Oscar Luigi Scalfaro nacque a Novara il 9 settembre 1918, figlio del barone Guglielmo e di Rosalia Ussino. All’età di 12 anni Scalfaro si iscrisse alla GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). Fu molto attivo nella FUCI, che in quegli anni raccoglieva i maggiori esponenti della futura classe politica cattolica. Si laureò in Giurisprudenza nel 1941 all’Università Cattolica di Milano. Il 26 dicembre 1943 si sposò a Novara. La moglie, Mariannuzza Inzitari, morì, all’età di appena 20 anni, nel dare alla luce la loro unica figlia, Marianna. A 26 anni Scalfaro si ritrovò pertanto vedovo e con una figlia.


Nel 1946 iniziò la propria attività politica. Fu eletto a Torino nell’Assemblea Costituente, presentandosi come candidato indipendente nella lista della Democrazia Cristiana, Egli stesso scrisse di non aver mai avuto vocazione per la politica e di essersi trovato nella Costituente senza alcuna attrattiva per “quel mestiere”.

All’interno della DC, pur nutrendo una grande stima, ricambiata, per Alcide De Gasperi, ebbe come punto di riferimento Mario Scelba, che lo chiamò a ricoprire nel suo Governo il ruolo di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e al Turismo e Spettacolo.

All’inizio degli anni sessanta, Scalfaro si oppose fermamente alla cosiddetta “apertura a sinistra”, all’ingresso cioè nel governo del Partito Socialista.

Negli anni '50 assume numerose cariche di governo: Sottosegretario al Ministero del lavoro e della previdenza sociale nel I Governo Fanfani (1954), Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel Governo Scelba (1954-1955), quindi Sottosegretario al Ministero di grazia e giustizia nel I Governo Segni e nel Governo Zoli (1955-1958).
Durante la III legislatura è presidente della Commissione affari della Presidenza del Consiglio, affari interni e di culto, enti pubblici dal 1958 al 1959, è poi Sottosegretario all'interno nel II Governo Segni, nel Governo Tambroni e nel III Governo Fanfani (1959-1962).

Nel 1972 ricoprì l’incarico di Ministro dei Trasporti nel primo governo Andreotti e di Ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo Andreotti.

Si batté contro l’approvazione della legge Fortuna – Baslini, che introdusse in Italia il divorzio, e sostenne il ricorso al referendum abrogativo della stessa legge nel 1974, nel quale comunque vinsero i “NO”.

Ricoprì molte cariche di governo nei primi anni del centro-sinistra. Dal 1975 al 1983 fu anche Vice-Presidente della Camera dei Deputati.
Nel 1977 fu firmatario di un documento con cui si chiedeva al proprio partito di abbandonare la linea portata avanti dall’allora segretario Zaccagnini che andava in direzione del cosiddetto “compromesso storico”.
Nel 1983, nel governo Craxi, divenne Ministro dell’Interno, mantenendo tale carica fino al 1987. In quel periodo dovette affrontare numerose emergenze legate al terrorismo e alla recrudescenza dell’attività mafiosa.

Venne eletto Presidente della Camera dei Deputati il 24 aprile 1992, ma restò in carica per poco tempo in quanto lo stesso anno l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga si dimise.

Dopo quindici votazioni andate a vuoto (13-23 maggio), anche sotto la spinta emotiva della strage di Capaci del 23 maggio, il Parlamento in seduta comune elegge Scalfaro alla massima magistratura del Paese al sedicesimo scrutinio, con 672 voti su 1002 votanti. Presta giuramento come Capo dello Stato il 28 maggio.

Durante il suo settennato dovette fronteggiare problematiche di grande rilievo, come “Tangentopoli”, il decreto sul finanziamento illecito ai partiti, i “fondi neri” del SISDE, distinguendosi sempre per un atteggiamento di rigore e di grande rispetto per la Costituzione.

Il suo mandato presidenziale si concluse il 15 maggio 1999. Successivamente divenne Senatore a vita in quanto Presidente emerito, aderendo al gruppo misto.
Anche dopo la scadenza del mandato presidenziale, Scalfaro continuò la sua attività politica, e continuò a presentare diversi disegni di legge, tra cui quello sull’emigrazione, continuando a partecipare in tutta Italia a numerosi incontri in difesa della Carta Costituzionale e sull’impegno dei cattolici in politica.

Parallelamente promosse diverse iniziative nel campo della formazione dei giovani alla vita politica. Dal 2002 al 2011 ricoprì anche la carica di Presidente dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia.
Nel 2006 venne nominato Presidente del Comitato “Salviamo la Costituzione”, oltre che capo del Comitato del No per il Referendum sulla Riforma Costituzionale.
In apertura della XV Legislatura, in qualità di Senatore più anziano, svolse anche le funzioni di Presidente provvisorio del Senato della Repubblica fino all’elezione del nuovo Presidente.

Morì il 29 gennaio 2012 all’età di 93 anni.

Redazione Il Popolo

Fonti: Camera dei Deputati e Missionari della regalità

che si ringraziano