Giulio Pastore appartiene a quella generazione di cattolici impegnati in politica che hanno fatto un percorso all’insegna della coerenza culturale, della profonda adesione ai valori della dottrina sociale della Chiesa e della totale dedizione agli altri. Quella che un tempo si definiva “il prossimo”.
Nato nel 1902, Pastore è parlamentare nella circoscrizione piemontese Torino/Novara/ Vercelli ininterrottamente dal 1948 al 1969 e ricopre il prestigioso ruolo di Ministro in tutti i governi che si succedono tra il 1958 il 1968. È stato fondatore e primo segretario nazionale della Cisl che ha guidato dal 1950 al 1958. Giulio Pastore, con Carlo Donat-Cattin e Franco Marini, è stato tra i principali protagonisti della esperienza, della storia e della tradizione della sinistra sociale di ispirazione cristiana all’interno della Democrazia Cristiana svolgendo sempre un ruolo di difesa e di promozione dei ceti popolari, in particolare delle classi lavoratrici.
Sin dalla giovanissima età si impegna nell’associazionismo giovanile cattolico - per la precisione nella Giac, la Gioventù italiana dell’Azione cattolica -. Ha contrastato sin dall’inizio il regime fascista e, come conseguenza di questa sua coerenza personale e politica, dovette trasferirsi in varie città per sfuggire dalle rappresaglie della dittatura. Aderì immediatamente alla Dc e in qualità di segretario organizzativo ne gestì la campagna elettorale nelle elezioni del 1946 per l’Assemblea costituente alla quale venne eletto.
Primo segretario nazionale delle Acli, alla scomparsa del suo maestro Achille Grandi lo sostituì come responsabile della corrente sindacale cristiana della Cgil unitaria. Ben presto, però, Pastore si convinse dell’impossibilità di collaborare tra componenti così reciprocamente ostili e diede vita alla LCGIL, cioè alla Libera Confederazione Generale del Lavoro. Nel 1950 fu tra i fondatori della Cisl e diventa segretario generale sino al 1958, anno in cui entra nella compagine governativa dell’esecutivo guidato da Amintore Fanfani come Ministro per lo sviluppo del mezzogiorno e delle aree depresse del Centro Nord, avviando la stagione dell’intervento straordinario dello Stato nelle aree meridionali.
In quel contesto nei primi anni ‘60 concepì e realizzò col supporto della Cassa del mezzogiorno i Centri interaziendali di addestramento professionale nell’industria per favorire ed accelerare il processo di industrializzazione mediante la formazione professionale. Venne successivamente confermato in tutti i governi sino al 1968. Si dimise dal governo Tambroni nel momento in cui ebbe l’appoggio esterno del Movimento Sociale Italiano, appoggio che provocò poi i noti fatti di Genova.
Infine, Pastore fu profondamente legato sin dall’età giovanile alla sua terra natale, la Val Sesia dove ricoprì, nel secondo dopoguerra, gli incarichi istituzionali di Sindaco del comune di Varallo e di Presidente del Consiglio di Valle-Valsesia. Esempio, quest’ultimo, di coordinamento delle attività degli enti locali nelle zone dell’alta montagna piemontese.
Muore nell’ottobre del 1969.
Giorgio Merlo