Da molte parti si tenta di costruire il centro nuovo della politica italiana. Iniziative encomiabili che cozzano contro la dura realtà di una legge elettorale di tipo maggioritario che, dal mattarellum in poi (porcellum, rosatellum), costringe partiti ed elettori a scegliere: a destra o a sinistra. Per i primi, i partiti, considerato che per i parlamentari è molto più semplice e gratuito ridursi al ruolo di pecore al guinzaglio del capo pastore di partito, senza obblighi di ricerca e mantenimento del consenso tra gli elettori; per i secondi, gli elettori, spinti da pulsioni di tipo ideologico o ridotti al ruolo di renitenti al voto. E’, dunque evidente, che per chi fosse interessato alla ricomposizione del nuovo centro della politica italiana, la prima condizione necessaria è il ritorno alla legge elettorale di tipo proporzionale con preferenze.
E ‘quanto con grande impegno hanno pensato gli amici del Comitato referendario per la rappresentanza, tra i quali uno dei più illustri esponenti, è l’ex senatore liberale Enzo Palumbo. Due iniziative importanti sono state assunte dal comitato: la richiesta di referendum per la modifica dell’attuale legge elettorale e quella per la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare concernente proprio il ritorno alla legge elettorale proporzionale.
Se per gli altri referendum attualmente in corso d’opera ( autonomia differenziata, cittadinanza, premierato, magistratura) sono ampie, seppur differenziate le componenti sociali e politico culturali a sostegno, la richiesta di referendum per la modifica dell’attuale legge elettorale non ha trovato alcun sostegno da partiti e/o sindacati, tantomeno dai media, col triste risultato che non si è potuto raggiungere la soglia delle 500.000 firme necessarie per sottoporre la richiesta alla corte costituzionale, e, semmai, la stessa verrà rifatta il prossimo anno.
Diversa la situazione per la richiesta di una legge di iniziativa popolare per l’adozione del sistema proporzionale, considerato che in questo caso, la Costituzione prevede la raccolta di almeno 50.000 firme e non 500.000. Un obiettivo che, grazie alla nuova piattaforma per la firma digitale, può essere raggiunta, con assai meno impegno organizzativo e finanziario rispetto al sistema tradizionale di firme certificate ai banchetti per il quale, finiti i partiti dei militanti, come nel caso del referendum per l’autonomia differenziata, solo la discesa in campo in grande stile della CGIL, sta assicurando un esito clamoroso, avendo già raggiunto e superato la soglia di oltre 1.200.000 firme tra quelle digitali e certificate ad personam.
Se, nel caso della richiesta del referendum per la modifica dell’attuale legge elettorale, si è verificata la sostanziale convergenza di tutti gli attuali partiti presenti in parlamento nella difesa di una legge che permette ai capi di poter decidere ad assoluta discrezione la lista dei “ nominati” fedelissimi da garantirsi in parlamento, per questa della legge di iniziativa popolare, è in ballo la nostra volontà e impegno a mobilitare tutti gli amici ex DC e Popolari che credono nella necessità di ricomporre un centro forte della politica italiana, alternativo alla destra nazionalista e sovranista e distinto e distante dalla sinistra, a sostegno della proposta degli amici del comitato referendario per la rappresentanza.
Stavolta non si tratta di organizzare banchetti, metodo per noi vecchi DC non pentiti lontano dalle nostre abitudini ed esperienze, ma di mobilitare tutti gli amici a firmare digitalmente on line la proposta. Soluzione molto semplice e facile: cliccare su: https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open
il link per la legge di iniziativa popolare è a pagina 4 e basterà apporre la propria firma, seguendo le indicazioni inserite nel link. Non possiamo sbagliare e l’obiettivo delle 50.000 firme non è più impossibile, se solo attiviamo gli amici presenti nelle diverse realtà territoriali ( comunali, provinciali e regionali) sollecitandoli a firmare. Buona promozione e avanti sempre da Liberi e Forti.
Ettore Bonalberti