Rinviato a dopo il voto europeo il progetto di ricomposizione politica dell’area cattolica (democratici, liberali e cristiano sociali), credo vada sostenuta l’idea degli amici di Iniziativa Popolare di confrontarci su alcuni temi programmatici nelle diverse realtà regionali, con quanti appartengono a diverso titolo a quest’area.
Attiveremo così un progetto che nasce dal confronto con la base utile, non solo per selezionare con metodo democratico una nuova classe dirigente che, dal libero confronto può emergere, ma che potrà anche facilitare la costruzione di liste unitarie per le elezioni in sede comunale, provinciale e regionale.
Sul piano istituzionale, Iniziativa Popolare sta redigendo una proposta di legge di iniziativa popolare per rispondere alla sfida che la destra ha lanciato con il premierato. Un’idea che, nella versione meloniana, è il tentativo di sovvertire l’intera costruzione della nostra carta costituzionale.
Noi crediamo che sarebbe utile avanzare una proposta di “cancellierato italiano”, ispirato al modello tedesco, che comporta l’utilizzo del sistema elettorale proporzionale con sbarramento e l’istituto della sfiducia costruttiva. Un modo per raggiungere in Parlamento, con questa seria mediazione, la maggioranza qualificata necessaria, tale da impedire il ricorso al referendum, mantenendo intatta la nostra Carta.
Accanto a questo, crediamo che i DC e i Popolari uniti dovrebbero farsi promotore di un’iniziativa politica per l’applicazione de facto dell’art 49 della Costituzione relativo alla democrazia interna ai partiti, unico antidoto alle storture di tipo aziendalistiche e/o elitarie oggi dominanti.
Sul piano economico e sociale spetta ai DC e ai Popolari redigere un programma capace di saldare gli interessi dei ceti medi produttivi e delle classi popolari su alcuni temi decisivi come: fisco, sanità, lavoro, superando le velleitarie promesse elettorali della destra.
Quanto al fisco, non è più accettabile che oltre il 90% dell’IRPEF sia sostenuto dai lavoratori dipendenti e dai pensionati e che continui l’iniquo sistema del sostituto d’imposta con prelievo alla fonte per gli uni, e la libera dichiarazione dei redditi per gli altri, sottoposti a verifiche oscillanti tra il rigorismo fiscale ossessivo e la noncuranza diffusa prevalente anche nei casi più eclatanti.
Quanto alla sanità, è tempo di porre fine alle storture causate da un sistema a diversa capacità risposta regionale, rivelatosi caotico al tempo del Covid, destinato ad aggravarsi con l’autonomia differenziata che si sta imponendo, come mezzo di scambio politico elettorale tra gli interessi della Lega e quelli di Fratelli d’Italia.
Sul lavoro, serve attivare finalmente una seria politica industriale, capace di suscitare crescita economica, senza la quale non si attenuano le storture causate da un turbo capitalismo finanziario senza limiti. Serve offrire una nuova speranza al Sud che si sta spopolando, con oltre un milione di giovani in fuga negli ultimi vent’anni, con l’ISMEZ che stima una riduzione della popolazione del 50% nel 2080.
A monte di tutto ciò andrebbe attivata una profonda revisione della nostra politica economica e finanziaria riconducibile a una scelta fondamentale: il ritorno alla legge bancaria del 1936, che sanciva la netta separazione tra banche di prestito e banche di speculazione finanziaria, senza la quale l’economia reale è destinata a rimanere subordinata agli interessi dei poteri finanziari dominanti.
Celebrando oggi la festa della liberazione, la mia generazione, che è la prima nata alla fine della seconda guerra mondiale (1945), è consapevole che spetterà a una nuova leva di giovani dotati di passione civile il compito di riprendere il testimone della migliore tradizione politica del popolarismo e della democrazia cristiana, con un passaggio del testimone negli incontri nelle diverse realtà regionali, se saranno sostenuti da una forte partecipazione democratica.
Ettore Bonalberti