Nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma ha avuto luogo, in questi giorni, la beatificazione di don Giovanni Merlini (1795-1873). Alla celebrazione, presieduta dal prefetto del Dicastero delle cause dei santi cardinal Marcello Semeraro, hanno partecipato molti sacerdoti e fratelli della Congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue, fondata il 15 agosto 1815 a Roma da san Gaspare del Bufalo (1786-1837), alla quale s’iscrissero fra i primi uomini di grande spiritualità come il fresco beato e don Giovanni Maria Mastai Ferretti, futuro papa col nome di Pio IX.
«L’evento della beatificazione – si legge in una nota della Congregazione - ci vede uniti nel santo pellegrinaggio da ogni parte del mondo. Come Famiglia del Sangue Preziosissimo di Cristo, con tutto il popolo di Dio, invochiamo lo Spirito Santo per percorrere la via sanguinis, via nuova e vivente che Cristo ha inaugurato per noi per mantenere, senza vacillare, la professione della nostra speranza».
Terzo di tredici figli, Giovanni Merlini nacque a Spoleto il 28 agosto 1795. Il babbo, come quello di Lorena Bianchetti, faceva il pasticcere. Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1818, partecipando due anni dopo ad un corso di esercizi spirituali predicato da Gaspare del Bufalo e svoltosi a Giano dell’Umbria presso l’abbazia di San Felice, Giovanni rimase profondamente colpito dal carisma del canonico, che nelle Marche era già considerato santo. Perché “in realtà i santi – come osserva don Valerio Volpi intervistato in tivù – si fanno santi insieme”.
Entrato a far parte nel 1820 della Congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue, don Merlini si dedicò con intensità al lavoro missionario e alla direzione spirituale, guidando per ben 42 anni santa Maria De Mattias (1805-1866) insieme alla nascente famiglia delle suore Adoratrici del Sangue di Cristo. “Svolse il suo ministero – informa Giuseppe Brienza - nella zona pontina e marittima, in un contesto di forti disordini sociali e ribellione allo Stato pontificio”. Famosa rimane la missione popolare da lui diretta e predicata a L’Aquila nel 1826. Eccolo appunto nella direzione spirituale, nel confessionale, come anche nelle missioni popolari, specialmente nelle zone infestate dal brigantaggio, “dove molto sangue – ricorda il suo successore don Emanuele Lupi - veniva sparso in modo violento”.
Nel 1848 venne eletto terzo Moderatore generale, incarico che mantenne fino alla morte, avendo tra i suoi frutti più importanti l’espansione della Congregazione negli Stati Uniti. “La decisione di mandare missionari in America e la prima fondazione laggiù – precisa Barry Fischer - iniziarono già durante il periodo del suo predecessore, don Biagio Valentini, quando il padre Francesco di Sales Brunner e il suo piccolo gruppo di preti e di seminaristi furono inviati in America nel 1843. Ma lo sviluppo di grande importanza avvenne durante gli anni della direzione generale del Merlini”.
Proclamata la Repubblica Romana nel 1849, don Giovanni rimase fedele a Papa Mastai raggiungendolo prontamente a Gaeta. Qui suggerì al pontefice di fare voto di estendere alla Chiesa universale la festa del Preziosissimo Sangue, al fine di ottenere il ritorno a Roma. Caduta la Repubblica, Pio IX mantenne l’impegno con il decreto Redempti sumus e nel 1854, in segno di stima, donò alla Congregazione la chiesa di Santa Maria in Trivio, dove Merlini insieme con la curia generalizia si trasferì nel 1858.
Il decreto sull’eroicità delle virtù di Giovanni Merlini è stato promulgato da Paolo VI il 10 maggio 1973. Risolutiva per la sua beatificazione è stata l’approvazione del miracolo della guarigione, attribuita alla sua intercessione, di un fedele di Benevento affetto da grave malattia cardiaca presso il “Cardarelli” di Napoli e improvvisamente risanato nel 2015.
“Il principale segno della spiritualità di don Merlini – informa ancora Brienza - è la sua devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù e alla Madonna, tale che al solo parlarne si commuoveva fino alle lacrime. In loro onore eresse altari e importanti chiese, di cui progettò e diresse i lavori unendosi spesso agli operai per guidarli e aiutarli. Ebbe inoltre in modo singolare il dono di dirigere le anime”. Merlini morì investito da una diligenza il 12 gennaio 1873 a Roma. L’ultima sua buona azione fu quella di perdonare il vetturino che, per odio contro la Chiesa, lo aveva travolto e ucciso.
Ruggero Morghen