Il nucleo della proposta del quarto capitolo dell'enciclica è un'ecologia integrale come un nuovo paradigma di giustizia; “un’ecologia che, nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda” (15). In realtà non possiamo "considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati" (139). Questo vale per tutti noi che viviamo in diversi campi: nell'economia e nella politica, nelle diverse culture, e in ogni momento della nostra vita quotidiana. L'approccio integrale comprende anche un'ecologia delle istituzioni. "Se tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana … Ogni violazione della solidarietà e dei danni amicizia civica"(142).
Con molti esempi concreti Papa Francesco illustra il suo pensiero: c'è un legame tra le questioni ambientali e le questioni sociali umane, e tale collegamento non può essere rotto. Così, "l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente" (141). Infatti "non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura" (139).
Questa ecologia ambientale "è inseparabile dalla nozione di bene comune: un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale" (156), che deve essere intesa concretamente. E precisamente: “nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri” (158). Questo è il modo migliore per lasciare un mondo sostenibile per le generazioni future, non con le parole, ma attraverso un impegno a prendersi cura dei poveri oggi come ha sottolineato Benedetto XVI nel Messaggio per la giornata mondiale per la pace 2010: «oltre alla leale solidarietà intergenerazionale, occorre reiterare l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà intragenerazionale». (162).
L’ecologia integrale coinvolge anche la vita quotidiana, a cui l'Enciclica dedica particolare attenzione, soprattutto nell’ambiente urbano. Gli esseri umani hanno una enorme capacità di adattamento e "è’ ammirevole la creatività e la generosità di persone e gruppi che sono capaci di ribaltare i limiti dell’ambiente, modificando gli effetti avversi dei condizionamenti, e imparando ad orientare la loro esistenza in mezzo al disordine e alla precarietà”. (148). Tuttavia, un vero e proprio sviluppo presuppone un miglioramento complessivo della qualità della vita umana: spazi pubblici, alloggi, trasporti, ecc (150-154).
“Esiste anche una «ecologia dell’uomo»: il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana” (155).
Teofilo