Seguo le vicende politiche italiane da “vecchio DC non pentito”, nel mio buen retiro mestrino, come un “osservatore assai poco partecipante” che raccoglie le sue informazioni da amici più giovani e ben presenti nelle vicende romane. Con l’ultima mia nota mi attendevo qualche risposta, in particolare dall’amico Mario Mauro, con il quale, insieme al compianto on Potito Salatto, ho concorso alla nascita del movimento-partito dei Popolari per l’Italia.

Sin qui da Mauro un silenzio incomprensibile che, conoscendo l’amico Mario, non vorrei fosse legato a condizionamenti dovuti a oggettive difficoltà presenti anche per lui, quanto all’obbligo della raccolta delle firme, o, peggio, ad eventuali condizionamenti esterni, che lo trattengono dal compiere scelte più rischiose rispetto a quella di un’eventuale candidatura personale in una lista di centro destra.

Avevo suggerito agli amici di Iniziativa Popolare, con i quali condivido strategia e tattica in questa complessa fase della vicenda politica italiana, di promuovere la raccolta delle firme per una lista unitaria dell’area cattolica: democratica, liberale e cristiano sociale, ma, di fronte alle oggettive difficoltà, si è preferito valutare altre strade percorribili come quelle da me endicate nell’ultimo articolo.

Ho sempre creduto che rispetto all’obiettivo strategico di un centro politico nuovo alternativo alla destra nazionalista e sovranista oggi dominante nella versione meloniana, sia indispensabile la discesa in campo di una forte componente organizzata dell’area cattolica democratica, sperando che la legge proporzionale delle europee favorisse tale progetto.

Allo stato degli atti, invece, prendo atto che, dopo il surplace dei mesi scorsi, si stanno verificando azioni che non facilitano il processo.

Tempi Nuovi e Insieme annunciano un documento comune, che alcuni osservatori mi dicono non essere, in realtà, mai stato realmente sottoscritto; anche perché, se fosse vera la vulgata dell’amico Giancarlo Infante, sarebbe molto difficile comprendere come si potrebbero conciliare le posizioni europee nettamente omogenee al PPE di Insieme con quelle per il PSE di Fioroni e amici.

Sin qui le uniche certezze sono quelle della DC di Cuffaro-Grassi e degli amici di Iniziativa Popolare (Tassone, Gemelli, Orioli, Ruga con il sottoscritto) nettamente schierate con il PPE e il manifesto programma a sostegno di Ursula Von der Leyen.

Senza una netta presa di posizione di Mario Mauro e dei Popolari per l’Italia, è evidente l’esigenza di un accordo almeno tecnico operativo con Italia viva indispensabile, da un lato, per superare il vincolo della raccolta delle firme e, dall’altro, lo sbarramento del 4%. Un progetto questo che sarebbe assai facilitato se anche gli amici di Azione decidessero di superare le pregiudiziali, che l’On Calenda aveva a suo tempo espresso nei confronti della DC alle ultime elezioni comunali romane.

Alle europee si svolgerà una verifica importante per la politica non solo europea, ma anche per quella italiana, e, da parte mia, sono convinto che l’obiettivo più importante sarà quello di facilitare la nascita di una coalizione di centro ampio e plurale che non potrà che essere il risultato dell’accordo tra le grandi culture storico politiche che hanno fatto grande l’Italia: popolare, liberale, repubblicana, socialista, le quali insieme sono state alla base della fondazione del patto costituzionale.

Ecco perché ci permettiamo di reitare l’appello per un impegno politico attivo di Mario Draghi che, a nostro parere, potrebbe essere il vero federatore possibile di un tale schieramento di centro, espressione della mediazione tra gli interessi e i valori dei ceti medi produttivi e delle classi popolari, asse portante della tenuta del sistema politico istituzionale dell’Italia.

Corollario indispensabile a tale progetto, in ogni caso, rimane la nostra ricomposizione politica, senza la quale nessuna alternativa credibile potrà nascere al dominio dell’attuale destra nazionalista e sovranista, dalle posizioni ambivalenti e contraddittorie in politica estera e in quelle economico, sociali e istituzionali per il Paese.

Ettore Bonalberti