Un forte vento di destra sta scuotendo gli equilibri tradizionali nell’Occidente europeo. Fra un anno le elezioni europee, nelle quali non si può giocare, perché si tratta di un sistema proporzionale puro, metteranno a nudo una situazione politica forse diversa da quella attuale (la cosiddetta combinazione Ursula).
Dal meridione europeo soffia il vento della destra: Grecia, Italia, Spagna. Anni di pseudo socialismo e d’indebitamento collettivo hanno determinato l’esigenza di un cambiamento. Il rallentamento dell’economia tedesca e la situazione di profonda crisi sociale in Francia sono ulteriori elementi di crisi. Tutto ciò si rifletterà alle prossime elezioni europee. La vera partita sulla futura evoluzione dell’Unione comincia fin da ora.
È facile dire che la gente vuole un cambiamento ma è molto più difficile indovinare in che senso: una Federazione? L’unità politica tipo Stati Uniti? Una politica più incisiva che pur rispettando le diversità tracci un quadro del futuro? L’Europa è un corpaccione economico che, talvolta, appare senza testa. Sta lì, è importante, pesa, ma non agisce come dovrebbe, non è un attore sulla scena, ma solo un comprimario. Spesso cavalca il futuro ma non guarda al presente. Manca una Costituzione, mancano alcune politiche essenziali, si rispettano troppi interessi. La sensazione è che si tiri a campare fra una crisi economica e una guerra in corso.
Un nuovo e diverso Parlamento europeo potrebbe dare una spinta al famoso cambiamento.
Alcuni Paesi stanno già cambiando, anche in Italia. Il reiterato successo elettorale della Destra dovrebbe assicurare almeno un anno tranquillo al governo Meloni. I problemi sono infiniti e tutti gravi. Non sarà facile affrontarli con la cautela necessaria, data la scarsità delle risorse, ma da qualche parte bisognerà pure cominciare, dopo mezzo secolo di passività colpevole e parolaia. Non c’è un’opposizione intelligente, e questo è un male perché, da soli, spesso si sbaglia.
L’opposizione non esiste, tranne che per polemiche pretestuose che poi si placano in un batter d’occhio, tanto sono inconsistenti. Il grande malato è il PD, travagliato da una profonda crisi d’identità. Cos’è la Sinistra? Una serie di banchetti dove chiunque può andare a votare chi gli sta più simpatico?
La Schlein, eletta a furor di popolo non iscritto al PD, dopo appena due mesi, registra un fallimento clamoroso. Certo, in due mesi non si rimette in piedi un partito dilaniato da visioni politiche diverse. Un carrozzone dove sono saliti tutti, quando si era al governo, e dove, adesso, ci si accalca per criticare. Ma il risultato delle elezioni per il PD – e per gli altri sparuti gruppi dell’opposizione – è semplicemente disastroso.
Quando, dopo le dimissioni clamorose di Zingaretti, subentrò l’ineffabile Letta, bastarono le sue prime dichiarazioni per capire che anche quella sarebbe stata una soluzione fallimentare: diritti civili a tutto spiano per raccogliere i voti degli emarginati, delle minoranze, degli emigranti, dei quattordicenni, tutte cose forse giustissime, ma remote dalle vere necessità del Paese, e si è visto come è andata.
La Schlein sembra ricalcare questa politica, puntando sui diritti civili. Una visione politica forse troppo raffinata per essere popolare ed attrattiva. Troppo IN. Non è bastata la lezione inflitta a Letta che andò in Germania dalla mamma a lamentare il pericolo funesto del post fascismo al Cancelliere Scholtz (un fatto vergognoso).
Ora, che il PD in cerca di una politica punti tutto sul diritto all’aborto, sul diritto all’utero in affitto, sulla tutela del mondo LGBT, tutte cose sacrosante ma, in fondo, marginali, è tanto inutile quanto irritante. Sono ben altri i problemi del Paese: Alitalia, Taranto, Porto Vesme, rete idrica, dissesto geologico, definizione delle autonomie, scuola, sanità, fisco e quant’altro.
Alle proposte governative non basta dire di no, occorre proporre soluzioni alternative, se ce ne sono, oppure chinare la testa e collaborare con il governo per un migliore risultato possibile, come abbiamo visto nel caso della tragedia dell’alluvione, in Romagna, tra la Meloni e Bonaccini. Purtroppo, se questo non lo fa il PD, non lo fa nessuno. Oltre il PD c’è il vuoto pneumatico di 5Stelle e il chiacchiericcio di Calenda.
Saranno questi i futuri alleati della Schlein? Non basta mettere assieme tutti gli oppositori, come nei ballottaggi, per battere il candidato vincente. Occorre avere una linea politica comune. Il PD non ce l’ha e tanto meno gli altri.
È da pensare che la brutale lezione inflitta all’opposizione con le ultime elezioni faccia riflettere sulle cose e non sulle fantasie oniriche. Occorre cambiare strada. Non è questione di Schlein o non Schlein.
Il male è molto più profondo. Troppo IN porta all’OUT.
Stelio W. Venceslai