1. IL RISVEGLIO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
Nei trent’anni che sono trascorsi da quando, segretario DC Mino Martinazzoli, la Direzione del partito decise, con una scelta non conforme allo statuto, di interromperne il cammino politico, vari sono stati i tentativi per una sua riedizione.
Tentativi più che altro personali e assai circoscritti territorialmente che non hanno trovato congruo seguito da parte degli elettori, oltre al fatto che non brillando di coerenza statutaria non assicuravano legittimità giuridica agli atti propulsivi: convocazione degli iscritti, ecc.,come sancito da un provvedimento della Magistratura con cui aveva annullato il Congresso tenutosi nel 2012.
Ben diverso fu l’esito dell’ iniziativa intrapresa nel 2016 da un gruppo di promotori, tra cui il compianto On. Alberto Alessi, il Sen. R. Gubert, l’On. Luigi D’Agro’, il dr. Renato Grassi, che nell’intento di non fare torto alle regole statutarie, dopo aver raccolto gli elenchi degli iscritti ancora nelle tante sezioni rintracciabili, chiesero al Tribunale di Roma, tramite procedimento di volontaria giurisdizione, un provvedimento che asseverasse la correttezza della procedura e l’indicazione degli adempimenti necessari alla regolare convocazione dell’assemblea degli iscritti.
Seguendo pedissequamente le prescrizioni del Magistrato si convocò prima l’assemblea degli iscritti, tenutasi all’Hotel Ergife, e poi il XIX Congresso nell’ottobre 2018, nel quale venne eletto segretario, R. Grassi, e i membri del Consiglio nazionale.
Giusto lo scorso anno si è registrata sentenza n.10654/2022 del Tribunale di Roma che ha riconosciuto la piena legittimità e correttezza della convocazione dell’assemblea degli iscritti, impugnata da due di essi.
2. DAI PRIMI PASSI DEL 2018 ALLE COMPETIZIONI ELETTORALI
Sono quattro anni nei quali il partito è alacremente impegnato a riorganizzare la propria presenza nei territori.
Un lavoro non facile soprattutto per la assenza di una benché minima visibilità mediatica.
Tuttavia non sono mancati piccoli frutti che si sono cominciati a raccogliere in alcuni comuni della penisola.
Grande è stato invece il sostegno che le liste di partito hanno avuto in terra siciliana, dove si sono ottenuti numerosi rappresentanti in diversi Comuni dell’isola: ben 4 a Palermo e ben 5 deputati all’Assemblea regionale siciliana.
3. IL PROCELLOSO CAMMINO DELLA FEDERAZIONE: TRA DIATRIBE LESSICALI ED AMBIGUITÀ NON RISOLTE
Il cammino della Federazione dei democratici e popolari non è stato del tutto scorrevole.
Tra le altre questioni non ha giovato la non molto celata resistenza di chi non ha coerentemente voluto dismettere dall’idea di un ruolo egemonico sulla Federazione, forte soprattutto dell’uso di fatto del simbolo dello scudo crociato. Oltre al fatto che non poco ha pesato la disputa tra i fautori di un nuovo partito e quanti ritenessero da non modificare denominazione e simbolo.
Purtroppo non sono bastate le migliori intenzioni di tanti aderenti a salvare da irrimediabile fallimento il nobile progetto di riunire in un'unica formazione le tante monadi vaganti che in questi tormentati anni hanno rappresentato l’eroico impegno di tenere vivi gli ideali che hanno animato il nostro partito, anche se in questi anni in posizioni ancillari (Udc)o talora di infelice intruppamento in altre sigle politiche(Margherita, Pd), trovi piena attuazione
A essi va comunque il giusto rispetto per l’impegno con cui hanno sperimentato tante sfide impari nel nome di ideali e valori che furono alla base dell'azione politica dei quasi cinquant'anni della DC. Un processo che non può subire rallentamenti o lasciare a metà,facendo venire meno l’importante contributo della nostra proposta politica, unica, in tanto prezioso florilegio di associazioni e sigle, talune quasi archiviate, che intende ripercorrere, senza possibilmente neanche deformarne nome e simbolo, sebbene in nuova versione, l'identità pregressa, in un aderente declinazione dei bisogni, istanze e aspettative di una comunità e di un popolo che, in massima parte,ha perso fiducia nelle istituzioni e speranza nel proprio futuro.
Se guardiamo al nostro panorama politico, tra populismi, incapacità,improntitudine e pressappochismo,giustizialismo,dottrine antisistema, avventurismo e grave sbilanciamento del rapporto tra i poteri dello Stato, soprattutto tra esecutivo e magistratura, a fronte di un perdurante degrado politico, economico e sociale verso cui, una classe politica inadatta e velleitaria, sta portando l’Italia, costringendo ad interventi di supplenza doverosi per colmare quei vuoti di potere, non ci conforta dall’inquietudine di non riuscire a intravedere un futuro più promettente.
Segno ancor più motivante di una scommessa che ha a cuore il destino del Paese, avviluppato in una deriva inarrestabile, con l’ulteriore prevedibile discredito in campo europeo per una governance inadeguata del Pnrr, con gravi prospettive di tensioni sociali e rischio default, nel breve volgere di pochi anni.
Sono convinto che in questa prospettiva ciascuno saprà dare il massimo delle proprie energie, appellandosi a quello “spirito sturziano” di “missione e di servizio” per costruire seriamente e senza furbizie un progetto ragionevole e sostenibile, come hanno saputo fare i padri del partito, da De Gasperi a Fanfani, da Moro a Donat Cattin, che dalle rovine di un orrendo conflitto bellico, furono capaci di far ritrovare al paese, fiducia, sviluppo e benessere.
La proposta politica rinnovata che anima questa sfida non può essere da meno, se si riuscirà a non tagliare le radici con quegli ideali e quei valori che furono fondanti per la nostra democrazia e per lo sviluppo che seppero assicurare.
Pur in una nuova chiave di lettura che non può non partire dai nuovi orizzonti, nel segno del manifesto per l'Umanità, come mirabilmente delineato nella prospettiva di un Umanesimo integrale, da Papa Francesco.
Una sfida che non deve disperdere, neanche marginalmente, tutte quelle energie che agiscono nel territorio - sia pure con scarsa incidenza per il prevaricare di una propaganda sempre più versata nel suscitare emozioni istintuali, risposte ingannevoli, dottrine irrazionali e giustizialiste e contrapposizioni tra ceti sociali - che si intonino in qualche misura ai comuni obiettivi e al progetto che si ha il dovere di offrire ad un Paese,assai provato.
E in questo scenario, appare naturale tenere, come punto base di riferimento e di chiarezza, nel dibattito, la difesa della nostra Carta Costituzionale nella tessitura stessa del nostro impegno politico.
Questa prospettiva, che ci lascia immaginare la più ampia profondità di confronto culturale e politico rende assai più impegnativa la sfida politica che lanciamo nel Paese e, senza voler essere temerario, mi fa confidare nel fatto che il dibattito congressuale, saprà cogliere tutti gli aspetti positivi di un percorso identitario, con la consapevolezza che nessuno di noi vorrà consegnarsi ad avventurismi o svendite del patrimonio di valori e di ideali che rappresentiamo.
4. IL RICORDO DELL’ON. ALBERTO ALESSI
In questo contesto non possiamo dimenticare un primario protagonista di queste vicende, l’on. Alberto Alessi. Egli fu, fino all'ultimo, esponente insigne della Democrazia Cristiana. Seppe essere, al contempo, impareggiabile artefice di missioni all’estero in difesa delle libertà e della democrazia per la pacifica convivenza tra i popoli. Mai si risparmiò davanti alle grandi sfide nel nome dei supremi valori della libertà, della vita, della giustizia sociale e della pacifica convivenza tra i popoli.
Uomo generoso e dalla formazione enciclopedica: molto apprezzate sono state le sue riflessioni nei diversi ambiti dell’esistenza umana, e le sue novelle, spesso pervase da sottile ironia, ma con allo sfondo, sempre, la grande speranza nell’universale cammino dell’Umanità.
Fu, fino all’ultimo dei suoi giorni, attento osservatore, non solo delle dinamiche politiche di casa nostra. Molto gli giovò l’ineguagliabile intuizione in virtù della quale precedeva sempre gli altri nel prefigurare nuovi scenari politici e nuovi orizzonti.
Ne’ mai tenne in non cale il grande tema dell’Autonomia siciliana: onere morale che raccolse dall’eredità politica del padre Giuseppe, primo concreto artefice di questo lungo e laborioso percorso.
Rinnoviamo la nostra vicinanza a tutta la famiglia dell’On. Alberto.
Luigi Rapisarda