurata alleanza con il terzo Reich di Hitler dentro la devastante seconda guerra mondiale, nel cui cruento epilogo, mentre la corona e il governo legittimo abbandonavano Roma, tanti italiani, cattolici, liberali, azionisti, repubblicani, socialisti, comunisti, tante donne, giovani ed anziani, furono costretti ad una coraggiosa resistenza, con lotte, talora, fratricide, per liberare il paese dalla prepotente e brutale occupazione dei territori da parte delle truppe naziste e delle milizie fasciste della repubblica di Salò.