Achille Grandi nasce nell’agosto del 1883 e lo si può tranquillamente definire come un coraggioso e coerente anticipatore del pensiero e della tradizione del cattolicesimo sociale nell’agone politico. Animato da una forte passione religiosa, Grandi iniziò sin da giovanissimo ad organizzare le masse cattoliche seguendo le indicazioni che provenivano dall’Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone Xlll. E, di conseguenza, iniziò anche ad impegnarsi nelle nascenti organizzazioni sindacali cattoliche emulando un po’ l’esperienza, nella sua zona, delle organizzazioni del Partito socialista italiano.
Contrario al ‘Patto Gentiloni’, nel 1914 si impegnò assiduamente sia nella direzione delle Opere cattoliche di Como e sia nella Lega cattolica del lavoro di Monza, assumendo anche l’incarico di Vice Presidente del Sindacato italiano tessile. Sindacato che aveva contribuito a far nascere nel 1908.
Nel 1918, invece, entra nell’esecutivo della Confederazione italiana dei lavoratori (la Cil), la neonata organizzazione sindacale cattolica guidata dal Presidente Giovanni Gronchi fino al 1922. Grandi guiderà la Cil dal 1922 al 1926 e raggiungerà quasi due milioni di iscritti. E in quegli anni, nel 1919, fu tra i principali protagonisti nel dar vita allo storico Partito popolare Italiano dove fu eletto Deputato nelle sue liste nella Provincia di Como.
Ma la sua battaglia frontale contro il fascismo - perchè Grandi capì sin dall’inizio la pericolosità del regime - lo portò ad essere molto polemico contro atteggiamenti eccessivamente accomodanti di molti cattolici nei confronti del fascismo stesso. Difese con forza le organizzazioni cattoliche dalle minacce delle Corporazioni fasciste e nel 1926 decise, pur di non scendere a patti, di sciogliere la Cil prima della pubblicazione ufficiale del decreto del governo fascista.
Fu critico, al riguardo, anche nei confronti dell’Istituto cattolico per le attività sociali per le tiepide posizioni che assunse nei confronti del regime. La sua intransigenza politica, culturale e morale lo portò al rifiuto di ogni collaborazione e collusione con il regime fascista e così, dal 1925 e sino al 1944, si guadagnò da vivere svolgendo l’attività di tipografo presso il Pontificio istituto delle Missioni estere a Milano.
Nel 1943, dopo la caduta del regime, Grandi viene nominato dal generale Badoglio Commissario straordinario della Confederazione dei lavoratori dell’agricoltura. Partecipò anche attivamente alla stesura del Patto di Roma, che era il risultato concreto dell’incontro delle tre storiche componenti politiche e sindacali per la ricostituzione del sindacato democratico ed unitario della Cgil elaborato da Di Vittorio per i comunisti, Buozzi per i socialisti e da Achille Grandi per i cattolici.
Grandi, contemporaneamente al progetto dell’unità sindacale, fondò nell’agosto del 1944 le Acli, diventandone per soli sei mesi il primo Presidente nazionale.
Secondo lo stesso Grandi le Acli dovevano assolvere il compito di rappresentare e formare le coscienze dei cattolici all’interno della Cgil unitaria. Aderì, infine, alla Democrazia Cristiana, fu nominato membro della Direzione nazionale come componente della corrente di sinistra che faceva capo a Giovanni Gronchi e fu eletto Deputato nella Assemblea Costituente.
Achille Grandi muore nel settembre del 1946.
Giorgio Merlo