Con la riconferma di Ursula Von der Leyen alla guida dell’Unione europea e la formazione di una maggioranza PPE-PSE-Liberali-Verdi, con il voto contrario dei conservatori della premier Meloni, del M5S e delle destre estreme europee, anche nel nostro Paese si potranno verificare svolte nella politica e negli assetti dei partiti.

In Europa si è confermata la leadership dei Popolari, una formazione politica erede degli ideali di De Gasperi, citato nell’intervento della Von der Leyen, Adenauer, Monnet e Schuman, alla quale fanno riferimento non solo Forza Italia, giunta a quella scelta per l’intelligente intuizione sollecitata a Berlusconi dai compianti don Gianni Baget Bozzo e Sandro Fontana, due democristiani DOC di lungo corso, ma da tutte le diverse formazioni della galassia DC della diaspora.

Credo che quanto sta facendo Iniziativa Popolare e il tavolo di coordinamento dei DC e Popolari per avviare un comitato provvisorio unitario, non possa che traguardare a un collegamento con quanto il PPE svolgerà in Europa in questa delicatissima fase della politica internazionale.

Analogamente la situazione è in movimento anche all’interno di Forza Italia, con il presidente Taiani, giustamente soddisfatto per l’esito del voto europeo, che segna una netta divaricazione nel governo di centro destra, diviso dalle posizioni ondivaghe della Meloni, alla fine risultata estranea alla maggioranza e assimilata al voto contrario delle destre, e quella della Lega che ha inteso ergersi a paladina dell’alternativa di destra in Europa e in Italia.

Anche da casa Berlusconi, che è la grande elettrice del partito fondato dal Cavaliere, giungono segnali non equivoci di sollecitazione al partito di Forza Italia che, secondo casa madre, dovrebbe passare “da posizioni di difesa a quelle di attacco”, consolidando il suo ruolo di partito centrale dei moderati italiani.

Alla costruzione di un centro nuovo guarda anche Matteo Renzi, dopo la fallimentare esperienza con Calenda, tanto da affermare nell’odierna intervista al Corriere: «Forte del successo alle Europee, il Pd di Schlein ha detto: vogliamo costruire l’alternativa e per farlo non mettiamo veti. Questo significa che cade il veto che su di noi era stato messo nel 2022. Ma anche noi abbiamo un obbligo, allora: non possiamo mettere veti sugli altri, a cominciare dai Cinque Stelle. Il no ai veti non può che essere reciproco. Noi alle Europee abbiamo sfiorato il 4% e dunque abbiamo un consenso che alle prossime politiche può fare la differenza in almeno una trentina di collegi marginali. Saremmo decisivi. Per noi è tempo di scelte. O si riapre la partita del Terzo Polo o si prende atto che il centro è decisivo solo se si allea in modo strutturale». Aggiungendo poi: “Costruire un centro che guarda a sinistra, per dirla con De Gasperi. Non rinnego quello che abbiamo fatto: aver mandato a casa Salvini al Papeete, aver portato Draghi, aver costruito le condizioni per il bis di Mattarella. Ma accettare la nuova sfida significa costruire una coalizione organica dove noi proviamo a occupare il campo riformista almeno come altri provano a occupare lo spazio più a sinistra. Questa sarà la proposta che porterò all’Assemblea Nazionale di Italia Viva”.  Sono indicazioni interessanti, come è da valutare con attenzione quanto accade e accadrà in Forza Italia. L’idea che, con il compianto Publio Fiori abbiamo condiviso alcune settimane prima della sua morte, quella di concorrere alla costruzione della sezione italiana del PPE con quanti sono seriamente disponibili, ritengo si debba sostenere se vogliamo che il nuovo centro della politica italiana possa nascere come elemento in grado di garantire gli interessi e i valori dei ceti medi e delle classi popolari che, da molti, troppi anni, stanno disertando la partecipazione al voto.

Ettore Bonalberti