Con alcuni amici di area democratico cristiana e popolare è da tempo che perseguiamo il progetto di un centro nuovo della politica italiana che intendevamo dovesse essere: ampio, plurale, democratico, popolare, liberale, riformista, euro-atlantista, alternativo alla destra nazionalista e sovranista e distinto e distante dalla sinistra che, con la segreteria Schlein, ha assunto il carattere di un partito radicale di massa.
Era questo l’obiettivo specifico della Federazione dei DC e Popolari che, guidata con grande passione dall’On Giuseppe Gargani, non è riuscita a realizzarlo, per il venir meno dell’adesione di alcuni autorevoli amici; chi, per la più sicura collocazione nell’area della destra, come l’On Rotondi, chi, più legato alla propria realtà organizzativa della DC, come l’amico Grassi che, alla fine, ha consegnato la guida di quel partito al più attrezzato Totò Cuffaro, con lo spostamento definitivo a destra anche di quell’esperienza politica avviata insieme agli Onn. Silvio Lega, Luciano Faraguti, Clelio Darida e altri nel 2012.
E’ continuata, così, la lunga Demodissea della diaspora democratico cristiana esplosa dopo la fine del partito storico dello scudo crociato, che era stato l’architrave per quasi cinquant’anni della democrazia italiana. E’ di questi giorni l’annuncio del sen Matteo Renzi di avviare il progetto di una lista di Centro, alternativa alla destra e alla sinistra, per chiedere il consenso alle prossime elezioni europee.
Confesso che in questi anni sono state molte le ragioni di dissenso con il giovane leader di Rignano sull’Arno. La più importante, quella che ci portò a organizzare il Comitato dei Popolari per il NO alla “deforma costituzionale”; comitato con il quale offrimmo un buon contributo alla difesa della nostra Costituzione. Ora, però, ci troviamo di fronte a un fatto nuovo e interessante della vita politica italiana. Consumata l’unità di Italia Viva con Azione, un aggregato che avrebbe dovuto tenere insieme il partito di Renzi con quello di Calenda, entrambi caratterizzati da mutevoli e disinvolti atteggiamenti politico programmatici, Renzi ha annunciato un nuovo inizio.
L’unità del duo Calenda-Renzi non poteva durare, stante le diverse culture politiche di provenienza. Il primo, Renzi, figlio di una tradizione cattolico democratica, sostenuta da una giovanile esperienza ciellina, mentre il secondo, Calenda, aspirante interprete di un azionismo d’antan che, con le sue disinvolte piroette, aveva finito con l’assumere piuttosto il carattere di un “azionismo de noantri”, impregnato di una sistematica velleitaria idiosincrasia democristiana. Un’alleanza, insomma che, al di là degli immediati interessi organizzativo parlamentari, si è conclusa con un fallimento.
Alle elezioni europee varrà la legge elettorale proporzionale, una condizione che permette, da un lato, alle diverse culture politiche presenti nella realtà italiana di contarsi, e, dall’altra , con lo sbarramento al 4%, di favorire liste ampie di candidati che possano ragionevolmente concorrere al superamento di quel traguardo.
All’annuncio di Renzi dell’avvio del suo centro, ho espresso il mio interesse al progetto che, tuttavia, richiede alcuni chiarimenti di fondo, tenendo presente che noi DC e Popolari siamo interessati a collegarci alla migliore tradizione storico politica dei padri fondatori DC dell’Unione europea: De Gasperi, Adenauer, Monnet e Schuman, oggi tenuta in vita, seppur con qualche contraddizione, dai partiti di ispirazione DC in Europa, tra i quali, essenziali la CDU e la CSU di Germania.
Con questi partiti vogliamo, come anche ha sostenuto Renzi, portare avanti un progetto di riforma dell’Unione europea da declinare meglio sui principi della dottrina sociale cristiana, quali quelli della solidarietà, fraternità e sussidiarietà e per la costruzione di un’Europa federale nella quale debbano prevalere i valori democratici e popolari su quelli della finanza propri del turbo-capitalismo dominante.
Certo il Centro nuovo della politica italiana dovrà essere in grado di intercettare nel modo più ampio quanto esiste nell’elettorato del Paese, sia in quello attivo, e, ancor di più, in quello sin qui renitente al voto. L’elettorato, cioè, di area democristiana, popolare, liberale, riformista socialista e repubblicana, e per far questo si richiede che debba essere applicato integralmente nel partito quanto indicato dall’art.49 della Costituzione. Il sistema delle regole democratiche dovrà essere alla base della sua vita interna, così come sul piano programmatico dovremo saper indicare soluzioni rivolte al bene comune nel rispetto dei principi fondamentali della Costituzione repubblicana.
Se Renzi fosse disponibile a sviluppare la propria azione nel rispetto di questi orientamenti credo che dalla composita area politica cattolico democratica, liberale e cristiano sociale, dovrebbe giungere una risposta positiva al suo invito.
Ettore Bonalberti