IL POPOLO

Editoriali

Quando nel panorama dell’informazione, si affaccia una nuova testata giornalistica c'è sempre da plaudire per l'arricchimento che porta nella miglior conoscenza di fatti eventi e questioni. Se poi la testata è politica e segna la rimessa in cammino del giornale che fu l’organo di partito della Democrazia Cristiana, allora la sfida che ci si accinge ad intraprendere e l’impegno ad un servizio che si traduca per il paese in contributo fattivo ad una ridefinizione armoniosa dei diversi ambiti della società, diviene ancora più impegnativa.
Dotati di capacità di meditazione e d’attesa, era improbabile che i leader politici del passato cedessero alla vanagloria o che, in preda all’emotività, ponessero la suggestione al posto dell’intelligenza; essi sapevano che la politica è anche l’arte di osservare e dunque di ragionare su quanto osservato.
Era il 19 agosto 1954 quando, nelle prime ore dell’alba, moriva nella sua casa di Sella in Valsugana Alcide De Gasperi. La visione politica di De Gasperi è stata tutta radicata su un principio fondamentale che è la fede; la fede religiosa e la fede nella democrazia. Questo credo ha attraversato tutta la vicenda dello Statista trentino nella sfera personale come in quella pubblica ed è stata talmente forte da non vacillare nemmeno nei momenti più critici. La fermezza con cui De Gasperi è rimasto fedele al compito, che egli ritenne essenziale, di guidare, dopo l’esperienza dei totalitarismi, l’evoluzione democratica del Paese, è testimoniata dalla costante consapevolezza di non doversi piegare a nessun tipo di pressioni.