All’origine dell’Archivio storico “Alberto Marvelli” di Rimini, gelosamente custodito da Nino Luzio, troviamo una donna: la signorina Maria Massani (1897-1990), figura eminente del laicato riminese. Insegnante e collaboratrice di Alberto, ne scrisse anche la prima biografia, in forma di “profilo”.

Nella sede di via Cairoli ancora aleggia il suo spirito assieme a quello di un’altra donna: la compianta professoressa Cinzia Montevecchi in Grassi, che ne fu l’anima fino alla morte, avvenuta il 13 febbraio di quest’anno. Fu lei, infatti, che riordinò e revisionò tutto il materiale custodito nell’archivio, oggi purtroppo insidiato dall’umidità dell’ambiente. Ecco il mobilio anni Trenta che vien proprio da casa Marvelli: la dimora in riva all’Adriatico, ora distrutta, che si trovava a Marebello (località che suona un po’come Marvelli) in viale Regina Elena 126. Ecco le tessere (Dc, Fuci e Azione cattolica), i diplomi, i riconoscimenti, le foto. Ecco la biblioteca del beato. 

Appena aperta la libreria, spuntano davanti ai miei occhi i Tre riformatori di Maritain tradotto da Giovan Battista Montini ed almeno due libri di Igino Giordani, il (co)fondatore dei Focolarini che era allora un popolarissimo scrittore cattolico. Abbiamo in altra occasione ricordato come, nei primi anni Sessanta Sergio Mattarella, responsabile romano degli studenti della gioventù di Azione cattolica, avrebbe contattato per alcune conferenze proprio Giordani, già direttore del giornale associativo “Il Quotidiano” e inoltre biografato da suo padre Bernardo nel lontano 1937, incontrandolo anzi più volte perché affascinato – come disse a Trento - dalla sua “travolgente semplicità e autenticità”. 

Nino Luzio, che presenta Alberto Marvelli come una figura di giovane esemplare, mi mostra una lettera del beato riminese scritta al fratello Lello il 24 gennaio 1943. “Nella preghiera quotidiana – scrive tra l’altro -, supero di un balzo i 4000 km che ci separano e vengo con te, nella tua capanna, in ginocchi sulla terra russa”. La Montevecchi, che ha raccolto e pubblicato su suggerimento di mons. Fausto Lanfranchi le lettere di Lello Marvelli al fratello dal fronte russo, corregge “ginocchi” in “ginocchio”, ma a noi sembra di sentire Alberto – mentre rilegge la lettera – dire proprio “zinocchi” all’uso di Romagna, come in una famosa scenetta colla Carrà e Gigi Proietti sui ragazzi della provincia che, seguendo un loro sogno, approdavano a Roma.

 

 Ruggero Morghen