Grande è lo scarto nella descrizione della politica tra la propaganda, “attività di disseminazione di idee e informazioni con lo scopo di indurre a specifici atteggiamenti e azioni” (1) e quella che Machiavelli indicava come “ la verità effettuale”, ossia la descrizione realistica e non distorta degli atti e dei fatti. Ogni detentore del potere se, da un lato, tende o dovrebbe tendere a considerare la verità effettuale come base del suo agire politico, dall’altro, è spesso portato a utilizzare la propaganda per meglio sostenere il suo potere. E’ accaduto per tutti i governi e accade sistematicamente anche per il governo della destra italiana, titolare del sistema prevalente pubblico e privato delle TV, capace di diffondere quotidianamente la sua voce, con Tele Meloni e le tre reti dell’impero Mediaset, con la sola La 7, impegnata a svolgere il ruolo dell’unica voce critica del sistema televisivo nazionale. Anche il vasto apparato dei giornali si divide sulla base dei diversi interessi editoriali, guidati dal pensiero ideologico, ossia socialmente condizionato, che primeggia su quello critico, a destra come a sinistra, dei diversi schieramenti giornalistici.

Questa forte divaricazione, tra una rappresentazione deformata e la realtà effettuale, ha assunto forme e toni particolarmente evidenti nella descrizione dei provvedimenti del governo inerenti al prossimo bilancio dello Stato nella sua proiezione triennale. Se il governo, ad esempio, basandosi sul totale della spesa sanitaria può numericamente sostenere di avere raggiunto il massimo, l’opposizione ha buon gioco a dimostrare che il rapporto di detta spesa sul PIL è inferiore a quello dei precedenti governi e largamente al di sotto delle reali necessità del comparto, come evidenziato dalle reazioni immediate dei diversi settori e attori sanitari che gridano: “così andiamo allo sfascio del sistema sanitario nazionale”.

Lo stesso dicasi per i provvedimenti finanziari annunciati dal ministro Giorgetti nei quali quella che doveva essere una tassa sui profitti o extra profitti bancari, alla fine, è diventata una anticipazione di cassa, un prestito anticipato; ossia il risultato di un compromesso analogo a quello legiferato per il lavoro autonomo, favorito dall’ennesimo  concordato-condono, mentre ai lavoratori dipendenti e ai pensionati continua a funzionare la mannaia del sostituto d’imposta alla fonte, perpetrando un sistema di ingiustizia fiscale sempre meno tollerabile. E attendiamo le tabelle definitive del bilancio per poter capire il sacrificio richiesto a Comuni e Regioni, oltre a quelli già decisi per i ministeri (- 5%) per comprendere se e quanto si tradurrà in riduzione di servizi e prestazioni per i cittadini.

Contro la descrizione deformata della realtà recitata dal governo stanno emergendo le prime risposte della società, concretizzate dagli scioperi del sistema ferrotranviario allo sbando, della scuola, dei vigili del fuoco, dell’INPS e della PA, e dell’intero comparto metalmeccanico, che sta subendo una delle crisi più gravi della sua storia.

Si aggiungano i dati drammatici della povertà in Italia: oltre 2,2 milioni di famiglie e per la precisione 5,7 milioni di persone in stato di povertà assoluta. È la fotografia dell'Istat sulla povertà in Italia, con i dati aggiornati al 2023. Così è descritta la distribuzione della povertà nel nostro Paese: La geografia della povertà vede l'incidenza delle famiglie in povertà assoluta che si mantiene più alta nel Mezzogiorno (oltre 859mila famiglie, 10,2%,), seguita dal Nord-ovest (8,0%, 585mila famiglie) e Nord-est (7,9%, 413mila famiglie), mentre il Centro conferma i valori più bassi (6,7%, 360mila famiglie). Tra le famiglie povere il 38,7% risiede nel Sud (41,4% nel 2022) e il 45,0% al Nord (42,9% nel 2022). Il restante 16,2% nel Centro (15,6% nel 2022). Contro questi dati della “verità effettuale” non c’è propaganda che possa tenere, solo interpretazioni deformate dal pensiero socialmente condizionato può offuscare il pensiero critico indispensabile per la comprensione di ciò che sta accadendo in Italia.

Non meno grave è ciò che succede in politica estera se, solo dopo poche settimane, la nostra Presidente del consiglio per la seconda volta vien esclusa dalla riunione del “ quartetto di Berlino” sull’Ucraina. Continua, infatti, lo stop and go dei nostri alleati verso un governo che, ahinoi, ai loro occhi appare in tutta la sua ambiguità, diviso tra l’atlantismo della premier e il sostegno a Putin del suo vice, Salvini. Analogamente, se nell’ultima riunione UE, Giorgia Meloni si inorgoglisce per il suo bislacco modello albanese per combattere l’incontrollato flusso degli immigrati, in quanto applaudito da alcuni Stati sovranisti, deve subire il NO netto di Francia, Germania e Spagna, ampliando anche su questo tema il nostro isolamento in Europa.

Servirebbe preparare una seria alternativa al governo espressione della maggioranza della minoranza elettorale, e nella confusione che ancora pervade a sinistra, si attendono segnali dall’area vasta e, ahinoi, ancora frastagliata e divisa di ispirazione cattolico democratica, liberale e cristiano sociale. Qualche amico mi rimprovera per questo mio continuo refrain sul nuovo centro politico, ma credo che, nell’interesse dell’Italia, è proprio da lì che si dovrebbe ripartire, per evitare che il disagio sociale senza adeguata rappresentanza politica possa sfociare in qualcosa di meno controllato e/o controllabile.

 

Ettore Bonalberti

 

  • Harwood L. Childs, Propaganda, in Microsoft Encarta Encyclopedia 1998.