Si è fatto un gran parlare dei “sei pilastri” che tanto enfaticamente sono stati sbandierati come “res nova” (non nuova DC e neppure DC nuova!) e di un "Manifesto di valori" ipotizzando una possibile riaggregazione di partitini e movimenti, per stare tutti insieme.
La compatibilità del proposito di fare un lavoro di ricerca dei punti di comunanza e di convergenza dei vari "partitini e movimenti", verso approdi ideologici comuni, appare assai impropria.
Trovare un'intesa sul contenitore centrista come frutto di un lavoro a tavolino, secondo un procedere tipico dei teoremi pitagorico-euclidei, in una materia, quella politica, che si plasma nel divenire degli eventi è cosa ardua e complessa anche se legata da un solo fine, il bene comune.
La politica è sì l’arte dello storicizzarsi ogni giorno, ma senza mai perdere il filo ideale di quella cultura e della tutela di quei valori che sono alla base del patto costituzionale, mirabilmente scolpiti nella nostra Costituzione.
Quella Carta è il nostro primo punto di riferimento. Come la sua strenua difesa e la sua piena attuazione deve essere il nostro precipuo dovere, preservandola da un'opera di smantellamento
Mentre più realistica può rivelarsi una confederazione di centro secondo linee comuni, pronta a predisporsi per alleanze programmatiche sia in una dimensione proporzionale che maggioritaria.
La Democrazia Cristiana non è un partito nuovo che deve presentarsi alla popolazione partendo da un "Manifesto di valori".
È il partito di De Gasperi, Sturzo, Moro, Fanfani, Zaccagnini, Piccoli e di una grande schiera di uomini e donne.
È il partito che ha celebrato 19 congressi svolti in modo democratico; è il partito che non ha mai rinnegato il manifesto iniziale di Camaldoli e soprattutto, per venire all'oggi.
È il partito che nel suo Statuto contiene i tratti essenziali della sua identità, cui ogni iscritto deve riferirsi e che nel suo ultimo Congresso di ripresa di attività dopo un lungo congelamento, nel 2018, ha riaffermato la sua ispirazione cristiana, che si traduce in principi di etica sociale definibili come "dottrina sociale della Chiesa cattolica".
La DC non è un nuovo partito del quale rendere pubblica una identità ideale, perché tale identità è assai chiara in più documenti, dalla sua storia, dai suoi uomini. Il riferimento alla dottrina sociale della Chiesa e l'ispirazione cristiana scritta nel suo Statuto già chiariscono l'identità. La sfida di oggi è andare oltre, in un programma non solo di valori, ma anche di orientamenti programmatici che con quei valori sono coerenti.
E è da questo riferimento primario che si ricavano orientamenti e obiettivi per il lavoro da fare. La DC ha persone che lavorano in preparazione del prossimo Congresso. Oltre che sul piano dei valori è anche sul piano programmatico che vanno impostati i dialoghi con altre forze politiche in vista della formazione di coalizioni.
Alcuni di questi orientamenti programmatici sono peraltro strettamente derivanti da valori che non sono negoziabili e che sono riassuntivamente riferibili alla "questione antropologica" (tutela della vita umana dal concepimento alla morte naturale, famiglia stabile fondata sul matrimonio di uomo e donna, libertà di educazione).
La regola morale della scelta del male minore se tutte le scelte possibili sono di male si applica anche nel caso della stipula di alleanze.
Ciò che occorre rilevare è un secondo equivoco che può nascere dalle proposte di una nuova formazione politica di centro, unendo area democratico-cristiana, liberale, riformista, ecologista.
Su valori e orientamenti programmatici attinenti alla "questione antropologica" vi è profondo disaccordo tra queste componenti, tali da non consentire di essere assunti come elemento di identità.
La vicinanza in merito ad altre questioni, come quella della globalizzazione o dell'economia sociale di mercato o della democraticità delle istituzioni o della tutela dell'ambiente naturale possono consentire alleanze, non di più.
Ancora una considerazione: il riferimento al pensiero sociale cristiano come elemento essenziale di identità non è proprio solo della Democrazia Cristiana. La diaspora politica, tra l'altro legittimata (ma non proposta) dal Concilio Vaticano II, ha generato piccole formazioni, disunite. Compito della riattivata DC è quello di ricomporre unità almeno tra quelle formazioni che lo vorrebbero se ci fossero condizioni adeguate.
Sistemi elettorali maggioritari ostacolano la ricomposizione e anche per questo la DC si è espressa per una revisione in direzione proporzionale della legge elettorale.
Per questo la DC ha sostenuto l'adesione alla Federazione popolare dei democratici cristiani, anche se le prove finora date sono state deludenti. Per questo la DC si fa promotrice di incontri e dialoghi e di unità in liste elettorali.
Non appare peraltro né saggio né giusto che, vista l'opportunità avuta di riattivare la DC, mai legalmente sciolta, si rinunci alla continuità con il partito che ha avuto grandi meriti e grandi uomini e donne, solo per rincorrere pulsioni di discontinuità.
Ma c’è di più. La teoria dei 6 pilastri è del tutto insufficiente per un’azione politica concreta ed incisiva.
Al normale elettore che gli andiamo a dire di caratterizzante per la DC del terzo millennio?
Forse che siamo a favore della Costituzione più bella del mondo? Ovvio.
Forse che facciamo nostra la Dottrina sociale della Chiesa? Ci mancherebbe altro!
Forse che veniamo dal popolarismo di Sturzo e De Gasperi? E da dove sennò!
Un normale elettore chiede e pretende molto di più dalla Democrazia Cristiana!
In altre parole chiederà di andare oltre le premesse, su cui siamo d’accordo, salvo dividerci rispetto ai provvedimenti fiscali o alla politica industriale, ai provvedimenti concreti sull’energia o a quelli sul sostegno alla famiglia (non l’elemosina cui abbiamo assistito con l’assegno unico).
Per non parlare delle corbellerie dei bonus, dell’assistenzialismo e dei provvedimenti spot che non dovrebbero lambire le scelte di quanti chiamati in chiusura a rispondere, anche se la coerenza di taluni non è, in merito, assoluta.
Si può essere d’accordo sulla prima pagina del libro (non completamente, perché dimenticare il cattolicesimo liberale e fermarsi solo al personalismo ed all’umanesimo integrale sarebbe da discutere – chi glielo dice alla Merkel che l’inizio della frattura tra i cristiani è il suo Martin Lutero come sostiene Maritain – ma è roba da topi di biblioteca, lasciamo stare): ma qui bisogna scrivere almeno altre cinquanta pagine. E sono la proposta per la soluzione di problemi concreti.
Va bene tutto, ma le bollette alle stelle fanno chiudere le aziende e il nostro Mattei la risposta ai problemi concreti la sapeva dare.
Torniamo anche a questo modo di fare e di stare in politica.
L’ultimo tentativo serio di sintesi culturale la Dc lo tentò col convegno di Lucca del 1967 presieduto da Augusto Del Noce. In quella sede si constatò l’impossibilità di una sintesi culturale tra cattolici democratici e cattolici conservatori / cattolici liberali… (o cattolici semplicemente non etichettati perché di serie B, mentre quelli democratici erano di serie A).
Non a caso l’artefice dell’ultima seria scissione tra Dc è stato l’allievo di Del Noce: Rocco Buttiglione, che ha constatato l’incompatibilità di posizioni lontane rese deflagranti in un sistema elettorale bipolare.
Unire culturalmente oggi tutto ed il contrario di tutto è davvero velleitario.
E' da auspicare che la Dc prosegua il filone culturale di Del Noce e Buttiglione, per il resto appare difficile partire dalla cultura dopo che già nel 1967 si era lontani sotto lo stesso tetto. Prioritaria è la politica!
Del resto dal 1967 in poi, proprio per le divisioni culturali, la Dc è stata una prassi politica con una cultura ingiustamente predominante (quella della sinistra interna cattolico democratica) che ha emarginato quella più autentica e consona alla Dc stessa, che era quella capace di attingere dal filone liberale e tradizionalista (queste repellenti definizioni servono solo per rendere chiaro il concetto, in realtà bisognerebbe verificare ogni singolo contributo, autore per autore, testo per testo, situazione per situazione). Infatti senatore della Dc è diventato Scoppola e non Del Noce.
Quindi occorre affrontare con molta prudenza la cultura! Quale?
A cura della Redazione