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Ciò che sta avvenendo nel nostro Paese configura una sempre più forte “orbanizzazione” del sistema politico istituzionale. Il triplice patto di maggioranza: premierato alla destra meloniana, autonomia differenziata alla Lega e riforma della magistratura, secondo l’antica aspirazione berlusconiana a Forza Italia, determinerà uno stravolgimento della Costituzione della Repubblica.

Forti di una maggioranza parlamentare derivata da una legge assurda e che, in ogni caso, rappresenta meno della metà dell’elettorato italiano, Giorgia Meloni è pronta a pagare i debiti contratti con i partiti alleati, ponendo se non in primis, alla pari, la sua “deforma costituzionale”.

Il premierato nel suo progetto costituisce un ircocervo assoluto nel panorama istituzionale internazionale, destinato a scardinare l’equilibrio dei poteri sin qui garantiti dalla Carta repubblicana. Non avrà i 2/3 dei voti necessari per farla passare in parlamento e dovrà ricorrere al referendum che fu la ghigliottina politica di Matteo Renzi. In alternativa a questo progetto confuso e pericoloso gli amici di Iniziativa Popolare stanno proponendo l’idea di un cancellierato italiano, che potrebbe incontrare il sostegno di una maggioranza qualificata parlamentare per essere adottato.

Trattasi di proporre per l’Italia un modello istituzionale simile a quello tedesco, di un Paese, cioè, la cui storia politica si é sviluppata secondo tempi e modi assai simili a quelli vissuti dall’Italia. Un modello in cui il Parlamento è eletto con il sistema elettorale proporzionale con sbarramento e viene introdotto l’istituto della sfiducia costruttiva, per cui un governo eletto non può essere sostituito se non in presenza di una maggioranza parlamentare alternativa.

Resta sempre da rendere concretamente applicato l’art.49 della Costituzione sulla democrazia interna dei partiti, premessa indispensabile per una partecipazione democratica effettiva dei cittadini alla vita del Paese. Altrettanto complesse e divisive sono le altre due riforme, dell’autonomia differenziata e della magistratura, destinate a creare una frattura profonda nel Paese e nei corpi fondamentali della Repubblica.

Tutto ciò in una situazione economico sociale di tipo anomico, nella quale prevalgono fortissime disuguaglianze e un impoverimento di fasce sempre più vaste della popolazione, aggravate dal permanere di un’ingiustizia fiscale non più tollerabile, con oltre il 90% dell’IRPEF a carico dei lavoratori dipendenti e i pensionati con prelievi automatici alla fonte, e le altre categorie senza sostituto d’imposta, solleticate dai provvedimenti continui del governo a favore di evasori e furbetti del quartiere, che perpetuano quest’ingiustizia.

In tale quadro, nel quale non va dimenticato quanto sta accadendo sul piano europeo e internazionale con le pesanti conseguenze sulle politiche economiche e finanziarie dell’Italia, lo stravolgimento istituzionale programmato dal governo si accompagna a quel tentativo di controllo autoritario dell’informazione a partire dalla RAI con l’aiuto di Mediaset, sempre attenta a tutelare i propri interessi, e delle testate giornalistiche amiche. Lo sciopero odierno proclamato dai giornalisti USIGRAI e l’immediato avvio di un “sindacato giallo” simile a quello che negli anni ’50-60 faceva il gioco della Fiat contro CGIL,CISL e UIL, ne è la drammatica testimonianza.

Credo sarebbe da stolti sottovalutare ciò che sta accadendo nel nostro Paese e penso che sarebbe necessario attivare senza rinvio un comitato unitario per la difesa della Costituzione con tutte le forze politiche, culturali e sociali che si riconoscono nella Carta fondamentale e nella sua ispirazione antifascista. Quella connotazione essenziale che i componenti di questo governo, formato da eredi almirantiani, da leghisti eterodossi del pensiero bossiano, e dal partito berlusconiano ridotto al ruolo di riserva della maggioranza con obliquo ricordo del Cavaliere, si rifiutano di dichiarare esplicitamente.

Mi auguro che questo appello possa partire da tutti gli amici e da tutte le formazioni che, a diverso titolo, si rifanno alla storia politica del cattolicesimo italiano; quella dei cattolici democratici, dei liberali e dei cristiano sociali, per i quali tutti, al di là delle diverse valutazioni che pure caratterizzarono la loro storia dentro e fuori della DC, ebbero sempre chiara la convinzione sturziana, degasperiana e morotea, di far parte di un progetto politico democratico , popolare e antifascista.

Ettore Bonalberti