Maria Badaloni nacque a Roma il 16 dicembre 1903. Dal 1927 al 1946 fu insegnante elementare nel quartiere romano di S. Lorenzo. Laureata in Pedagogia, fin dalla giovinezza fece parte della Gioventù femminile di Azione cattolica, della quale divenne dirigente diocesana e nazionale. Fu impegnata, in particolare, nella Sezione maestri di Azione cattolica, che dopo lo scioglimento dell'Associazione magistrale «Tommaseo» nel 1930 aveva raccolto le forze magistrali cattoliche.

Subito dopo il 1943, la Badaloni partecipò alle iniziative del mondo cattolico che portarono alla fondazione di svariati sodalizi come le ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani), il CIF (Centro italiano femminile) e il SINASCEL (Sindacato nazionale scuola elementare), di cui fu vicesegretario nazionale fino al 1947. Il suo nome è tuttavia associato soprattutto alla fondazione, intrapresa insieme a Carlo Carretto tra il 1944 e il 1945, dell'AIMC, Associazione italiana maestri cattolici, di cui divenne presidente nazionale nell'ottobre 1946, carica tenuta fino al 1971.

Impegnata politicamente nella Democrazia cristiana, alle elezioni politiche del 1953 venne eletta alla Camera dei deputati per la circoscrizione del Lazio, poi riconfermata ininterrottamente fino al 1972, quando decise di non ricandidarsi per favorire «un avvicendamento favorevole all'avvento di nuove energie». Componente della commissione istruzione della Camera dei deputati, dal 15 dicembre 1959 al 12 dicembre 1968 ricoprì l'incarico di sottosegretario alla P.I. con delega ai problemi legislativi e amministrativi della scuola elementare e di quella materna.

L'impegno della Badaloni sia come fondatrice e presidente dell'AIMC, sia come parlamentare e sottosegretario, fu innanzitutto rivolto a portare a compimento la battaglia contro l'analfabetismo, a risanare le precarie condizioni della scuola elementare del dopoguerra, a migliorare lo stato giuridico ed economico dei maestri e la loro preparazione professionale e culturale.

Convinta che l'AIMC dovesse assumere la configurazione di organizzazione cattolica ed operare in stretto collegamento con le autorità ecclesiastiche, difese la presenza e il ruolo della scuola cattolica sia come risorsa istituzionale per garantire, sviluppare e diffondere la cultura nella società, sia come presupposto per il riconoscimento dei diritti naturali della persona e dei genitori. In linea con i princìpi sanciti dalla Costituzione, la B. e la stessa AIMC sostennero lo sviluppo, non di un sistema scolastico non statale parallelo e concorrenziale a quello statale, ma di un «sistema integrato» di istituzioni scolastiche dello Stato e della comunità, equamente finanziate.

Fin dal primo congresso nazionale dell'AIMC (1946), la B. aveva avanzato e poi fortemente difeso la proposta di istituire per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, accanto alla scuola media e alla scuola di avviamento professionale, una scuola post elementare a carattere popolare e pre-professionale, da affidare ai maestri elementari. Tale proposta, avversata dall'UCIIM e dal suo presidente, Gesualdo Nosengo, nasceva non tanto da una concezione socialmente conservatrice, ma da una visione realistica dell'istruzione in Italia, dove era ancora alto il tasso di evasione dall'obbligo soprattutto da parte dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni.

Nonostante il diretto coinvolgimento nella vita parlamentare e in quella governativa, la Badaloni mantenne una propria autonomia di giudizio ed un'attenzione non solo verso le esigenze della scuola elementare e della classe magistrale nello specifico, ma anche e soprattutto verso le prospettive di rinnovamento del sistema scolastico in una dimensione sociale, democratica e partecipativa.

L'ultimo suo impegno politico si svolse in margine allo stato economico e giuridico del personale della scuola e all'istituzione degli organi collegiali di partecipazione democratica al governo della scuola (1973-1974).

Oltre a numerosi scritti sulla stampa associativa e alle relazioni presentate nei congressi dell'AIMC, lascia due libri, Vocazione secolare e impegno professionale (1980) e Impegno secolare e impegno sociale e politico (1981) nei quali compie una riflessione della sua esperienza di credente, di donna di scuola e di donna impegnata nella vita pubblica.

Maria Badaloni morì a Roma il 26 maggio 1994.

Redi Sante Di Pol

per gentile concessione dell’AIMC