Viviamo una fase politica caratterizzata da partiti che, in larga misura, sono molti distanti da quanto indicato dall’art.49 della Costituzione in materia dei democrazia interna.
Lo sfascio dei partiti della Prima Repubblica (1948-1993) e l’avvento del partito-azienda berlusconiano sino al partito etero diretto del M5S della Terza Repubblica, dopo la lunga stagione forza-leghista della seconda, segna il suo limite nella crisi della politica, dopo le soluzioni trasformistiche dei governi giallo verde-Conte 1 e giallo rosa-Conte 2, e la formazione del governo Draghi “senza vincoli di formula politica”.
Trattasi di un momento nel quale si assiste a un tentativo di riposizionamento delle forze politiche, interessate da processi di riassestamento delle loro leadership, tanto nel PD, come nel M5S e nella stessa Lega. Discorso a parte per la destra estrema di Fratelli d’Italia saldamente ancorata alla leadership dell’On Giorgia Meloni.
Analogo processo è da diverso tempo avviato nell’area politica cattolico democratica e cristiano sociale italiana, nella quale si assiste a un grande fermento nei diversi movimenti, gruppi, associazioni che costituiscono il retroterra sociale e culturale di quest’area, mentre sul piano più propriamente politico e partitico, più avanzato è il progetto di ricomposizione avviato dalla Federazione Popolare dei DC e dagli amici raccolti attorno al manifesto Zamagni: Insieme, Rete bianca e Costruire insieme.
Di fronte al dominio esercitato a livello globale, almeno sul fronte occidentale, dal turbo capitalismo finanziario, le uniche due culture che in questo momento si affermano come alternative, sono quelle espresse dagli orientamenti pastorali della dottrina sociale cristiana e quelle ecologiste che trovano la loro traduzione politico partitica nei diversi movimenti Verdi presenti in Europa, specie in Germania e Francia. Diffusa e importante è anche la tradizione verde italiana, seppur frastagliata nelle sue diverse espressioni; originalissima negli orientamenti espressi sin dagli anni’80 da Alexander Langer, Gianfranco Amendola ed Enrico Falqui, i primi tre eurodeputati verdi, insieme a quelle vissute dagli amici fratelli Boato della mia città di Venezia : dallo scomparso Stefano, a Marco e a Michele. Di più antica derivazione quella politica cattolica democratica e cristiano sociale, che affonda le sue origini nella dottrina sociale cristiana: dalla Rerum Novarum, prima enciclica che, con Papa Leone XIII affrontò i temi connessi alla prima rivoluzione industriale, che ispirò la formazione del PPI di Sturzo; alla Quadragesimo Anno e le successive giovannee (Mater et Magistra e Pacem in terris) e paolina (Populorm progressio) e a quella di Papa San Giovanni Paolo II: Centesimus Annus. Quest’ultima è la prima che affronta i temi collegati al fenomeno della globalizzazione; temi che sono più direttamente oggetto delle analisi e degli orientamenti pastorali della “Caritas in veritate” di Papa Benedetto XVI e “Laudato Si” e “Fratelli tutti” di Papa Francesco.
Ecco perché, oggi come nel passato, spetta a noi, eredi del cattolicesimo politico democratico e cristiano sociale, il dovere di tradurre nella città dell’uomo gli orientamenti pastorali indicati, soprattutto, dalle due ultime encicliche, che, accanto alla cultura dell’area ecologista-verde, costituiscono le interpretazioni più avanzate del pensiero critico rispetto alla storture presenti nell’età del turbo capitalismo finanziario. Un capitalismo che ha rovesciato, come sostiene il prof. Zamagni, il principio del NOMA (Non Overlapping Magisteria). Un rovesciamento che ha determinato l’egemonia-dominio della finanza sull’economia reale e la subordinazione, fino a un ruolo del tutto subordinato e ancillare della politica, con la riduzione della stessa democrazia e un ectoplasma, sempre più privo di significato e di ruolo autonomo prevalente.
Molto opportunamente l’amico Gianfranco Rotondi, nel Novembre scorso, ha organizzato a St. Vincent un seminario nel quale ha chiamato a confrontarsi una serie di esponenti rappresentanti delle culture democratiche, popolari, ecologiste, liberali e riformiste, sui temi indicati dalla “Laudato SI”. Credo si debba proprio ripartire da lì, tanto sul piano degli incontri possibili tra i diversi movimenti e gruppi delle diverse aree politiche in sede locale, quanto a livello dei parlamentari che si richiamano a queste stesse culture, interessati a dar vita a un gruppo parlamentare di centro, alternativo alla destra populista e nazionalista e distinto e distante da una sinistra senza più identità. A livello locale si potrebbero sperimentare, sin dalle prossime elezioni amministrative, liste unitarie civiche, così come a livello parlamentare un rinnovato centro come auspicato.
Al deserto delle culture politiche degli attuali partiti, l’avvio di un progetto popolare, ecologista, liberale e riformista, sostenuto dagli orientamenti ideali descritti, rappresenterebbe un bel salto in avanti per la politica, corrispondente alle attese di una vasta platea di cittadini, elettrici ed elettori dell’Italia, al Nord come al Sud del Paese.
Ettore Bonalberti