Giuseppe Alessi, giurista, politico, uomo di fede profonda e ideali costanti è stato uno dei fondatori della Autonomia Siciliana.

Nasce a San Cataldo (Caltanissetta) il 28 ottobre 1905, scompare nel luglio 2009 alla veneranda età di 103 anni.

Da studente prende parte ai fervidi movimenti giovanili. Il suo pensiero, in sintonia profonda con quello di Luigi Sturzo matura nell’Azione Cattolica e successivamente nel Partito Popolare Italiano.

Svolge una brillante attività forense e si dedica in maniera appassionata alla politica e nel 1947 è eletto all’unanimità , al suo nascere, primo Presidente della Regione Siciliana; è rieletto successivamente in altre tre legislature. Ricopre la carica di quarto Presidente  della Regione Siciliana .

Eletto Deputato prima alla Camera e poi Senatore, conclude la sua carriera istituzionale quale Presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani.

La nascita della Democrazia Cristiana

Il 10 luglio 1943 le truppe anglo-americane sbarcarono a Gela, nella Provincia di Caltanissetta, nello stesso giorno fece murare nel suo studio di Caltanissetta, in via Cavour 19, una targa: “Partito Democratico Cristiano”. L’avvocato Alessi,  fu infatti tra gli iniziatori della Democrazia Cristiana e tra i suoi principali organizzatori in Sicilia, nel ’43, quando, si racconta, venne addirittura fondata nel suo studio. 

In varie riunioni nei giorni successivi, insieme ad Aldisio, Cortese, Mattarella e Pecoraro fu redatto lo statuto provvisorio della Democrazia Cristiana.  Mussolini era ancora al governo.

Furono stabiliti i punti programmatici del nuovo Partito:

  • Opposizione decisa al separatismo;
  • Impegno incondizionato per l’Autonomia regionale della Sicilia;
  • Sostegno del ripristino dell’ordinamento democratico parlamentare;
  • Attuazione della riforma agraria in senso antilatifondista;
  • Costituzione di liberi sindacati;
  • Impegno nella lotta contro l’esordiente potere mafioso;
  • Attuazione del Congresso da tenersi entro il 1943.

Sino allo svolgimento del Congresso, nel dicembre 1943 la sede del Partito rimase nello studio di Alessi.

Sin dai primi giorni dell’occupazione militare dell’Isola da parte delle truppe americane  Alessi si impegnò in tutte le provincie in un’intensa attività organizzativa e di propaganda ideologica del Partito Democratico Cristiano, ponendo al centro l’impegno suo personale e del Partito Democratico Cristiano a lottare contro il separatismo. Adottò due slogan: “Il fascismo non c’è più, l’antifascismo non è più attuale” e “La Sicilia autonoma nel contesto dell’unità nazionale repubblicana” . L’ora che volgeva era la ricostruzione morale, sociale e politica.; compito al quale era chiamato tutto il popolo. A tal fine tenne comizi in tutti i capoluoghi di provincia.

Comprendendo l’urgenza di promuovere immediatamente la riorganizzazione sindacale organizzò la “ Federazione delle Leghe Cristiane” alla quale aderirono le leghe dei ferrovieri, tipografi, coltivatori diretti, panettieri, fabbri, muratori, braccianti, postelegrafonici.

Sollecitò i dirigenti comunisti e socialisti  ad aprire la “ Camera del lavoro” ma essi risposero di non poterlo fare senza le istruzioni delle direzioni nazionali dei loro partiti.

Nel dicembre del 1943 si tenne a Caltanissetta il 1° Congresso della Democrazia Cristiana in Italia, considerato come la vera e propria Costituente della Democrazia Cristiana. Si svolse nello studio di via Cavour n.19 che disponeva di due appartamenti comunicanti e ingressi indipendenti. Uno di essi divenne la sede sezionale, provinciale e regionale del Partito. La Direzione della DC non era a Roma era a Caltanissetta presso il suo studio. Va ricordato che il territorio centro-settentrionale dell’Italia si trovava ancora sotto il dominio nazi-fascista.

Il Congresso si svolse con la presenza o rappresentanza di tutte le provincie siciliane; durò tre giorni e fissò definitivamente la denominazione del Partito, del programma politico e sociale e il suo statuto. Alessi svolse la relazione politica, conclusa con un ordine del giorno che chiedeva la Costituente e la Repubblica, per cui si può affermare che la prima voce su questi punti fu della Democrazia Cristiana Siciliana. Venne affermato come punto indeclinabile l’autonomia regionale, prima che qualsiasi altra parte politica ne avesse parlato. E su tale punto programmatico fu impegnato il Partito sul piano nazionale, come condizione della loro partecipazione.

Nella sua relazione Alessi chiese: che il Congresso dovesse insistere sulla sua identità di primo Congresso Nazionale del Partito; che il partito proponesse la destituzione del re Vittorio Emanuele III; che venisse abolito lo Statuto Albertino vigente, a suo tempo concesso da Carlo Alberto ai “suoi sudditi”, da sostituirsi con una “Costituzione” deliberata dal popolo italiano; la indizione di una Costituente; un voto per l’avvento della Repubblica.

La distinzione tra Chiesa e politica

A metà degli anni novanta del Novecento, nell’intervista inedita ritrovata dal figlio Alberto e pubblicata da Massimo Naro per i tipi del Centro Studi Cammarata si trovano dettagli e aneddoti illuminanti su quelli che erano i rapporti tra Chiesa e politica nel pensiero e nelle azioni di quella sparuta classe dirigente che fece sbocciare il cattolicesimo politico italiano fino allo sbocco, in un secondo momento, nella Democrazia Cristiana. “Avevo saputo che anche don Sturzo aveva distinto il partito dall’Azione Cattolica. Tale distinzione, però, l’avevo compresa per mio conto fin dall’inizio. Nell’azione politica non si doveva mai compromettere la Chiesa e fu questa la principale ragione per la quale io, in tutta la mia vita politica, non salii le scale del vescovado. Prima le avevo salite e discese molte volte, ma quando iniziai la mia vita politica me ne tenni lontano. Per mia disgrazia questo fu interpretato come superbia o come rivolta, e invece fu solo per rispetto massimo verso l’autorità ecclesiastica, che a mio parere non doveva mai essere coinvolta”.

Sturzo e la battaglia morale

Don Luigi Sturzo nelle lettere, nelle dediche, nel suo ritratto appose sempre il richiamo essenziale alla moralità; ma lo fece tanto spesso che un giorno Alessi gli chiese se qualcuno avesse riferito qualcosa a suo carico dato che in ogni occasione faceva il memento della moralità. Sturzo rispose: “senti, Alessi, la Democrazia Cristiana scriverà nella storia d’Italia la sua pagina se avrà vinto la battaglia morale negli individui e nella Società. Se perde quella battaglia, ha perduto se stessa e la sua ragione d’essere. Ogni successo nella politica estera o nell’economia può venire conseguito anche dagli altri partiti, anche meglio della Democrazia Cristiana. Ma la Democrazia Cristiana entra nell’agone politico legittimata in sé, sopra ogni altra ragione dal problema morale: Se ne è sconfitta non sussiste più un particolare motivo per la sua presenza nel dibattito nazionale”.

Giuseppe Alessi Jr