Nei primi anni, il cinema non avendo un luogo di fruizione collettiva si poteva vedere nei contesti più disparati quali sale teatrali, mezzi ambulanti, Luna park o Drive-in ed aveva una funzione ludico/didattica.
Era il cinema delle attrazioni. Con l’avvento dell’ Home video tutto è cambiato.
A metà anni ‘70 JVC (acronimo di Japan Victor Company) inizia a diffondere il Video Home System comunemente detto VHS dando l’opportunità a milioni di spettatori ed utenti in tutto il mondo di vedere film direttamente a casa dal televisore. Avendo il cinema innumerevoli contesti di fruizione, da questo momento in poi la presenza degli spettatori in sala non sarà più la stessa.
Prima il Digital Versatile Disc (DVD) successivamente il Blu-Ray, poi dispositivi come mobili quali Tablet, Ipad, Smartphone, Iphone, e soprattutto Internet hanno sancito il declino della sala cinematografica.
La rivoluzione digitale ha consentito di poter vedere film e prodotti audiovisivi con innumerevoli mezzi e canali di fruizione. Ad ogni modo, stoicamente, la sala cinematografica continua a resistere.
Internet ha un ruolo preponderante nel contesto cinematografico del nuovo millennio. Oggi si distinguono due forme di visione.
La visione tradizionale, quella della sala per intenderci, e quella che viene al di fuori di essa, attraverso la televisione, l’Home Video ed i dispositivi mobili.
È innegabile che la migliore modalità rimane (e lo sarà in eterno) quella della sala cinematografica, vissuta come un esperienza magica, attenta ma allo stesso tempo irrazionale, che consente l’immersione totale nella pellicola e luogo da dove una volta usciti, si ha avuto comunque l’opportunità intellettuale di aver imparato qualcosa.
Le altre modalità di vedere un film, consentono essenzialmente di avere un esperienza solitaria, alienante e spesso superficiale, che raramente consente l’immersione sensoriale e percettiva dello spettatore a causa di probabili distrazioni, come un telefono cellulare che squilla, una pubblicità che con invadenza interrompe la magia della visione, magari su un Tablet.
L’utente oggi può vedere un film su uno Smartphone, sullo schermo di un Pc o nella migliore delle ipotesi fruendo di un televisore.
La più grande novità è non essere più subordinati agli orari imposti dalla programmazione di un film ma poter fruire dello stesso quando si ha il desiderio di farlo.
Ma la più importante e rivoluzionaria modalità di fruizione cinematografica odierna riguarda internet, utilizzabile da ogni dispositivo.
Fino a poco tempo fa la rete era utilizzata per il download illegale di film. Successivamente, è nata la possibilità di vedere prodotti audiovisivi direttamente online, in streaming senza dover per forza scaricare il file sul Pc.
Ad oggi esistono due possibilità: il download e lo streaming, ciò che fa la differenza è se si fruisce lecitamente o meno.
Internet negli ultimi anni è stato il luogo di nascita di una serie di fenomeni che hanno cambiato l’approccio dello spettatore verso il cinema.
Si parla di fenomeni “Grassroots” quando gli utenti compiono azioni di appropriazione indebita di materiale altrui e modificano e ripubblicano senza licenze.
Un tempo la figura del critico si ergeva a paradigma d’attendibilità di un opera, oggi questa figura viene (purtroppo) ridimensionata, lasciando il posto ad una nuova figura “l’influencer” che pur non essendo riconosciuto professionalmente come un critico, attira consensi influenzando gli utenti in merito a ciò che recensisce.
Lo spettatore stesso è spesso protagonista dell’operazione di diffusione e sponsorizzazione del film, commentando in merito sui social network, i blog ed i forum.
Oggi lo spettatore si avvicina sempre più alla figura del cinephile,
essendo più competente e critico di un tempo, vuole partecipare a discorsi e dibattiti in modo da mostrare (in maniera talvolta egocentrica) la propria competenza cinematografica.
Un tempo ci si limitava alla visione d’un film in maniera passiva, oggi lo stesso utente può partecipare alla creazione e allo sviluppo del prodotto cinematografico, è il caso del “Crowdsourcing” cioè la realizzazione di un opera da parte di un collettivo di individui legato dall’obiettivo comune di realizzazione della stessa (un esempio frequente può essere un gruppo di utenti appassionati di una serie tv che non viene rinnovata).
L’utente oltre alla realizzazione, può partecipare anche alla distribuzione di un film, divenendo ciò che é stato definito “Prosumer”, termine coniato dalle parole producer e consumer (produttore e consumatore) e questo lo consacra definitamente come parte attiva nei modelli di fruizione cinematografica.
Andrea Marras