La divaricazione netta in politica estera tra il ministro vicepresidente del consiglio Taiani e il ministro vicepresidente Salvini, unita alle posizioni ondivaghe della Meloni, sino a quando potrà durare? Nella prima repubblica, una situazione come quella verificatasi nel recente voto per la presidenza dell’UE avrebbe causato l’immediata crisi di governo.
La leader di Fratelli d’Italia, un giorno filoatlantica ed europeista convinta e l’altro, protagonista di una sceneggiata degna della commedia dell’arte sul voto per la von der Leyen della maggioranza Ursula ha detto: "Se cerchi di mettere insieme tutto e il contrario di tutto, alleando forze politiche che non la pensano allo stesso modo su nulla rischi di non avere una visione chiara". È proprio il caso del bue che dà del cornuto all’asino, all’interno di una coalizione dove le posizioni sono opposte e si confonde la politica con l’arte del buon governo.
Anche per Taiani e per Forza Italia si imporranno delle scelte: restare come ruota di scorta di una coalizione a trazione estrema di destra o puntare a diventare il perno di un centro nuovo della politica italiana in grado di riportare al voto molti di quella maggioranza di elettrici ed elettori da molto, troppo tempo, renitenti alla partecipazione elettorale?
Era quanto ci eravamo prefissati alla vigilia delle recenti elezioni europee nelle quali, ahinoi, Taiani e il suo gruppo dirigente non solo hanno chiuso le porte a un’intesa formale con la DC, ma nemmeno si sono resi disponibili a inserire nelle diverse circoscrizioni qualche candidato di area DC e popolare. Si è preferito la chiusura rigida delle proprie file, attuando quella strategia di difesa criticata dai vertici finanziari di casa madre Berlusconi, intenzionati a fare di Forza Italia il momento aggregante del voto moderato degli italiani, com’era nel disegno di papà Silvio.
Come ho scritto nel mio ultimo editoriale sono convinto che al Paese serve la nascita di un nuovo centro politico ampio e plurale: democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, alternativo alla destra nazionalista e sovranista, distinto e distante dalla sinistra alla ricerca della propria identità, disponibile ad allearsi con quanti, condividendo i valori dell’umanesimo cristiano, intendono battersi per la difesa e l’attuazione integrale della Costituzione.
Solo dall’incontro tra la cultura del popolarismo con quelle del liberalismo democratico e del riformismo socialista e ambientalista può nascere il centro nuovo della politica italiana. I tentativi sin qui compiuti, come quello del duo Renzi-Calenda, due galletti nel pollaio, l’uno vittima del suo egocentrismo esasperato che lo rende inaffidabile ( e quanto conta in politica al di là di come si è realmente, come si appare) e l’altro, vittima di un’idiosincrasia DC propria di un improbabile “azionista de noantri”, sono miseramente falliti
Per non parlare del partito fucsia di “Coraggio Italia”. Il 14 luglio 2021, “Coraggio Italia” diventava ufficialmente un partito politico: Luigi Brugnaro fu nominato presidente, mentre Giovanni Toti, uno dei vicepresidenti. Ora Toti è ai domiciliari e Brugnaro indagato, entrambi per reati contro la PA. Una fine ingloriosa per un partito che si poneva l’obiettivo del centro nuovo della politica italiana.
Affinché si possa costruire quell’alleanza ampia e plurale delle forze popolari e liberal democratiche e riformiste è necessario che anche tra di noi DC e Popolari ci si chiariscano le idee. Siamo tutti d’accordo di offrire al Paese una proposta politico programmatica ispirata dai valori della dottrina sociale cristiana e del popolarismo sturziano e degasperiano? Dopo la recente settimana sociale dei cattolici, molte indicazioni e proposte sono pervenute e richiedono di essere tradotte sul piano operativo attraverso l’avvio di un soggetto politico organizzato capace di tale impegno nella città dell’uomo.
Abbiamo indicato nella Camaldoli 2.0 il luogo privilegiato per definire tale programma, trovandoci tutti insieme con le diverse realtà della nostra area culturale e sociale. Elemento discriminante sarà la condivisione di una scelta alternativa all’attuale governo a dominanza della destra meloniana, che si potrà verificare nei prossimi giorni dalla nostra partecipazione al comitato referendario e alla raccolta delle firme necessarie, sull’esempio straordinario compiuto dalla CGIL per i referendum sul lavoro, con l’acquisizione di oltre 4 milioni di firme di elettrici ed elettori italiani.
Ottima la decisione annunciata dall’On Maria Pia Garavaglia dell’adesione al riguardo dei partigiani cristiani, eredi della migliore tradizione dei Taviani, Ferrari Aggradi, Zaccagnini, Marcora, Donat Cattin, Tina Anselmi e dei tanti DC che parteciparono alla Resistenza.
Ci attendiamo l’adesione anche di molti altri soggetti di area DC e Popolare a cominciare da quelli che da tempo partecipano agli incontri promossi da Iniziativa Popolare, che nei prossimi giorni dovrebbero attivare il comitato provvisorio e, mi auguro, anche la formalizzazione di questa adesione al comitato referendario.
Alla fine, se veramente si intende costruire un’alternativa alla destra di Fratelli d’Italia e della Lega salviniana, l’alleanza Ursula con cui si è votato in Europa potrebbe rappresentare la formula più opportuna da perseguire.
Ettore Bonalberti