Al mio editoriale pubblicato su www.ilpopolo.cloud : Il nostro ruolo in una fase delicatissima della vita politica italiana, un caro amico DC polesano, il prof. Roberto Berveglieri, ha replicato con questa nota: Caro Ettore ti ho già detto che sei un animo generoso, ma purtroppo c’è un proverbio ferrarese che dovresti conoscere: "Cal sumar quando l’ha impara ad lassar lì ad magnar l'è mort (quel somaro quando ha imparato a smettere di mangiare, è morto). Voglio dirti che bisogna abbandonare l’idea di chiamare i soliti noti. Basta, bisogna partire dal basso, una "Camaldoli nuova con gente nuova, e penso anche un altro luogo simile, a presto, ciao”.
Una riflessione amichevole e franca che fa il paio con quella di un altro dirigente già della DC di Cremona, il Dr Giampiero Comolli, il quale scrive: “Caro Ettore grazie ancora per gli sforzi, la passione, la costanza e la proposizione lucida e corretta di tutti i tuoi recenti interventi che messi in ordine temporale confermano anche una linearità di pensiero politico morale-sociale sostanziale e formale. Cacciari ha ragione: dovremmo come cattolici prenderne atto al 100% soprattutto in termini di operatività e scelte politiche chiare nette. La DC non si rifonda più. Lo sparpagliato individualismo, senza una barra dritta da 30 anni è la prova inattaccabile. Camaldoli2022 deve riproporre una figura politica senza pregiudiziali, senza citare destra e sinistra, mettere insieme non a parole ma con progetti sociale e morale, terzo settore e finanza, economia e servizi alla persona soprattutto laici, guardare ai giovani e non a qualche cariatide egoista solitaria pronta all’inchino. Questa non è progetto politico: dobbiamo sposare una formula laica-etica di concrete proposte ordinarie quotidiane diffuse che elimini tutte le disuguaglianze concrete non morali. La costituzione ha bisogno di adeguamenti come la legge elettorale, come le regole in parlamento. Come il partigianato non può essere appannaggio solo di una parte politica e di 40enni neanche figli e nipoti di veri partigiani! Dopo 70 anni alcuni cambi pesanti sono un segnale e progetto politico vero! Oggi lavoro, reddito, casa, salute, scuola, ambiente, economia reale ...devono essere gli altri punti solidi. Tutto il resto sono dibattiti di folclore e di salottieri inutili che allontanano dalla politica sana e vera. Non voglio negare la DC assolutamente, ma oggi solo la sua sigla fa venire a molti la scarlattina! Sbagliato certamente, ma se vuoi fare politica devi saperti anche proporre e adeguare modus per modi. Un abbraccio grande grande e ....sperem!”
Credo si debba partire da queste indicazioni anche critiche, che si dovranno approfondire ancor meglio dopo i risultati delle prossime elezioni politiche.
E’ evidente che, da alcuni amici da sempre vicini alle nostre posizioni, emerga una sfiducia generalizzata sulle conseguenze delle nostre insufficienze e responsabilità culminate nel rifiuto di Carlo Calenda, ertosi a rappresentante del nuovo azionismo italico, al riconoscimento del nostro simbolo e di nostre candidature nelle liste del terzo polo.
Un rifiuto che, seppur ci lascia piena libertà di voto, non per questo deve farci deflettere dalla decisione assunta unanimemente nella direzione nazionale del 9 agosto scorso, per un voto al centro, alternativo alla destra nazionalista e populista e distinto e distante dalla sinistra senza identità.
Crediamo, infatti, che la nostra prospettiva strategica rimanga quella di concorrere alla costruzione del centro politico nuovo della politica italiana, nel quale il ruolo degli amici DC, della Federazione Popolare DC, di Insieme e delle numerose associazioni, movimenti e gruppi di area cattolico democratica e cristiano sociale che condividono tale obiettivo sia ben rappresentato.
Avevo indicato come strumento operativo urgente la creazione di un Comitato dei popolari per la difesa della repubblica parlamentare, l’introduzione della legge elettorale proporzionale con preferenze, e l’applicazione rigida dell’art.49 nella vita interna di tutti i partiti che intendo concorrere alla politica italiana.
Mi si osserva, giustamente, che chi ha sbagliato o si è rivelato insufficiente in questa lunga fase della nostra Demodissea, si debba fare da parte per far posto a una nuova classe dirigente. Come non condividere tale giudizio, specie da chi come me, verso la soglia degli ottanta, da tanto tempo sostiene con l’aforisma volterriano che: “compito di quelli della nostra età dovrebbe essere solo quello di dare dei buoni consigli, considerato che non siamo nemmeno più in grado di offrire dei cattivi esempi”.
Non mancano iniziative, come quelle avviate dagli amici Gargani, Pomicino e Giuseppe De Mita in Campania, dell’avvio dell’esperienza dell’associazione dei Popolari italiani. Essa, se ho ben inteso, si propone di dar vita a partiti regionali nella comune condivisione dei valori popolari e democratico cristiani, con ampia autonomia territoriale.
Partiti da far sorgere in ogni realtà regionale italiana per poi ritrovarsi insieme a livello nazionale. Partire dalla base è un buon segno, ma allora, se proprio si intende favorire la nascita di una rinnovata classe dirigente, tanto vale partire dai livelli comunali e su per li rami provinciali e regionale decidere i nuovi responsabili del partito che si intende costruire.
Torna utile, io credo, la mia vecchia idea di comitati civico popolari locali, di ampia partecipazione democratica, nei quali potrebbero ritrovarsi le diverse e articolate espressioni dell’area cattolico democratica e cristiano sociale, aperti alla partecipazione di quanti dell’area democratica liberale e riformista condividono il progetto della costruzione di un centro politico come su descritto.
E’ evidente che, nonostante il doloroso e inaccettabile rifiuto calendiano, si dovranno riprendere i rapporti con gli amici del terzo polo, soprattutto con quelli della componente renziana, considerato che è da quell’area che si potranno avere alcuni interlocutori politici a livello istituzionale parlamentare dopo il voto del 25 settembre prossimo, insieme a quegli amici ex DC schierati nettamente a sostegno dell’esperienza di governo Draghi.
Condividere alcune regole nell’avvio di questi comitato civico popolari sarebbe opportuno pur nell’autonoma responsabilità propria di ciascuna realtà locale.
Ettore Bonalberti