Si stanno avvicinando le elezioni europee ed è indispensabile che anche il nostro territorio alzi l’asticella della proposta politica per non essere assorbito in un contesto in cui giochiamo solo un ruolo da comprimari.

La terra di De Gasperi non può assecondare una deriva anti europeista o anti federalista, ma deve porsi come interlocutore e promotore di iniziative che invece rafforzino ancora e sempre di più il percorso di integrazione europea. Il tema è prettamente politico in quanto la spinta populista attuale è diretta verso un parte ben precisa dell’emisfero europeo che è quella della destra e ultradestra sovranista e antieuropeista e in questo preciso contesto è auspicabile che le forze democratiche e moderate si rafforzino per consolidare la leadership popolare e centrista.

Il problema sono le forze in campo a livello nazionale che faticano, e non si sforzano nemmeno, a costruire progetti che vadano oltre ai singoli personalismi di leader egoisti e monomandatari nei confronti invece di una costruzione di un vero progetto politico sulla scia dell’EPP europeo (Partito Popolare Europeo).

Questo sarebbe inoltre l’unico modo per agire anche nei confronti delle politiche europee perché se non si ha peso e rappresentatività, si subiscono scelte che invece dovrebbero tenere conto delle specificità dei vari territori. Infatti non si può nascondere uno scontento su iniziative europee che spesso giungono a noi solo al termine del processo legislativo e senza una corretta comprensione di tutte le motivazione che vi sono a monte percependole quindi inique ed ingiuste.

La rappresentanza politica in Europa serve anche a questo, a veicolare maggiormente le informazioni rendendo il territorio consapevole e collaborativo. Non si deve abbandonare la spinta su politiche di alto respiro come ad esempio la tematica ambientale legata al clima infatti le elezioni europee saranno un momento chiave per il futuro del Green Deal europeo e per le politiche climatiche dell’Unione in un quadro strategico per il raggiungimento degli obiettivi al 2030, necessari per scongiurare gli effetti più dannosi del cambiamento climatico.

Si comprende quanto strategico sia il ruolo degli stati membri in questo contesto, e non bisogna abdicare al ruolo di costruttori di un’Europa unita, soprattutto condividendo progetti e condividendo consapevolmente parte della propria sovranità convinti che è l’unica strada per costruire futuro.

La chiusura, l’autarchia, l’isolazionismo sono tutte esperienze che si sono dimostrate essere delle risposte incapaci di creare sviluppo, crescita e progresso. A livello Trentino la nostra specificità e la nostra autonomia devono essere esempi in Europa per dimostrare che qualsiasi piccolo territorio in un contesto globale può dare il proprio contributo non solo in termini economici ma soprattutto esperienziali, culturali e socio economici.

Il lavoro sull’Euregio è certamente una spinta positiva e condivisibile ma non deve rimanere una scatola vuota, deve essere un ulteriore strumento di rappresentatività, confronto e sviluppo di politiche condivise. L’auspicio che posso avere è che le forze politiche trentine che credono in una vera Europa dei popoli e delle autonomie non abdichino al loro ruolo rassegnati che sia troppo tardi o che non ci siano spazi, ma che si convincano che bisogna lavorare in quella direzione per il bene anche del nostro territorio. Avere donne e uomini a disposizione per questo progetto è anche l’unica salvaguardia alla deriva populista e demagogica che invade le nostre case veicolata dai mezzi di comunicazione.

Le idee ci sono, gli ideali pure manca il contenitore giusto che permetta di ricostruire anche in Italia e in Trentino un percorso Popolare ed Europeo, e purtroppo questo non è nemmeno la semplice somma algebrica delle piccole esperienze dell’universo popolare italiano. L’habitat è ampio, manca la miccia che sappia riaccendere gli animi di un popolo distaccato e disilluso.

Enrico Galvan*

 

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* Enrico Galvan

dottore in Scienze Politiche e Sociali

Nato a Trento nel 1975. Vive a Borgo Valsugana la  moglie Mara e il figlio Massimo. Dal 2005 al 2009 consigliere nel Consiglio Comunale di Borgo Valsugana nonché Presidente della commissione Culturale e Sociale. Dal 2009 al 2015 Assessore alla Cultura, Commercio, Turismo, Centro storico e Viabilità con l’incarico di portavoce del Sistema Culturale Valsugana Orientale. Dal 2015 al 2019 ha svolto il ruolo di Vicesindaco con varie competenze importanti. Dal 2019 Sindaco di Borgo Valsugana.