IL POPOLO

Editoriali

Più il tempo passa, meno ne capisco anche se tutti dottamente ne parlano, discutono e polemizzano in materia. Secondo me, l’idea parte da un presupposto sbagliato e, cioè, che ci siano migranti regolari e irregolari. La distinzione è chiara ma i risultati sono analoghi. È gente comunque arrivata in Italia. I regolari non sono una novità. Hanno i documenti a posto, forse hanno pure un contratto di lavoro. Quindi, almeno in teoria, non sono un problema. Ragionamenti forbiti, polemiche pretestuose e sentenze inquietanti non aiutano né a capire né a risolvere un problema che è e che resta così drammatico e per il quale siamo ancora del tutto impreparati.
Al voto politico del 2022 gli elettori di area cattolica si sono divisi tra quanti hanno sostenuto la coalizione di destra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia), quelli che hanno continuato a sostenere la sinistra (PD et similia), pochi nelle residue formazioni di centro, mentre una componente significativa si è rifugiata nel non voto.
Grande è lo scarto nella descrizione della politica tra la propaganda, “attività di disseminazione di idee e informazioni con lo scopo di indurre a specifici atteggiamenti e azioni” e quella che Machiavelli indicava come “ la verità effettuale”, ossia la descrizione realistica e non distorta degli atti e dei fatti. Ogni detentore del potere se, da un lato, tende o dovrebbe tendere a considerare la verità effettuale come base del suo agire politico, dall’altro, è spesso portato a utilizzare la propaganda per meglio sostenere il suo potere.
E così anche Sinwar se ne è andato. Chi era Yahya Sinwar? Uno dei capi di Hamas, forse l’ultimo. A detta degli Israeliani, che se ne intendono, uno dei più pericolosi. È morto intrappolato in un edificio, a Gaza, da dove stava uscendo. Il bello, si fa per dire, ma non c’è niente di bello in tutta questa storia, è che non l’hanno scovato reparti specializzati nella caccia all’uomo, ma dei soldati arruolati da poco, non certo una compagnia d’élite.
Tra i reduci della diaspora democristiana condividiamo l’idea che la cultura del popolarismo rappresenti una delle risposte politico culturali più efficaci nell’attuale situazione interna e internazionale. Condividiamo, inoltre, la necessità di superare la lunga stagione delle nostre divisioni suicide dopo la fine della Democrazia Cristiana.
Piovono missili su Israele. Stavolta non vengono né da Gaza né dal Libano né dallo Yemen. Vengono direttamente da Teheran, come l’altra volta. Finalmente, il Grande Prete si è mosso. Ha gridato allo scandalo, ha minacciato, ha giurato vendetta. Ecco fatto, e il mondo trema. Dove finiremo con questa nuova escalation? Niente paura: i missili dell’Iran sono strani. Non fanno distruzioni e non fanno neppure stragi. Non sono come quelli israeliani. L’altra volta rimase ferita una ragazzina da una scheggia ed ora è fuori ospedale. Stavolta c’è stato solo un morto, vedi caso, ed era un palestinese. Sono missili fasulli.
Da molte parti si tenta di costruire il centro nuovo della politica italiana. Iniziative encomiabili che cozzano contro la dura realtà di una legge elettorale di tipo maggioritario che, dal mattarellum in poi (porcellum, rosatellum), costringe partiti ed elettori a scegliere: a destra o a sinistra. Per i primi, i partiti, considerato che per i parlamentari è molto più semplice e gratuito ridursi al ruolo di pecore al guinzaglio del capo pastore di partito, senza obblighi di ricerca e mantenimento del consenso tra gli elettori; per i secondi, gli elettori, spinti da pulsioni di tipo ideologico o ridotti al ruolo di renitenti al voto.
Per quasi tredici anni mi sono illuso di poter dare pratica attuazione alla sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010 secondo cui la DC non è mai stata giuridicamente sciolta, contribuendo all’elezione di Gianni Fontana prima e di Renato Grassi poi, alla segreteria nazionale del partito, grazie all’auto convocazione del consiglio nazionale storico. E’ prevalsa la logica della diaspora, col triste risultato di contare una decina di sedicenti democrazie cristiane tutte impegnate a farsi la guerra nei media e in tribunale.
Piove. In autunno oppure all’inizio dell’inverno non è un fatto strano. Piove. Non dipende da nessuno. È un fenomeno naturale. Anzi, talvolta, l’invochiamo noi la pioggia. È utile, bagna la terra, aiuta le piante a crescere, rafforza i bacini e i laghi, ingrossa i fiumi, pulisce l’aria e rinfresca, dopo la calura dell’estate. Piove, ma per noi non è un miracolo naturale, è un disastro. Quando non piove, c’è la siccità. Quando piove, c’è l’alluvione. Non c’è via di mezzo. O morti di caldo o morti affogati. Come l’uomo preistorico, mica è cambiato molto, attonito e impreparato davanti alle catastrofi naturali che, tra l’altro, oggi sono pure prevedibili.
I grandi uomini finiscono sempre in galera, magari per poco. Toccò a Mazzini, toccò a Stalin, toccò a Pertini, toccò a Guareschi, forse toccherà a Salvini, ma questo non ne farà un grande uomo. La requisitoria del giudice di Palermo che ha chiesto sei anni di detenzione per Salvini per vari motivi, tra i quali preminente l’aver bloccato i profughi sulla nave della Open Arms per decine di giorni, è un fatto sul quale non mi pronuncio. Dovrei conoscere gli atti del processo.