Il 2022 ha visto respinti dalla magistratura i ricorsi che miravano a far disconoscere il fatto che la Democrazia Cristiana, il partito che fu di Degasperi, Sturzo, Moro, Fanfani e di milioni di altri cittadini, è stato riattivato e il suo Segretario è il dott. Renato Grassi. Le sentenze che hanno dato certezza al riguardo sono quelle che inerenti alla procedura seguita dal 2010, anno della sentenza della Cassazione che negava che qualcuno potesse dirsi Dc o erede della DC, non essendo stata la DC mai legalmente sciolta, al 2018, anno nel quale il XIX Congresso ha permesso alla DC di darsi gli organi statutari, in primis Segretario politico, Consiglio Nazionale e organi di garanzia.
Primo riconoscimento importante la sentenza che respinge le contestazioni della legittimità dell’Assemblea dei soci del 2017 autorizzata dal Tribunale di Roma e, secondo, la sentenza che respinge il ricorso contro la validità del XIX Congresso di Roma del 2018 che ha eletto gli organi. Non a caso per le ultime elezioni nazionali e regionali il Ministero degli Interni ha rigettato tutti i simboli che recassero la denominazione “Democrazia Cristiana” con l’eccezione di quello presentato dalla Democrazia Cristiana, segretario Renato Grassi. Nessun dubbio, quindi, che questa Democrazia Cristiana non sia la medesima, giuridicamente, della Democrazia Cristiana che ha governato l’Italia, in coalizione, per mezzo secolo.
Se è così, ed è così, e il sito ufficiale della DC riporta in primo piano in dettaglio, con riferimenti precisi, gli atti che comprovano ciò, si può con buon diritto richiedere che il Partito Popolare Europeo riconosca la DC come socio. Quando venne discussa l’opportunità che il partito di Forza Italia fosse ammesso come membro del PPE, si pose in evidenza una delle regole vigenti per tale ammissione, quella che essa avesse l’accordo di partiti italiani già membri del PPE.
V’è da chiedersi se sia questo anche il caso per la DC. Questa è tra i partiti fondatori del PPE e non risulta che per qualche ragione sia stata espulsa dal partito. Neppure si può dire che la qualifica di partito fondatore sia caduta per cessata attività, dato che una sentenza definitiva della Cassazione a sezioni riunite ha certificato la sua sussistenza giuridica, in modo visibile testimoniata anche dalle controversie promosse da soci contro la decisione promossa da Mino Marinazzoli di considerare chiuso il partito della DC facendogli succedere il PPI.
Riconosciuta dalla magistratura anche la ricostruzione dell’elenco dei soci in preparazione dell’Assemblea del 2012, neppure si può obiettare che il partito della Democrazia Cristiana abbia perso la sua qualifica di membro del PPE per inadempienze economiche, non risultando che il PPE abbia chiesto tali adempimenti. E in ogni caso la questione, se vi fosse, potrà trovare una soluzione.
Le vicende storiche sono state complicate, ma ora si è giunti a una chiarificazione. Il Congresso prossimo potrà assumere le necessarie determinazioni per la riattivazione dell’appartenenza della DC al PPE, anche in vista delle prossime elezioni europee del 2024, che dovranno vedere il PPE confermato come prima forza politica del Parlamento Europeo. E il PPE potrà riconoscere una presenza che vanta un ruolo primario nella costruzione europea.
sen. Renzo Gubert
Presidente del Consiglio Nazionale DC