La cronaca della prima tappa della Federazione dei Democratici Cristiani a Roma promossa con l’intento di ricomporre l’area cattolico democratica e cristiano sociale sembra di peccare di roseo ottimismo.
Scrivo come spettatore da remoto di un incontro che non mi ha convinto. E non intenderò infierire contro la “toccata e fuga” di taluni attesi invitati, né l’assenza di altri protagonisti della vita politica; non contesterò l’assoluta precarietà, da tutti denunciata, della audizione davvero infelice e della mancata ripresa pomeridiana dei lavori come previsto. La mia riflessione fonda su un principio: erano presenti soggetti, i quali, nessuno di loro, aveva una idea univoca della “ricomposizione” dell’area cattolica (motivo del convegno).
Non entro nel merito delle due relazioni accademiche: quella del sen. Ortensio Zecchino sul tema: “Da Sturzo in poi” e quella del prof. Ettore Gotti Tedeschi.
Il soggettivismo imperante è emerso allorquando hanno preso la parola i politici, che tutto avevano in mente fuorché la ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale.
Gianfranco Rotondi, ha annunciato l’ennesima sua formula con la promozione del movimento “Verde è Popolare!
Lorenzo Cesa, ostinatamente inchiodato alla sua teoria, ha confermato l’apertura dell’UDC a quanti intendono partecipare all’annunciato prossimo congresso nazionale del suo partito (Chi vuole venga a casa mia, io non mi muovo!).
Fortunatamente il Segretario della DC ha immediatamente tacciato come inaccettabile l’indicazione di una sorta di fusione per incorporazione di tutti nell’UDC, che, quasi ogni giorno, si dichiara interessato a far parte della federazione della destra italiana. Già il presidente della Democrazia Cristiana, sen. Renzo Gubert, aveva scritto: “Rilanciare il succedaneo UDC dopo che pur esso si è spappolato e ha fornicato (con suoi leader) con altre identità politico-ideologiche-personalistiche, non mi pare una strada né attrattiva, né razionale. Dobbiamo rafforzare l'unità nella Democrazia Cristiana, partito aperto nel quale non vi sono ostacoli al confluire di tutti coloro che ritengono in modo esplicito di ispirarsi al pensiero sociale cristiano nella sua integralità. Ciò che deve contare sempre è la coerenza con tale ispirazione”.
Tutti gli altri interventi hanno veleggiato su tematiche di indubbio interesse, ma che potrebbero essere proposte in qualsivoglia incontro/riunione politica: la necessità di rappresentare gli interessi dei ceti medi produttivi e delle classi popolari … I temi del prevalere, nell’età della globalizzazione, della finanza sull’economia reale e sulla politica … I nuovi sistemi della comunicazione oggi in atto nella politica e tra i giovani. Davvero tematiche buone per tutte le stagioni e molti “contenitori”.
Che dire?
Sempre da spettatore esterno rilevo: la gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi. O se si preferisce: chi troppo vuole … con quel che segue.
Il peccato originale della riunione va fatta risalire a qualche tempo fa. In una riunione da remoto quando, collegate altre 50 rappresentanti di aggregazioni differenti, erano astati assunti due impegni precisi e approvati praticamente all’unanimità:
- l’adozione di un nome: Unione dei Democratici Cristiani
- l’adozione di un logo: scudo crociato con le 12 stelle dell’Europa su fondo azzurro.
L’appuntamento era quello della partecipazione sotto lo stesso nome e con lo stesso logo alle elezioni successive. Nulla di tutto questo. Notte tempo qualcuno arbitrariamente e contro la decisione unanime dei convenuti, cambiò le carte in tavola: sostituì il logo (tant’è che qualcuno ha proposto nella riunione del 19 di “adottare il simbolo che il collega Gargani ha registrato sia in Italia che in Unione Europea”. E’ normale chiedersi: autorizzato da chi? Nella riunione da lui convocata e presieduta all’unanimità si erano compiute altre scelte.
Ma vie è di più: alle elezioni per le quali si era concordato di partecipare insieme (stesso logo e stessa denominazione) se ne sono viste di tutti i colori. Mi ha particolarmente colpito il logo della UDC impreziosito (si fa per dire) dal garofano socialista ... Pura follia!
Eppure si era auspicata con grande lungimiranza “l’opportunità di non premettere la scelta delle alleanze, fattore inevitabilmente divisivo, come lo fu in tutta la storia dei popolari e dei DC, ma di ricercare, intanto, l’unità sui contenuti del programma del partito”.
Ma non può essere taciuto un fatto indiscutibile: Come mai protagonisti indiscussi del rilancio della Democrazia Cristiana da troppo tempo hanno imboccato la via del nuovo soggetto politico? (e per favore non giochiamo con lo spostamento dell’aggettivo “nuovo”!). Ancora: Perché si vuole imporre un nuovo soggetto politico a chi ha casa e vi sta bene? (Hic manebimus optime!).
L’incontro presso il complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia a Roma era composto da una rappresentanza qualifica di personaggi che la DC NON LA VOLGIONO! Basta riesumare la documentazione di Todi 1 e Todi 2, di Rovereto, di Roma S. Anselmo, ecc.
Sempre da spettatore esterno mi viene da dire a costoro: andate avanti con il nuovo soggetto politico se vi riesce (spostano o no l’aggettivo nuovo….!), ma lasciate in pace coloro che credono, vogliono, auspicano la Democrazia Cristiana! E all’incontro di Santo Spirito in Sassia a Roma si contavano davvero su una sola mano i sostenitori della DC! (e avanzava ancora qualche dito!).
Si auspica l’alternatività alla destra nazionalista e populista, come nella migliore tradizione popolare e degasperiana, e la distinzione e la distanza da una sinistra senza identità; si sostiene l’esigenza di un partito plurale, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, alternativo alla destra nazionalista e populista, distinto e distante dalla sinistra senza identità, impegnato a difendere e attuare integralmente la Costituzione a partire dall’art. 49 sulla democrazia interna dei partiti. E allora perché non incarnare nell’oggi la tradizione degasperiana e sturziana nella casa comune della Democrazia Cristiana?
E si badi bene che tutti i presenti (o quasi) hanno la medesima radice politica, hanno abitato la medesima casa, hanno condiviso i medesimi ideali! Con quale coraggio, allora, abbandonare la casa come un figlio prodigo? Se fu comprensibile la migrazione in partiti affini durante il periodo dell’esodo, allorquando si riteneva che la DC fosse stata definitivamente sciolta, non così dovrebbe essere dal 23 dicembre 2010 in avanti, data in cui è stata sancita la non morte della DC! E se la DC non è morta, come mai tanti democristiani ondivaghi? Credono, forse, costoro che la fusione fredda verso un “novo soggetto politico” sia più facile, più allettante, più suadente, più vincente della Democrazia Cristiana?
Sempre da spettatore da remoto mi piace concludere con una proposta:
- Senza fretta (per non fare gattini ciechi!) lasciamo da parte il nuovo soggetto politico (sempre con l’attenzione alla collocazione dell’aggettivo nuovo).
- Tutti facciano un passo indietro e tornino a quella riunione telematica in cui fu approvato nome e logo della Unione dei Democratici Cristiani.
- Accantonate la costituzione di un vago comitato ristretto per concordare le regole necessarie per percorrere le tappe indispensabili per la realizzazione del progetto (quale?).
- Unite forze, programmi e progetti e affrontate le prossime elezioni amministrative nelle grandi città e per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria.
- Ma questa volta - se vi ci impegnate - nessuno cambi cavallo in corsa, o carte in tavola.
- Alla luce dei risultati sarà più agevole formulare propositi e progetti per l’avvenire.
Buon lavoro!
Teofilo
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Una replica fraterna a Teofilo
Stavolta la replica viene da uno “spettatore da remoto”, che si presenta con lo pseudonimo di Teofilo (“amico o amante di Dio”) appellativo derivato, probabilmente, dal nome del destinatario del Vangelo di Luca. Credo di riconoscere la sua identità, ma non sarò io a rivelarla, per rispetto della sua scelta di anonimato.
In estrema sintesi nel suo articolo, Teofilo conclude che nell’incontro di Roma dello scorso 19 Giugno: la gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi. O se si preferisce: chi troppo vuole … con quel che segue. Alla fine il progetto della Federazione Popolare DC sarebbe per lui improbabile e tutti dovrebbero riconoscersi nella DC.
Essendo stato il promotore del progetto della rinascita politica della DC nel 2011, grazie all’informativa dell’amico On Publio Fiori sulla sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010 ( “ la DC non è mai stata sciolta giuridicamente”), con la raccolta delle firme per l’autoconvocazione del CN della DC, che, in base a quella sentenza, era ancora valido ( raccolta delle firme che fu resa possibile dall’aiuto indispensabile di Silvio Lega, così come essenziale fu l’azione svolta dall’amico Leo Pellegrino in precedenza e anche dopo), mi auguro che Teofilo non mi collochi tra coloro che sarebbero tiepidi o, peggio, contrari a quel progetto.
Faccio presente che, dopo quel consiglio nazionale autoconvocato e successiva apertura del tesseramento (anno 2012), si ebbe il rinnovo della tessera da parte di 1748 soci che, grazie all’ordinanza del giudice Romano, costituiscono la base associativa legittima della DC. Il nostro partito è un’ associazione senza personalità giuridica, come tale soggetta alle norme del proprio statuto ( quello del 1992) e a quelle del codice civile. Immediatamente partì l’azione dei “sabotatori seriali”: chi, interessato soprattutto alla questione del patrimonio immobiliare miseramente e illegittimamente dilapidato da alcuni sciagurati; altri, agenti su mandato di burattinai non estranei alle indecenti manovre della fine del partito.
Dalla segreteria Fontana siamo giunti a quella di Renato Grassi assistendo alla nascita per partenogenesi di numerose altre DC, come ha ben rappresentato il collega Gabriele Maestri nel suo recente articolo: “ Scudo (in)crociato, ecco perché tutti i tentativi di rifare la DC falliscono”. Un periodo travagliato della nostra Demodissea (1993-2020), che ho descritto nel mio recente libro con ampia documentazione di avvenimenti, documenti, personaggi di quella lunga e dolorosa stagione che anche Teofilo, credo ricordi bene.
Come si sta concludendo quella stagione? Senza avvisaglie di ricomposizione, ma con sacrosante decisioni degli organi di disciplina interni (probiviri) o con i numerosi contenziosi tuttora aperti in tribunale. Il più importante dei quali sarà la decisione sul ricorso presentato dai soliti noti contro l’ordinanza del giudice Romano, ossia l’autorizzazione da lui concessa alla convocazione dell’assemblea dei soci del 2018, nella quale abbiamo eletto segretario della DC, Renato Grassi. Decisione che è rinviata, credo e salvo altri rinvii, entro il mese di Luglio prossimo. E, intanto, la politica italiana va avanti senza che noi si tocchi palla….
Non so, caro Teofilo, chi stia difendendo meglio la nostra tradizione e cultura, in queste condizioni: chi intende sventolare un simbolo che, se anche ci appartiene legittimamente, non è nella nostra disponibilità elettorale, ma in quella di Cesa e accoliti, o chi si pone il problema di come riportare concretamente nelle istituzioni la nostra cultura politica? Poiché alla fine, proprio questo è il compito della politica e dei partiti: rappresentare nelle istituzioni il punto di equilibrio degli interessi e dei valori che, per noi DC e Popolari, sono quelli dei ceti medi produttivi (agricoltori, artigiani, commercianti, professionisti, piccoli e medi imprenditori) e delle classi popolari (operai, pensionati, cassaintegrati, esodati, disoccupati) con quelli dei giovani e delle donne e delle persone in condizioni di diversa abilità. Questo è il tema da cui partire nella nostra riflessione che, per quanto mi riguarda, da diverso tempo tento di svolgerlo, convinto come sono che da soli non si va da nessuna parte.
Lo dico all’amico Infante, anche lui ex DC, che guida il suo partito “ Insieme”, contraddicendo ciò che l’avvincente avverbio connota, dato che, anziché aprirsi alla collaborazione, intende proporsi come l’autoreferenziale rifugio per tutti, vittima, io credo, del suo orgoglio narcisistico, che non tiene conto nemmeno delle difficoltà presenti all’interno del suo stesso movimento. E anche noi DC, il partito cui mi onoro di appartenere (considerato che mi sono iscritto alla DC nel 1962 (avevo diciassette anni) e ho rinnovata la tessera sino al 1992-93 e l’ho ripresa nel 2012 e rinnovata poche settimane fa per il 2021) da soli non andiamo da nessuna parte. Ho più volte scritto che se rimanesse l’attuale legge elettorale maggioritaria, i voti potenzialmente disponibili dei DC e Popolari si dividerebbero in tre parti: a destra, a sinistra o nell’astensione; se fosse introdotta una legge di tipo proporzionale sarebbe necessario superare lo sbarramento (3 o 4%), ossia servirebbe il massimo di unità della nostra area politico culturale.
Le esperienze fatte sin qui di corse elettorali in solitaria hanno registrato cifre di consenso da prefisso telefonico, a meno che non si avveri la profezia dell’amico Tarolli che, per il suo movimento prevede un ottimistico 5-10%, forte dell’entusiasmo del prof. Zamagni, grande e stimato economista, meno affidabile come sondaggista elettorale. Ecco perché, nonostante le insufficienze e i rilievi anche da Teofilo sottolineati, continuo a credere che la DC debba concorrere al progetto della Federazione Popolare dei DC, che potrà e dovrà svilupparsi, alla fine, con chi sarà disponibile a partire proprio dalle prossime elezioni in sede locale.
Caro Teofilo, come ho replicato ad altri amici, anche loro preoccupati della grave situazione che stiamo vivendo: dividerci a suo tempo è stato doloroso e ….facile, ricomporci sarà molto più difficile e complesso, ma dovremmo usare il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà, come ci avrebbe suggerito il mio grande maestro, Carlo Donat Cattin, tenendo sempre presente, accanto ai nostri desideri, ciò che accade veramente nella realtà effettuale.
Ettore Bonalberti
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L'opinione di Alessi
E’ utile verificare punto per punto " i distinguo " .
Teofilo fa una serrata disamina e rileva come nella ultima riunione della Federazione Popolare DC, nessuno dei convitati aveva una idea univoca della "ricomposizione" dell'area cattolica e sottolinea la precarietà degli interventi, con un accenno a Rotondi ed alla sua nuova proposizione di una composita DC: "Verde è Popolare".
Ribadisce Teofilo, come Cesa canti in modo monotono e monocorde e gregoriano, sempre lo stesso testo: "VENITE MECUM" .
E alla fine mette una ciliegina amara sulla torta : "La gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi", senza però avere marcato la circostanza che 50 rappresentanti di aggregazioni varie, avevano assunto due precisi impegni :"Adozione di un nome: "DC", e il logo: "scudo crociato con 12 stelle della Europa, fondo azzurro"
Dunque una partecipazione corale alle future elezioni, ma con lo stesso simbolo e nome.
Poi Teofilo amaramente denunzia come tali impegni furono evasi platealmente, con la registrazione di uno sconosciuto nuovo logo.
Teofilo ancora mette le dita nelle ferite della recente storia della DC, affermando come durante il periodo dell'esodo fu comprensibile la migrazione di alcuni democristiani in partiti affini, ma dopo il 23 Dicembre 2010 (sentenza della Cassazione: la DC non è mai morta) , tutto cambia e perciò è giusta la critica contro la documentazione di Todi 1 e 2, di Rovereto e di Roma (Sant'Anselmo), nelle quali determinazioni si auspicava: "un nuovo soggetto politico".
Teofilo conclude con le seguenti proposte :
A) No al nuovo soggetto politico, esiste ed è vegeta la DC .
B) Si ritorni alla riunione telematica in cui fu approvato nome e logo della Unione DC.
C) Meglio applicare le proprie forze al progetto di concordare le regole necessarie per percorrere le tappe indispensabili per la realizzazione di un progetto comune.
D) Nessun cambio di cavallo in corsa ed in corso.
E) Formulare senza perdere più tempo ed alla luce di possibili risultati elettorali, progetti e propositi.
una bella bomba atomica per fare chiarezza sulle vere intenzioni di alcuni DC e non solo, sulla presente e futura vita della DC e un sistematico e puntuale attacco a coloro che si dicono democristiani nelle parole, ma che la vogliono nuovamente seppellire nei fatti.
Lo storico DC "mai pentito", Ettore Bonalberti, in verità sulla larga analisi dei punti iniziali da Teofilo, preferisce sorvolare, o meglio tace, anche perché difficilmente sono contestabili, ed invece si sofferma sulla parte più specificatamente politica valoriale.
Riparte dal 2011, periodo nel quale lo vide protagonista in prima linea, per ricostruire la DC e poi laconicamente denunzia come la nobile storia della DC, in questo ultimo periodo , è stata cambiata in brutta cronaca giudiziaria , con ricorsi, contro ricorsi, e con azioni banditesche per bloccare la rinascita di questa.
Rileva come il compito della sana politica e dei partiti , dovrebbe essere l'assunzione di responsabilità, che trova il suo epigono e punto di equilibrio degli interessi e dei valori, che fu è e sarà soprattutto per la DC il suo programma.
Conclude: da soli non si va da nessuna parte e la DC deve concorrere al programma della Federazione.
Mi permetto di fare da sacrestano e non da Eminenza, come lo sono per autorevolezza e storia personale Teofilo e il dc non pentito Bonalberti, alcune note.
Non vi è alcun dubbio, come denunzia Teofilo, che tra le file dei democristiani vi siano coloro che per disposizioni ricevute da potenti convitati di pietra, lavorano e agiscono perché : " LA DC NON SA' DA FARE " , (vedi la sparizione dei suo immenso patrimonio), mentre altri pongono il problema di un possibile isolamento dei democristiani e che la storia odierna avrebbe da tempo cancellati come tali.
Una Federazione Popolare DC, è un tentativo di confederare partiti o movimenti o gruppi che furono, sono e saranno democristiani , altrimenti la Federazione non dovrebbe appellarsi : "POPOLARE DC", ma se si vuole costruire "un nuovo soggetto politico " e non " un soggetto politico nuovo ", la dizione va cambiata .
La DC è colei che è ed esiste ed è vegeta e i democristiani vogliono essere considerati: "UTI CIVES" .
Non vi è alcun dubbio che anche i democristiani hanno anche il compito e non solo religioso, di intervenire e perciò sono contro ogni ritualismo e pressappochismo e in difesa degli ideali cristiani ed in ciò appunto e veramente e sostanzialmente potrà attuarsi una unità di intenti e di valori.
Tutto nella vita politica è possibile, anche se a volte si sconfina ai margini del lecito, ma una cosa il politico onesto e coerente non può fare, se non ferendo a morte il suo decoro e dignità: abbandonare e tradire la propria madre politica dalla quale ha succhiato il latte , anche da adulto e che lo ha generato, difeso e nutrito.
Certamente il DC "mai pentito" Bonalberti, sono fiducioso, non abbandonerà mai la sua madre DC., perché è appunto onesto e coerente.
Alberto Alessi
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Ettore Bonalberti replica ad Alessi
Caro amico Alberto,ti ringrazio per il tuo intervento che allarga il confronto, al fine di non ridurlo a un ping pong tra Teofilo e…... don Chisciotte. Cerco di esemplificare le questioni:a) non esiste, almeno per me, una dicotomia tra DC e Federazione Popolare dei DC, poiché considero essenziale la partecipazione della DC al progetto della Federazione Popolare DC per le seguenti ragioni:se restiamo da soli nell’autoreferenzialità esclusiva dei DC ti chiedo:a) con quale simbolo ci presentiamo, considerato che l’uso elettorale appartiene sin qui all’UDC di Cesa e C.? Trovo interessanti le informazioni fornite da Luciani oggi con la sua ultima missiva e chiedo lumi al nostro Carmagnola e al bravo avv. Rapisarda sulla fondatezza delle sue asserzionib) credo condividerai quanto ho scritto più volte che con un sistema elettorale maggioritario, il voto potenziale dei nostri elettori si dividerà inevitabilmente in tre parti: destra, sinistra, astensionec) in caso di legge elettorale proporzionale, da soli come speriamo di superare lo sbarramento che ci sarebbe del 3-4 o 5 %?Come vedi da soli faremmo solo una nobile testimonianza validissima sul piano etico, inefficace su quello politico e istituzionale.