Rocco Scotellaro a Trento
Luchino Visconti preferiva stare solo piuttosto che – diceva – “in mezzo a chi non ha niente da darti e cui non sapresti dare niente”. Dare e prendere, dare e portare via. “Vado a Torbole, alla Messa di don Vincenzo, perché almeno mi porto via qualcosa”, si confida una signora di Riva. Analoga questione solleva Paolo Malvinni, già bibliotecario, a proposito del soggiorno tutto sommato breve di Rocco Scotellaro (1923-1953) a Trento. Cosa si portò dunque via dal capoluogo il sindaco-bambino di Tricarico, “il poeta della libertà contadina”, come lo definisce Franco Vitelli e, prima di lui, Carlo Levi?