Non passa giorno senza che i mezzi della comunicazione non rilancino episodi di violenza o di derisione esercitati da uno o più persone in danno di un’altra. E più spesso di quanto non appaia ciò è fatto in modo tanto distruttivo della sua, da indurla ad azioni autolesioniste anche gravi, non riuscendo a intravedere altre vie di salvezza. È il bullismo.
Leonardo, solo 15 anni, ha messo fine alla sua breve vita con un colpo di pistola dentro un casolare di campagna nei pressi di Montignano, nel comune di Senigallia, in provincia di Ancona. Un gesto estremo, disperato e senza ritorno.
Dire bullismo significa definire un comportamento aggressivo caratterizzato da azioni violente e intimidatorie, da oppressione fisica o psicologica da parte di una persona o di un gruppo nei confronti di una o più vittime che hanno difficoltà a difendersi, con lo scopo di esercitare potere o controllo appunto sulla vittima. Come tutte le forme di persecuzione, anche il bullismo è caratterizzato da episodi prevaricazioni, soprusi, persecuzioni e atti di violenza ripetuti nel tempo e con una certa frequenza, tali da instaurare emozioni negative nella vittima che le subisce.
In buona sostanza dire bullismo si deve proprio pensare e un aggressore (il bullo) e a una vittima (colui che subisce l’aggressione). Perché si possa parlare di bullismo, occorre che le azioni aggressive siano connotate da vera e propria persecuzione. Inoltre occorre ravvisare una “differenza di potere” (asimmetria di potere) tra la vittima e il persecutore dovuta a differenza di età e di forza fisica.
Da queste prime battute non sarà difficile comprendere che la vittima del bullo non è sottoposta solo a sofferenza fisica, in caso di maltrattamento fisico, ma soprattutto psicologica a causa delle umiliazioni, dell’esclusione sociale, della frustrazione.
Ma chiediamoci: quali sono i comportamenti offensivi e violenti del bullismo che colpisce i ragazzi dai 12 ai 17 anni? Indicativamente è possibile ravvisare alcuni atteggiamenti di prevaricazione più ricorrenti quali:
- azioni fisiche: aggressioni, spintoni, far cadere; appropriazione o danneggiamento di oggetti altrui;, forme più gravi di violenza fisica a mano libera o con quale oggetto contundente;
- comportamenti verbali, che comprendono offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti; prese in giro che possono riguardare aspetti di personalità, caratteristiche fisiche (anche handicap o colore della pelle) e aspetti relativi agli orientamenti sessuali/affettivi;
- comportamenti indiretti, che costituiscono la modalità più subdola di bullismo, spesso basata sul pettegolezzo, sulla calunnia e miranti ad isolare ed escludere dal gruppo i destinatari.
Una attenzione specialissima occorre rivolgerla al bullismo mediante rete sociale (sms, mms, foto, video, e-mail, chatt rooms, istant messaging, siti web, telefonate). Il bullo cybernauta agisce molto subdolamente: agisce scaltramente in maniera anonima, non si farà mai vedere; inoltre dispone di un notevole controllo della vita privata della vittima; colpisce la vittima esponendola al ludibrio di un pubblico vasto (il pubblico potenzialmente smisurato della rete!).
Al contrario, la vittima è pressoché impossibilitata a difendersi. Occorre avere sempre presente una informazione basica: una notizia, una immagine, un video immessi nella rete non si controllano mai più! Questa consapevolezza conduce spesso la vittima a gesti insani non sopportando il danno di immagine e morale che le notizie/immagini immessi in rete provocano.
Ma vi è una secondo domanda alla quale merita rispondere per avere chiari non solo i comportamenti del bullo, ma anche la sua identità: dunque, chi è il bullo? cosa induce un soggetto a comportarsi da bullo? Non entrerò specificamente in un contesto psicologico e della psicologia del profondo; sia sufficiente, nell’economia di questo contributo, definire a grandi linee il bullo come soggetto che ha uno scarso concetto di sé; una concezione limitata di sé, una opinione non positiva delle sue capacità e del suo porsi nei vari ambiti della vita. Generalmente i bulli, dietro la loro apparente sicurezza, mostrano dei problemi relazionali.
Per cui sembra possibile affermare che il comportamento prepotente posto in essere dal bullo gli consenta di fargli guadagnare potere, ammirazione e attenzione e, un deciso miglioramento dell’immagine di sé. In buona sostanza il bullo è un soggetto affetto da narcisismo, da manie di grandezza e dalla voglia di apparire derivante dalla propria autostima.
Come difendersi dal bullismo?
Occorre trovare il coraggio per rompere il silenzio e raccontare quanto la vittima ha subito. Occorre superare la vergogna, il senso di colpa e la paura di ulteriore violenza. Data la difficoltà è bene anche che chi vive attorno alla vittima riesca a cogliere i segnali di sofferenza. Vi sono, infatti, dei segnali che consentono di intuire che un ragazzo sia vittima di bullismo. Ovviamente vi sono segnali esterni quali ematomi, contusioni, lividi. Oggetti personali resi inservibili, o scomparsi.
Tuttavia ad alcuni comportamenti deve essere data la massima attenzione e debbono essere colti con la massima urgenza: chiusura sociale, tristezza, perdita di interessi; una carenza improvvisa di energie, problemi legati al sonno, la modifica delle abitudini alimentari; rifiuto di parlare e condividere esperienze e un cambio improvviso nel modo di essere, ecc.
Anche alcuni atteggiamenti esterni debbono essere registrati e valutati: un calo improvviso del rendimento scolastico, il rifiuto di andare a scuola, la rarefazione delle uscite con i coetanei. Infine occhio al cellulare, al tablet, al computer. Il bullo spesso ricatta e/o controlla la vittima tramite la rete sociale.
Si tratta di cogliere e accogliere questi disagi senza giudicare, anche quando i ragazzi non riescono ancora a parlarne. È fondamentale che essi vivano l’ambiente familiare come un luogo sicuro per sentirsi liberi di esprimere se stessi e riuscire a ricevere fiducia.
È importante aiutare l’adolescente a costruire amicizie costruttive e a lavorare sulla sua autostima, sulle proprie capacità e sull’affermazione del sé al fine di ridurre gli effetti dei soprusi.
Il sostegno psicologico può essere un grande aiuto per imparare a non essere vittima delle prepotenze, acquisire maggiore consapevolezza di se stessi e sviluppare adeguate abilità relazionali.
Ma il primo modo per difendersi dal bullismo è quello di comprendere che la violenza, sotto qualsiasi forma, non è mai accettabile, che nessuno è un soggetto sbagliato, semmai differente dagli altri; che le caratteristiche personali rendono unici e irripetibili e che ognuno di noi merita rispetto, e è libero di affermare le proprie idee i opinioni.
Teofilo