IL POPOLO

Politica

Gabriele Cantelli osserva che cattolici sono incapaci di riconoscere nell'ostentato populismo sovranismo “targato Salvini prima della conversione europeista” l'alibi per quella scelta di campo a sinistra perseguita dalla sinistra cattolica presente nella D.C fin dai tempi della guida dossettiana,divenuta in questi ultimi anni l' orentamento prevalente del Magistero della Chiesa cattolica per una traduzione classista della attenzione alle povertà ai primi posti nella gerarchica dei valori evangelici.
La cronaca della prima tappa della Federazione dei Democratici Cristiani a Roma promossa con l’intento di ricomporre l’area cattolico democratica e cristiano sociale sembra di peccare di roseo ottimismo. Scrivo come spettatore da remoto di un incontro che non mi ha convinto. La mia riflessione fonda su un principio: erano presenti soggetti, i quali, nessuno di loro, aveva una idea univoca della “ricomposizione” dell’area cattolica.
Prima tappa importante del progetto di ricomposizione politica dell’area cattolico democratica e cristiano sociale quella vissuta ieri a Roma. Dopo molto tempo si sono incontrati i rappresentanti dei diversi partiti dell’area DC con gli amici di Insieme e Rete Bianca, uniti attorno alle indicazioni del “manifesto Zamagni”. Promosso dalla Federazione Popolare dei DC, il tema del convegno era stimolante: la nuova visione del Centro politico, una nuova …… Camaldoli.
Il rimescolamento del sistema politico generato dalla grande coalizione che sostiene Draghi sembra non avere confini nelle tattiche e nelle prospettive di lungo periodo. Mentre Salvini continua con il suo solito stile guascone a recitare due parti in commedia, nella duplice linea di partito di lotta e di governo: tutto nel segno di forte ambiguità, nell’un versante e nell’altro, non volendo correre il rischio di farsi mettere all’angolo dalla ibrida alleanza di governo.
La Federazione Popolare DC, sul modello di quanto fecero i democratico cristiani nel 1943 con l’incontro programmatico di Camaldoli, ha deciso di organizzare il nostro seminario per il programma: “La nuova “visione” del centro politico- Una nuova….Camaldoli”, che si terrà il prossimo 19 Giugno a Roma. E' indispensabile confrontarci sul programma; sulla proposta, cioè, che, come DC e Popolari, intendiamo offrire agli italiani per corrispondere alle attese soprattutto dei ceti medi produttivi e delle classi popolari, quelle che Giorgio La Pira definiva: “le attese della povera gente”.
Sono cicliche e ricorrenti le proposte perché venga ripreso il cammino di riaggregazione per condurre a unità tutte le esperienze che si rifanno ai valori dei democratici cristiani. Mario Tassone ha proposto una grande Assemblea congressuale coinvolgendo tutti, ripristinando la dicitura di "Unione dei democratici cristiani e di centro". L’intento è quello di uscire dal cono d'ombra. Secondo il Presidente del Consiglio Nazionale della DC, Renzo Gubert, rilanciare il succedaneo UDC dopo che pur esso si sia spappolato e abbia fornicato (con suoi leader) con altre identità politico-ideologiche-personalistiche, non pare una strada né attrattiva, né razionale.
Se la politica è l’arte con cui si tenta di dare risposte a livello istituzionale agli interessi e ai valori prevalenti in un dato contesto storico politico, culturale e sociale, a me pare che in questa fase dominata a livello globale dal finanz-capitalismo, gli interessi e i valori del terzo stato produttivo e di quelli popolari, molto difficilmente potranno essere rappresentati da questa nuova compagine politica. In tutta la nostra storia nazionale, dall’unità d’Italia in poi, senza il contributo decisivo delle componenti di area democratico popolare e cristiano sociale, ispirate dalla dottrina sociale della Chiesa, il nostro Paese ha conosciuto solo crisi e difficoltà.
La Democrazia Cristiana torinese ha indirizzato una “Lettera-aperta” ai cristiani di Torino chiamati alla urne il prossimo autunno per rinnovare il Consiglio Comunale e il nuovo Sindaco. Sulla scheda elettorale vi sarà lo Scudo-Crociato della Democrazia Cristiana, il partito che si ispira alla Dottrina sociale della Chiesa. La DC torinese è persuasa che l’impegno politico, non canalizzato in un partito organizzato e popolare, resta subalterno a una visione padronale e oligarchica della politica, supina e compiacente nei confronti del pensiero unico, estraneo ai veri bisogni popolari.
Nella splendida cornice dei Colli Euganei, nei pressi di Villa dei Vescovi, venerdì 21 maggio è stata presentata la ricostituita Democrazia Cristiana nel territorio padovano. Il progetto politico è stato esposto dall’on. Luigi D'agrò, dall’ on. Dino Secco nonché dal dott. Alessio Righele, Commissario DC per Padova e provincia. Hanno dominato la scena tematiche scomparse dal dibattito politico e che hanno coinvolto e catalizzato l’attenzione dei presenti. Ne è emerso il lavoro intenso ma indispensabile che attende la rinata DC: riportare alla luce il fiume carsico che lungo le sue rive permetterà nuovamente il rifiorire della città degli uomini, lambita da un nuovo umanesimo.
«Vogliamo riportare nel panorama della politica un partito che sia soprattutto un partito di ideologie. Se oggi c'è il 52% dei siciliani che non va a votare, ci sarà un motivo ed il motivo è che la gente non si sente rappresentata e non si riconosce negli attuali partiti perché manca il vincolo ideologico». Così il coordinatore regionale della DC siciliana. «Sono nel partito dove c'è Alberto Alessi, figlio di Giuseppe. C'è qualche altro che ritiene di avere un’altra Democrazia Cristiana ma non mi preoccupa perché la Dc sarà degli elettori. La nostra sarà quella con lo scudo crociato», ha concluso».