L’impegno politico di Alcide De Gasperi per la nascita dell’Unione Europea
L’impegno politico di Alcide De Gasperi per la nascita dell’Unione Europea è stato essenziale anche se i risultati concreti del grande lavoro diplomatico che era riuscito a generare, si sono concretizzati dopo la sua morte. Il periodo in cui si concentra l’impegno dello statista trentino sul tema del federalismo europeo, vanno dagli anni 1948 al 1954, solo 6 anni in cui De Gasperi raggiunse degli obiettivi che già allora risultarono straordinari pur nella negativa esperienza della ratifica del Trattato sulla CED.
In un lasso di tempo così ristretto riuscì dapprima a cambiare radicalmente l’immagine dell’Italia da dittatura nemica e violenta a nazione europea democratica e liberale, e poi diventare perno attorno a cui costruire una nuova era di pace e libertà. Ma evidentemente in così poco tempo era impensabile concludere un processo che infatti la storia ha dimostrato che ci sarebbero voluti decenni per concretizzare; ma il seme era stato lanciato e fatto germogliare proprio in quei tragici anni.
Il terreno era fertile per questa semina e fortunatamente l’idea europeista non era idea del solo De Gasperi, ma di una grande parte di politici e intellettuali dell’epoca che intravidero la possibilità di un’evoluzione federalista degli Stati europei spesso auspicata, ma mai realizzata. In Italia chi ha contribuito in maniera decisiva all’ideale comunitario è stato certamente Carlo Sforza che da Ministro degli Esteri italiani ha sempre lavorato a fianco del Presidente del Consiglio condividendone appieno gli obiettivi.
Va ricordato inoltre il periodo della Resistenza e quel fermento europeista incarnato da Luigi Einaudi, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi che dell’Europa unita sono stati ambasciatori in Italia e nel mondo.
De Gasperi, come si evince dallo studio, ha avuto il coraggio di imporre la sua dottrina sia in Italia che all’estero, combattendo con intelligenza le battaglie che erano più opportune e nei tempi dovuti. Ha imposto delle accelerazioni quando i risultati erano a portata di mano ma non ha mai rischiato di gettare all’aria quanto costruito, solo per l’immediata soddisfazione; una ricerca del compromesso e dell’accordo che solo chi ha in mente un obiettivo a lungo termine sa gestire.
Il percorso umano, sociale e politico di De Gasperi è stato determinante per farlo trovare pronto al momento opportuno, è stato l’insieme delle sue esperienze maturate, della sua capacità di riflessione a renderlo autorevole quando se ne è presentata l’opportunità. Un politico che aveva sia nel cuore ma soprattutto nell’animo il futuro non solo dell’Italia, ma di tutte le popolazioni d’Europa.
Erano anni in cui gli ideali prevalevano sull’interesse personale e la cultura di De Gasperi, Adenauer e Schuman era costruita sulle solide basi dei principi spirituali e cattolici che rendevano il progetto universale e positivo. Senza la loro fede in Dio e la consapevolezza che l’uomo ben guidato può tendere al raggiungimento del bene comune, non avremmo ora il frutto di quel lavoro impostato negli anni del dopoguerra.
Politici illuminati che si sono trovati a condividere un percorso nel quale credevano e nel quale avevano la possibilità di incidere realmente. Ma come si è analizzato non è stata sufficiente la lungimiranza e la capacità di vedere oltre di alcuni, era indispensabile saper convincere i compagni di viaggio che quanto si stava facendo era per un alto obiettivo comune.
E se alcune battaglie sono state vinte, altre si sono arenate nell’incapacità di vedere quanto di positivo si stava costruendo: un ideale di pace, la volontà di lasciarsi definitivamente alle spalle la tremenda esperienza delle guerre che tanto avevano fatto soffrire le popolazioni europee dell’epoca.
Nel marzo del 1957 nacque la Comunità Economica Europea e nel giugno del 1979 si tennero le prime elezioni del Parlamento Europeo, due traguardi possibili solo grazie al lavoro che era stato impostato da De Gasperi sia sul piano funzionale economico che su quello politico. Infatti la più grande sfida dell’epoca non era quella di condividere solamente delle azioni di politica economica o sulla difesa comune, ma di realizzare quella condivisione di intenti che non si traducesse semplicemente in un accordo sovranazionale ma che diventasse un vero e proprio nuovo ente federativo.
Lo sforzo diplomatico profuso in tal senso è stato centrale nell’azione internazionale di De Gasperi che con la cautela del caso, aveva fatto sì che gli strumenti in mano agli Stati potessero portare prima alla maturazione dell’idea e poi alla sua concretizzazione. La consapevolezza che solo una concessione di parte della propria sovranità nazionale ad un ente terzo, rappresentato poi anche dallo Stato che ne ha contribuito all’istituzione, è garanzia di stabilità, democrazia, sviluppo e pace.
Certamente lo scoramento che lo ha pervaso i giorni prima della sua morte devono avergli fatto credere che senza la CED tutto sarebbe stato compromesso, ma non poteva sapere che comunque quanto costruito avrebbe prodotto dei frutti importanti. La sua celebre frase “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno Statista alle prossime generazioni” è il manifesto di quanto ricco di valori universali sia stato il lavoro in Europa di De Gasperi, un lavoro che avrebbe portato risultati positivi soprattutto a lungo termine.
La capacità di comprendere che una politica interna di stampo nazionalista, autarchica, chiusa e non inclusiva fosse la principale ragione di povertà e di rischio per eventuali conflitti, nasceva dall’esperienza maturata prima in Trentino, poi a Vienna e infine durante il fascismo. Un uomo saggio e capace che ha avuto la fortuna di avere dei compagni di viaggio altrettanto ambiziosi e che hanno saputo cogliere con lui le occasioni che la storia proponeva loro.
L’attualità del pensiero di De Gasperi sui temi internazionali è evidente e il richiamo alla riscoperta dei valori fondanti non è un mero esercizio intellettuale, ma un richiamo politico a quanto l’azione debba essere guidata da sani e saldi principi e valori. E il tema del dialogo e della collaborazione è stato centrale allora e deve tornare ad esserlo oggi.
La capacità diplomatica di discutere e giungere a delle decisioni condivise è un modo estremamente efficace per dare risposte concrete ad ogni questione emergente, ma soprattutto per cercare di trasformare delle sane utopie in nuove realtà.
Enrico Galvan