IL POPOLO

Politica

Mino Martinazzoli nacque a Orzinuovi il 30 novembre 1931 e morì a Brescia il 4 settembre 2011. Fu Senatore della Repubblica Italiana nelle Legislature VI, VII, VIII e XI. Deputato della Repubblica Italiana nelle Legislature IX e X. È stato Ministro di Grazie e Giustizia dal 1983 al 1986 nel Governo Craxi; Ministro della Difesa nel Governo Andreotti VI: Ministro per le Riforme Istituzionali e per gli Affari Regionali nel Governo Andreotti VII. Segretario Politico Nazionale della Democrazia Cristiana dal 1992 al 1994 e Segretario del Partito Popolare. A Martinazzoli si deve riconoscere il merito di una tenace e originale “reinvenzione” dell’esperienza democratico cristiana. Il suo realismo non escludeva la speranza. Realismo e speranza, dunque, ma anche rivendicazione orgogliosa dell’essere dalla parte giusta, da democratici e da cristiani, senza la corazza dell’integralismo o peggio ancora dell’arroganza. Questo stile, legato strettamente alla sostanza, rende attuale e stimolante la testimonianza politica di Martinazzoli.
Riccardo Misasi fu uomo sapiente, dai tratti gentili e sinceri sempre ispirati dalla volontà di concorrere all’equilibrio e alla ricomposizione dei contrasti. Un politico che nei suoi interventi rivelava una capacità di eloquenza che lo rendeva unico tra i molti esponenti politici della DC. Nacque a Cosenza il 14 luglio 1932. È deceduto a Roma il 21 settembre 2000 all’età di 68 anni colto da un arresto cardiaco improvviso. Fu Deputato della Repubblica Italiana nelle Legislature III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X e XI. È stato Ministro del Commercio con l’estero dal 1969 al 1970 e Ministro della Pubblica Istruzione dal 1970 al 1972 e dal 1991 al 1992. Tra il 1988 e il 1989, durante il Governo De Mita, fu Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ministro degli interventi straordinari per il Mezzogiorno nel Governo Andreotti VI, si dimise il 26 luglio 1990. Fu Riccardo Misasi, il politico democristiano cui Moro dal carcere delle BR inviò la lettera nella quale chiedeva di intervenire nella DC, con tutte le argomentazioni giuridiche e politico istituzionali insieme a quelle etico morali più opportune per favorire la sua liberazione. L’on. Misasi questo seppe indicare a tutta la comunità democratico cristiana calabrese, ossia la capacità e la volontà di “guardare al futuro con cuore antico”.
Giovanni Goria nacque ad Asti il 30 luglio 1943, dove morì il 21 maggio 1994. Nel 1976 fu eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, e nel 1981 fu sottosegretario al Bilancio per un anno. Fu Ministro del Tesoro (1982-1983 con il Governo Fanfani V, 1983-1986, con il Governo Craxi I, 1986-1987 con il Governo Craxi II), Ministro del Tesoro e Ministro del bilancio e della programmazione economica (ad interim) nel 1987. Fu il più giovane Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, dal luglio 1987 ad aprile 1988. In quel periodo ricoprì anche la carica di ministro senza portafoglio per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno. Nel 1989 venne eletto al Parlamento europeo, ma si dimise due anni dopo per diventare Ministro dell’agricoltura e delle foreste nel Governo Andreotti VII. Nel governo successivo, di Giuliano Amato, ricoprì il ruolo di Ministro delle Finanze, e quando il governo Amato.
Paolo Bonomi nasceva a Romentino, in provincia di Novara in Piemonte, il 16 Giugno 1910, da una famiglia di agricoltori. Laureato in scienze economiche e commerciali, manifestò sin da giovane interesse e passione per le problematiche sociali. Passò alla storia del nostro Paese come il fondatore della Coldiretti che riuscì a dare nel dopoguerra a otto milioni di coltivatori italiani e alle loro famiglie, fino allora più o meno dimenticati ai margini della società, un'identità precisa e un sistema giuridico e normativo al pari degli altri cittadini italiani. E tutto questo difendendo e promuovendo, sia a livello associativo che parlamentare, gli interessi degli agricoltori. E nel 1950 la riforma agraria!
Moderna, rigorosa, appassionata sostenitrice dei diritti delle donne Angela Maria Guidi affrontò le difficoltà e le ostilità del suo tempo con generoso impegno lasciandoci un’eredità preziosa. Sono anni difficili quelli in cui visse la sua giovinezza perché coincidono con lo scoppio della Grande Guerra la cui durata, più lunga del previsto, fece sentire da subito i suoi effetti, soprattutto in ambito socio-economico. Molti posti di lavoro negli uffici, nelle fabbriche, nelle industrie tessili, persino in quella bellica e nella produzione agricola rimasero scoperti. Le inderogabili necessità produttive posero tutti i governi di fronte a un dilemma: rinunciare a un gran numero di richiamati o utilizzare una forza lavoro, mai finora sperimentata, quella femminile. Si predilesse quest’ultima strada.
Cesare Trebeschi è nato a Brescia i 21 agosto 1925, dove è morto il 10 aprile 2020. La vita di Cesare Trebeschi è forse l’itinerario più compiuto del Novecento e dell’affaccio alle contraddizioni del secolo nuovo. La sua è la biografia esemplare della cittadinanza. Per le radici, la catena delle generazioni, la testimonianza e la partecipazione. Capace di tenere insieme ragioni e passioni, lucidità di giudizio e pietà di comportamento. Una lunga vita di scelte quotidianamente praticate per non perdere l’orientamento, per non dimenticare dove vogliamo andare, e dove siamo finiti. Con l’attenzione alla verità, senza melodrammi, senza angosce, consapevole della gracilità della condizione umana.
Achille Grandi nasce nell’agosto del 1883 e lo si può tranquillamente definire come un coraggioso e coerente anticipatore del pensiero e della tradizione del cattolicesimo sociale nell’agone politico. Animato da una forte passione religiosa, Grandi iniziò sin da giovanissimo ad organizzare le masse cattoliche seguendo le indicazioni che provenivano dall’Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone Xlll. E, di conseguenza, iniziò anche ad impegnarsi nelle nascenti organizzazioni sindacali cattoliche emulando un po’ l’esperienza, nella sua zona, delle organizzazioni del Partito socialista italiano.
Giulio Pastore appartiene a quella generazione di cattolici impegnati in politica che hanno fatto un percorso all’insegna della coerenza culturale, della profonda adesione ai valori della dottrina sociale della Chiesa e della totale dedizione agli altri. Quella che un tempo si definiva “il prossimo”. Nato nel 1902, Pastore è parlamentare nella circoscrizione piemontese Torino/Novara/ Vercelli ininterrottamente dal 1948 al 1969 e ricopre il prestigioso ruolo di Ministro in tutti i governi che si succedono tra il 1958 il 1968. È stato fondatore e primo segretario nazionale della Cisl che ha guidato dal 1950 al 1958.
Franco Restivo nasce a Palermo nel 1911. I Restivo erano tra le prime famiglie di Palermo per il prestigio culturale e per il censo. Il padre di Franco, Empedocle, professore di università e avvocato di grido, fu eletto alla Camera prima del fascismo. Franco Restivo, al pari di suo padre, esercitò l'avvocatura, e fu nominato professore all'università di Palermo. Dal 1943 fu docente di diritto costituzionale e successivamente docente di diritto pubblico nell’ Ateneo cittadino, insegnamento che mantiene fino alla sua morte. Dunque in casa sua si masticavano all’unisono diritto e politica. Restivo è un siciliano che amava la terra di Sicilia e la sua millenaria storia. Viveva a Palermo, ma volentieri, specialmente dopo il distacco dalla politica attiva, andava a trascorrere lunghi periodi in una sua fattoria nel Messinese, dove arricchiva di continuo una prestigiosa raccolta di libri di autori siciliani.
Maria Badaloni nacque a Roma il 16 dicembre 1903. Morì a Roma il 26 maggio 1994. Impegnata politicamente nella Democrazia cristiana, alle elezioni politiche del 1953 venne eletta alla Camera dei deputati per la circoscrizione del Lazio, poi riconfermata ininterrottamente nelle Legislature II, III, IV e V. Dal 15 dicembre 1959 al 12 dicembre 1968 fu sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica con delega ai problemi legislativi e amministrativi della scuola elementare e di quella materna. Nel 1972 decise di non ricandidarsi per favorire «un avvicendamento favorevole all'avvento di nuove energie".