Il 1948 è passato alla storia per due ragioni:
- è stato l’anno delle prime elezioni politiche in Italiadopo l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana.
- ha rappresentano un unicumnella storia delle consultazioni elettorali italiane per numero di votanti, pari al 92%degli aventi diritto.
A fronteggiarsi, furono due modelli opposti di governo: da una parte la Democrazia Cristiana del Primo Ministro uscente Alcide De Gasperi, dall’altra il Fronte Democratico Popolare, comprendente il Partito Comunista di Palmiro Togliatti e il Partito Socialista di Pietro Nenni.
La posta in gioco fu è alta: il voto degli italiani stabilì non solo a quale forza politica affidare il governo nella I legislatura repubblicana. Il 18 aprile 1948, il popolo sovrano fu chiamato ad una inequivocabile “scelta di campo” tra le collocazioni internazionali, che significavano due antitetiche “visioni del mondo”, due diversi modi di vivere l’economia, la libertà, la stessa democrazia. O l’Oriente comunista egemonizzato dall’Unione Sovietica ancora saldamente sotto il “regno” di Stalin, oppure l’Occidente delle democrazie liberali europee e guidato dalla potenza uscita vincitrice dalla Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti d’America.
Di mezzo c’era anche il problema dell’adesione al Piano Marshall che comportava nei fatti l’appartenenza allo schieramento occidentale, tanto che il 20 marzo l’amministrazione americana fece sapere che la vittoria di forze ostili agli Usa sarebbe stata considerata come una rinuncia ai finanziamenti del Piano, peraltro duramente contestato da Stalin in quanto strumento di sottomissione all’imperialismo yankee.
In Italia, la campagna elettorale si tiene a tutto campo. Il rischio che la Sinistra potesse affermarsi alle urne spinse anche la Chiesa cattolica ad intervenire. Papa Pio XII promosse la creazione dei Comitati Civici guidati da Luigi Gedda, i quali risultano fondamentali per la mobilitazione delle masse cattoliche in ogni diocesi del Paese. Grande impressione fece la minaccia della Cavalleria cosacca impegnata ad abbeverare i cavalli nelle fontane di Piazza San Pietro.
Il responso delle urne fu dirompente: la Democrazia Cristiana ottenne la maggioranza relativa dei voti, il 48,5%, e quella assoluta dei seggi, ben 305 alla Camera dei Deputati.
Il Fronte Democratico si fermò al 31% conquistando 183 seggi.
Le sinistre scontarono anche la spaccatura interna ai socialisti, consumatasi l’anno prima con la scissione di Palazzo Barberini e la nascita del Partito Social Democratico di Giuseppe Saragat.
La DC vide raddoppiare i suoi voti rispetto a due anni prima, quando si era votato per l’Assemblea Costituente. Con la maggioranza assoluta, De Gasperi, pur avendo i numeri per governare da solo, preferì avvalersi dell’appoggio di socialdemocratici, liberali e repubblicani per rinforzare l’azione dell’esecutivo – anche perché al Senato dipendeva ancora dai voti degli oltre 100 senatori “di diritto”, in basa alla III disposizione transitoria della nuova Costituzione.
Allo straordinario successo del 18 aprile, mai più ripetuto, ottenuto dal partito di De Gasperi e da un gruppo dirigente formato da ex-popolari e, in buona parte, da giovani leader (Dossetti, La Pira, Moro, Fanfani e vari altri) contribuirono molti fattori: l’impegno anticomunista delle Associazioni cattoliche, specie dei Comitati Civici diretti da Luigi Gedda, alimentato dalla grave situazione che pativano le Chiese dell’Est europeo e dalla notizia del colpo di stato comunista in Cecoslovacchia,
A seguito del 18 aprile e con l’elezione di Luigi Einaudi come primo Presidente della Repubblica, il 12 maggio, il Governo De Gasperi V si insediò con pieni poteri.
Iniziò un’epoca di centralità nella politica italiana che sarebbe durata per il successivo mezzo secolo e dall’opposizione social-comunista.
In quel 18 aprile 1948 Luigi Sturzo, all’unisono con De Gasperi, rilevò con lucidità che la Democrazia cristiana «non ha vinto per sé, ha vinto per l’Italia, ha vinto per l’Europa, ha vinto anche per il continente occidentale