Un governo espressione della maggioranza della metà dell’elettorato italiano si appresta a varare una modifica della Costituzione, ossia della Repubblica parlamentare, con l’idea di introdurre un premierato che, così come formulato, appare un ircocervo a metà tra il modello francese e quello tedesco.

Insieme a tale scelta, il governo Meloni intende saldare il conto con la Lega, impegnandosi ad approvare l’istituto previsto in Costituzione dell’autonomia differenziata, che tante questioni sta sollevando, tanto sul piano sociale e culturale che su quello politico istituzionale.

I democratici cristiani e i popolari, eredi della tradizione autonomistica sturziana e degasperiana, non possono condividere tale deformazione costituzionale che potrebbe attuarsi con il voto parlamentare qualificato di un parlamento come quello descritto e successiva verifica referendaria.

Io credo che per un tale mutamento (premierato e autonomia differenziata) sarebbe più opportuno indire una nuova Assemblea costituente da eleggersi con legge elettorale proporzionale, cui affidare il compito di procedere, con la rappresentanza di tutte le componenti sociali culturali e politiche del Paese, all’aggiornamento della Carta del 1947.

Il modello istituzionale che ho proposto nel mio ultimo articolo è quello tedesco, considerato che la nostra storia politica sin dall’unità nazionale ha seguito un percorso assai simile a quello della Germania. Lo stesso sviluppo del sistema capitalistico italiano e tedesco, a differenza di quello inglese e francese, si è realizzato in un tempo e spazio brevi con diversi effetti sul piano sociale e politico. I tedeschi, con una popolazione di oltre 80 milioni, si sono dotati di un sistema federale con 16 Lander regionali e un cancellierato eletto sulla base di una legge elettorale di tipo proporzionale con annesso istituto della sfiducia costruttiva, realizzando un perfetto bilanciamento tra il potere federale centrale del cancellierato e quello dei governi dei Lander.

Ecco perché io credo che in Italia si potrebbe perseguire un tale modello, ossia l’equilibrio tra un cancellierato eletto col sistema tedesco e quello di cinque o sei macroregioni ( Nord Est-Nord Ovest-Centro-Meridione- Sicilia e Sardegna). Un profondo cambiamento dell’assetto costituzionale che, come su detto, si potrebbe realizzare solo con un’assemblea costituente.

Seguire le vie costituzionalmente previste dalla nostra carta costituzionale (così grande fu la preveggenza dei padri costituenti!) tanto per l’istituto dell’autonomia differenziata, che della formazione di macroregioni, tramite un governo espressione di metà dell’elettorato, ancorché legittima, non garantirebbe una soluzione politica accettabile sul piano culturale, sociale e istituzionale.

Mi auguro che su tali questioni si possa aprire un dibattito approfondito prima di assumere soluzioni pasticciate come quelle che si presta a varare il governo di centro destra.

Ettore Bonalberti