La recente fiction di RaiUno “La lunga notte” ha avvicinato al grande pubblico televisivo la figura di Giuseppe Bottai (1895-1959), nell’occasione interpretato dall’attore Daniele Natali. È dunque forse il momento propizio per riscoprire un breve saggio (invero non privo di refusi) del compianto Piero Vassallo, dedicato appunto al gerarca romano ed apparso, per le edizioni Solfanelli, nella collana “Saperi”, cui concorsero tra gli altri Roberto de Mattei, Corrado Gnerre e Francesco Agnoli.
Lamentando “l’oscuramento, la dannazione e la sepoltura del Novecento italiano e della sua ingente e nobile biblioteca”, Vassallo si sofferma in particolare proprio sulla figura di Bottai, definito “geniale interprete del fascismo critico” o “fascista critico” tout court, in tal modo riprendendo alla lettera il titolo della biografia che a Bottai dedicò Giordano Bruno Guerri nel lontanissimo 1976.
Geniale magister (con Carlo Costamagna) alla Normale di Pisa, Bottai fu “audace interprete della dottrina corporativa” ed autore di una riforma scolastica che “allontanò la pur nobile ombra del neoidealismo gentiliano dalla scuola italiana”. Fu inoltre fondatore ed animatore delle riviste – “ruggenti”, le definisce l’autore – “Critica fascista”, “Primato” e “Abc”. Quest’ultima, fondata da Bottai dopo il congedo dalla Legione straniera (in cui fu arruolato col nome di Andrea Battaglia) e il suo ritorno in Italia, si proponeva – ricorda ancora Vassallo – “la costituzione di una cultura politica capace di armonizzare individualismo e tensione comunitaria”. “Le due opposte condizioni – scriveva a questo proposito Bottai – dell’eguaglianza che accomuna e dell’individualismo che distingue, dovrebbero idealmente conciliarsi in una coerente condizione umana”.
Ruggero Morghen