Guido Carli nacque a Brescia il 28 marzo 1914 e morì a Spoleto il 23 aprile 1993. Economista e politico, fu una figura centrale della vita istituzionale ed economica dell'Italia del secondo Novecento. La sua carriera si è estesa per decenni, durante i quali ha avuto un'influenza significativa sull'economia e la finanza italiana, contribuendo alla modernizzazione del sistema economico del Paese.
Nel 1953 fu nominato Ministro del Commercio con l'Estero e nel 1959 Direttore Generale della Banca d’Italia. Nel 1960 fu Governatore della medesima Banca d'Italia, ruolo che mantenne fino al 1975. Con Paolo Baffi, il consigliere economico della Banca nominato direttore generale, che nelle sue memorie Carli definisce l’«intelligenza critica al [mio] fianco», e con la vigile e intelligente collaborazione di Antonino Occhiuto, nominato vicedirettore generale addetto al funzionamento della complessa macchina della Banca centrale, Carli completò il lancio dell’economia italiana sul piano internazionale.
Il periodo era caratterizzato da profonde trasformazioni economiche e la gestione della Banca d'Italia fu caratterizzata da un approccio rigoroso e da una forte difesa della stabilità della lira, in un contesto internazionale sempre più complicato.
Nel giugno del 1975 presentò le dimissioni dall’incarico di governatore e lasciò la Banca il 18 agosto 1975.
Nel 1976 divenne presidente dell’Impresit International e, in questa veste, accogliendo la proposta di Gianni Agnelli, accettò di diventare presidente della Confindustria, in presenza di una grave crisi economica e della conseguente crisi sociale.
Attività Politica
Dopo aver lasciato la Banca d'Italia, Carli intraprese una carriera politica attiva. Fu Senatore della Repubblica Italiana dal 1983 al 1992 nella IX e X Legislatura.
Dal 1989 al 1992 ricoprì la carica di Ministro del Tesoro durante il VI e VII Governo Andreotti. In questo ruolo, Carli si trovò ad affrontare una delle crisi economiche più gravi nella storia recente dell'Italia, caratterizzata da un forte debito pubblico e da una crescente pressione internazionale per una riforma economica. Carli fu uno dei principali artefici delle politiche di austerità che cercarono di stabilizzare l'economia italiana e preparare il Paese all'ingresso nell'Unione Europea e, successivamente, nell'euro.
È stato il ministro del Tesoro che negoziò e, poi, firmò il Trattato di Maastricht che, nel 1992, portò l’Italia sulla strada della moneta unica europea.
Eredità
Guido Carli è ricordato come uno degli economisti e banchieri più influenti nella storia dell'Italia contemporanea. La sua visione economica e il suo rigore amministrativo hanno lasciato un'impronta duratura sulle istituzioni italiane. Guido Carli è stato una figura centrale nel panorama economico e politico italiano, con un'influenza che si estende ben oltre la sua epoca, lasciando un'eredità che ancora oggi viene studiata e ammirata.
Redazione de Il Popolo