Il paradosso di un popolo che decide di rinunciare alla propria sovranità. La vittoria clamorosa del Partito Anonimo dell’Antipolitica e la conseguente clamorosa sconfitta della democrazia dettata dalla Costituzione Italiana.

Fra vent’anni gli storici racconteranno di un evento paradossale accaduto in Italia:

Il Referendum costituzionale del 20 e 21 settembre 2020.

Questa in sintesi la vicenda.

La legge costituzionale n. 240 del 12 ottobre 2019 dispone la riduzione dei seggi:

  • della Camera dei deputati da 630 a 400
  • del Senato della Repubblica da 315 a 200

(riduzione del 36,5% dei seggi del Parlamento)

Quesito: “Approvate il testo della legge costituzionale n. 240/2019?”

 Risultato.

Elettori aventi diritto al voto 50.955.950

  • Votanti 26.050.230 (51,12% degli aventi diritto)
  • Non votanti 24, 905.720 (48,88 degli aventi diritto)

Hanno votato        SÌ          17.913.054   (69,96% dei votanti)

Hanno votato        NO        7.692.029      (30,6% dei votanti)

Osserviamo.

Il totale dei votanti SÌ e dei Non votanti è di: 42.818.774 (17.913.054+24.905.72)

Quindi 43 milioni di elettori italiani su 51 milioni, l’84%, chiamati ritualmente a votare mediante Referendum costituzionale hanno deciso che:

non vogliono o non hanno nessun interesse ad essere rappresentati in Parlamento.

 

Nota Bene.

Il Referendum – che in questo caso viene denominato “confermativo” perché indetto per confermare una legge costituzionale – è un istituto di democrazia diretta.

Ciò significa che gli elettori sono chiamati a decidere direttamente: ognuno di essi individualmente con proprio voto personale, uguale libero e segreto. Quindi gli elettori che si sono astenuti hanno manifestato espressamente la loro “indifferenza” ad essere rappresentati in Parlamento e perciò i loro voti vanno sommati a quelli che hanno votato Sì.

È accaduto un fatto paradossale e unico nella storia di tutti i popoli compreso quello italiano.

Negli ultimi due secoli possiamo notare in tutte le regioni del Pianeta una costante richiesta delle popolazioni di ottenere maggiore rappresentanza nelle istituzioni. Si va dalla richiesta del suffragio universale sia maschile che femminile fino alla richiesta di un numero di seggi parlamentari che consenta ai cittadini elettori di avere un rapporto quanto più possibile ravvicinato con gli eletti in Parlamento.

Il Popolo italiano il 20 e 21 settembre 2020 è andato in senso contrario a detta tendenza e con l’84 per cento dei voti referendari ha scelto di rinunciare alla possibilità che gli era assicurata dalla Costituzione di avere un rapporto ravvicinato coi propri rappresentati. E ha deciso così, fatto inedito nella storia, una drastica auto-riduzione della propria sovranità.

Questo risultato induce a pensare che se il quesito referendario fosse stato: “Volete che sia abolito l’intero Parlamento?” Il Popolo avrebbe risposto: “Sì”.

Chi ha osservato le vicende politiche degli ultimi trent’anni non fatica a riconoscere nei risultati di questo Referendum l’ultima clamorosa vittoria di un partito che denomineremo qui provvisoriamente, per comodità di espressione, Partito Anonimo dell’Antipolitica (PAA).

Si tratta di un partito “trasversale” ossia presente all’interno delle forze politiche che storicamente si sono collocate sia destra che al centro che a sinistra. Un partito “anonimo” perché le persone che lo dirigono (pur avendo ovviamente nomi e cognomi) non vogliono apparire pubblicamente come responsabili di un’organizzazione politica ed evitano di esporre apertamente i loro obiettivi strategici e tattici.

Un partito potentissimo che ha sempre agito nella storia dell’Italia repubblicana e che è diventato dominante a partire dalla caduta del Muro di Berlino (fine 1989). Il suo obiettivo finale è quello di abolire i fondamenti della Costituzione: i partiti e il Parlamento. La tesi fondamentale della sua propaganda è sinteticamente enunciabile in questi termini.

La Costituzione Italiana è inadeguata alle esigenze della società odierna. I partiti che sono stati protagonisti della politica italiana sono, nel loro insieme, costituiti da una casta di ladri e parassiti sociali. Il Parlamento è il luogo nel quale i membri della casta occupano un numero esagerato di poltrone costosissime per i contribuenti e, con chiacchiere inutili, intralciano e impediscono un’efficace funzionamento del governo.

Per la sua azione il PAA ha utilizzato due strumenti: i grandi media e, negli ultimi 15 anni, il M5s di Beppe Grillo, un comico specializzato nell’incitamento all’odio, al disprezzo e all’ingiuria.

Non è questa la sede per descrivere dettagliatamente l’azione politica svolta dal PAA in questi anni.

Osserveremo soltanto che dopo questo Referendum esso può contare sul consenso plebiscitario del Popolo. Il quale, come dimostrano i risultati referendari in esame, ha accolto in pieno la tesi che partiti e parlamento vanno aboliti.

L’ironia amara suggerirebbe la storiella del marito che per far dispetto alla moglie taglia i propri…

Ma il Popolo italiano non la pensa così e la volontà del popolo espressa mediante Referendum costituzionale va rispettata.

Chi scrive vorrebbe presentare sommessamente un’istanza ai capi del PAA affinché fosse concessa a quei pochi che non condividono l’opinione della stragrande maggioranza la facoltà di discutere sul tema dei partiti e del Parlamento. La risposta del PAA è nei fatti. Discutere non serve, è un’inutile e costosa perdita di tempo e proprio per questo vanno aboliti i partiti e il Parlamento. Per altro, la riduzione dei seggi delle due Camere è passata senza discussione dentro e fuori dai partiti e dentro e fuori dal Parlamento. Ma poi perché discutere se il Popolo ha già deciso con questa maggioranza?

A questo punto la mente di chi scrive va all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso quando tra i ventenni di allora, pur di diverse tendenze politiche, era diffusa questa frase: “La Costituzione è la vera Patria di tutti gli Italiani”. Dopo di che gli viene in mente quel passo delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo che dice: “Il sacrificio della nostra patria è consumato: tutto è perduto…”

Giorgio Pizzol