La situazione politica italiana risulta in atto alquanto complessa, nonostante il Governo goda di una almeno apparente stabilità e possa disporre di una ampia maggioranza parlamentare.
Certamente l'emergenza determinata dalla ripresa della pandemia e la necessità di garantire l'attuazione dei programmi previsti dal Pnrr, scoraggiano ogni irresponsabile tentativo di crisi, ma l'avvicinarsi della scadenza per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica alimenta le ipotesi di uno scioglimento anticipato del Parlamento.
La Partita attorno alla corsa al Quirinale rischia di provocare uno sfilacciamento del sistema politico attuale, mentre oggi la stabilità e' la premessa essenziale per la ripresa economica e sociale. Lo si intuisce dalle continue mediazioni che costringono Draghi a spendere la sua autorevolezza per dirimere contrasti e assumere decisioni non procrastinabili.
Il rapporto coi sindacati si accende sui temi del lavoro e delle pensioni, mentre è in atto un duro confronto sulle risorse destinate a ridurre la pressione fiscale. Bisogna spendere 8 -10 miliardi destinati alla riduzione delle tasse. Un'ipotesi (PD) e' tagliare di un punto le quote IRPEF. Altra ipotesi (Lega e C..) è di incidere sulle partite IVA con l'ampliamento del tetto della Flat Tax.
Terza ipotesi è di operare il taglio del cuneo fiscale. Personalmente propenderei per questa terza ipotesi che incide sul costo del lavoro e sul reddito delle famiglie.
Infine sui fondi del Pnrr è aperto il confronto con le forze politiche e le Regioni al fine di individuare strumenti straordinari per rispettare procedure e tempi europei e garantire investimenti produttivi evitando sprechi e spese.
Il rinvigorire della pandemia e la necessità di garantire attuazione al Pnrr, consigliano quindi di garantire una continuità gestionale ad entrambi.
A mio giudizio è quindi auspicabile che venga alterato il meno possibile l'assetto raggiunto che s'incarna nell'attuale Presidente del Consiglio Draghi e nell'attuale Presidente della Repubblica. Da più parti è stata ventilata come soluzione il semipresidenzialismo alla francese, che passa però per una riforma costituzionale. Personalmente ritengo che la condizione attuale che attribuisce il potere esecutivo al presidente del Consiglio e la garanzia dell'unità nazionale al Presidente della Repubblica sia la soluzione più idonea.
Allo stesso modo, riemerge l'ipotesi, a suo tempo ventilata, dell'elezione diretta: fare cioè del Presidente del Consiglio il Sindaco d'Italia con un sistema basato su partiti leggeri e un rapporto diretto tra le istituzioni e gli elettori, ipotizzando una sorta di democrazia dei cittadini che salti o ridimensioni le istituzioni intermedie. Ricordate i grillini che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno?
Un progetto sostanzialmente fallito, che però congiuntamente ai nuovi meccanismi elettorali ha favorito l'avanzata del populismo e la nascita dei capi partito con lo svuotamento di fatto dei meccanismi democratici interni alle forze politiche.
Il risultato è che alle ultime elezioni amministrative hanno votato meno della metà degli elettori. Il cittadino non si identifica nell'offerta politica attuale ed è questo un campanello di allarme della crisi di rappresentanza che asfissia la democrazia italiana.
Certamente in Italia si pone un problema non di alternanza ma di transizione politica che non passa per il sistema maggioritario che ripropone una rigida contrapposizione tra destra populista e sovranista e una sinistra che ipotizza, tra nostalgie uliviste, un campo largo che convoglierebbe in una indefinita identità ,estremismi di sinistra e il radicalismo confusionario dei cinque stelle.
Da più parti, anche autorevoli, e in qualche chat al nostro interno, viene lanciata la proposta di costituzione di un partito cattolico. Noi precisiamo che siamo un partito laico che si richiama ai valori ispiratori della dottrina sociale cristiana attualizzati costantemente dal Magistero Papale per rispondere a alle trasformazioni economiche e sociali in corso.
Noi puntiamo, per quanto possibile, all'unità politica dei cattolici e guardiamo con attenzione ai fermenti che emergono da quella realtà variegata che attraverso l'associazionismo e' impegnata nel sociale, nella cultura nell'imprenditoria ed è sensibile all'impegno politico. Siamo, ripeto, un partito laico non confessionale,ma vogliamo colmare il vuoto di una presenza cristianamente ispirata nello scenario politico ed elettorale.
In definitiva in una società liquida che non trova riferimenti politici noi ci proponiamo con una proposta fortemente identitaria e nella visione Degasperiana e Morotea puntiamo alla ricostituzione di un'area centrale, moderata, riformista ed europeista che metta assieme i cristiano democratici e le componenti politiche liberal democratiche.
Siamo coscienti che è un cammino non facile e che molto dipenderà dalla legge elettorale che dovrebbe essere definita dopo l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. La D.C. è tradizionalmente a favore del sistema proporzionale perché consente non solo di evitare la rigida contrapposizione tra destra e sinistra ma rende possibile una aggregazione tra le forze moderate e riformiste, garanzia di equilibrio e di stabilità di governo.
In parlamento c'è una maggioranza per il proporzionale ma l'on. Letta sembra nostalgico del maggioritario. Il PD di Zingaretti avev,a al tempo della decisione di ridurre il numero dei parlamentari, condizionato il proprio assenso all'impegno alla approvazione di un sistema elettorale proporzionale e ci auguriamo che prevalga questa tesi.
Sciolto il nodo del Presidente della Repubblica si va verso la scadenza elettorale e verso l'esaurimento del governo di unità naz.le che pure dovrà garantire Il controllo della pandemia e gli adempimenti relativi all'attuazione de Pnrr.
In vista del rinnovo del Parlamento il prossimo anno si preannuncia pieno di scadenze politiche ed elettorali. C'è' un'ampia tornata di elezioni amministrative che interessano importanti capoluoghi di Regione, tra gli altri Palermo,Genova e Catanzaro e in Sicilia si terranno le elezioni regionali. Questa volta dovremo essere presenti e protagonisti.
Nella passata tornata elettorale, pur nelle indubbie difficoltà strutturali, siamo riusciti a garantire una presenza su tutto il territorio nazionale.
In Sicilia, il Partito ha conseguito risultati tra i 5 e il 10 % collocandosi ai primi posti tra le forze politiche in lizza.
E' un risultato certamente dovuto all'impegno del commissario regionale on. le Totò Cuffaro ma che premia la D.C. rilanciandone la presenza politica ed elettorale ed è di buon auspicio per una ulteriore crescita sul piano nazionale.
Certamente c'è da riflettere sul tema delle alleanze. Abbiamo convintamente sostenuto la costituzione della “Federazione dei democristiani e dei popolari”, ma ogni sforzo è stato vanificato dall'ambiguità della U.D.C., che in particolare in Calabria all'ultimo momento, per decisione del sen. De Poli,ha affondato il progetto ormai consolidato da mesi di una lista della Federazione, determinando un modesto risultato della lista UDC ma la contestuale dispersione delle energie politiche ed elettorali che convintamente avevano aderito al progetto federativo. Un tentativo di interlocuzione dell'on. Gargani con” Noi per l'Italia” non ha prodotto risultati. Non bisogna demordere, nella convinzione che le interlocuzioni e le alleanze sono possibili se si ha consistenza elettorale e un valido progetto politico identitario.
Il 15 dicembre terremo un Consiglio Nazionale per convocare il Congresso Nazionale che si svolgerà a Febbraio dopo l'elezione del Presidente della Repubblica.
Il congresso eleggerà la nuova dirigenza e definirà il progetto politico del partito in vista delle prossime scadenze politiche ed elettorali.
Abbiamo davanti a noi un percorso difficile, ma la D.C., a dispetto di alcuni necrofori e in particolare di quelli che si sono esibiti a S.Vincent, è viva e vitale, ed e'è tornata con la voglia di essere protagonista nello scenario politico ed elettorale italiano per contribuire allo sviluppo del Paese e alla sua crescita democratica.