Carlo Bernini nacque a Bondeno (Fe) il 26 maggio del 1936. Trasferitosi con la famiglia a Crocetta del Montello, a seguito del padre, caporeparto del Canapificio Veneto, conseguì la maturità classica pressi il Liceo A. Canova di Treviso e successivamente si laureò in Economia e Commercio a Venezia e in Scienze Politiche a Trieste. Si laureò inoltre in legge alla Northwood Istitute of Middland in Michigan. Fu poi docente universitario di economia dei trasporti nelle università di Padova e Trieste, insegnando infine anche alla Link Campus University of Malta a Roma.
Esponente democristiano, dopo una prima fase di militanza nella sinistra Dc, fu membro di spicco della corrente dorotea tanto da ereditare nel 1984, la leadership di Antonio Bisaglia, morto in circostanze tragiche. Dal 1972 al 1974 Bernini fu consigliere d’amministrazione di Alitalia. La carriera politica di Bernini lo vide eletto consigliere provinciale a Treviso, dove ricoprì, dal 1971 al 1980 anno dell’elezione in consiglio regionale, il ruolo di presidente della provincia.
Dal 1980 al 1989 fu, ininterrottamente, presidente della Giunta regionale del Veneto. Nel discorso di insediamento del 4 agosto 1980 di Bernini, che si disse di sentire forte il dovere di rappresentare tutta la comunità veneta e rispettoso delle prerogative delle opposizioni, uno dei punti più interessanti riguarda senza dubbio l’organizzazione dell’apparato regionale e delle sue funzioni: “[…] crediamo che le regioni vadano svolgendo un ruolo crescente, e che debbano essere uno strumento valido per servire meglio il popolo, altrimenti avranno una vita limitata nel tempo. Quanti organismi abbiamo visto sorgere e tramontare! Infatti, oggi abbiamo un esempio di istituzione: la Provincia, che così com’è volge inesorabilmente verso un esaurimento dei propri compiti, mentre la Regione è in avanzamento, è in espansione. […] certamente l’attenzione popolare, anche quando si manifesta attraverso una richiesta eccessiva rispetto alle nostre funzioni istituzionali, alle nostre risorse, e addirittura rispetto alle nostre capacità politiche, in realtà sta a testimoniare che questa realtà è sentita, è percepita come uno strumento di crescita democratica e di autogoverno delle popolazioni italiane e quindi anche della nostra popolazione veneta”.
In questo passaggio sta l’essenza del pensiero regionalistico di Bernini, che si doveva tradurre in interventi, da parte dello Stato centrale, per garantire una autonomia nella gestione di funzioni fondamentali alla regione. Continuava così il presidente: “Noi riteniamo che questa istituzione in crescita non possa essere trattenuta nel suo moto naturale, in senso storico positivo e in senso democratico, da legislazioni inadeguate. Da qui la necessità che noi sentiamo e quindi l’iniziativa politica che ne deve derivare, di proporre un riesame costituzionale, non una negazione dei motivi di specialità di altre regioni, ma il riconoscimento anche alle regioni a statuto ordinario di competenze a livelli di spesa che rendano giustizia ai cittadini in termini di servizi e che rendano adeguate e mature le istituzioni stesse. Abbiamo sentito, coerente a questo ragionamento, la rivendicazione del ruolo più ampio della Regione attraverso il decentramento e le deleghe. Il dibattito si è un po’ incentrato su questo tema e io ho cercato di ascoltare con la maggiore attenzione possibile questo argomento che forse è stato il più discusso e più sentito. Amici, noi siamo fermamente convinti […] che il livello decisionale determinante e definitivamente competente è quello nazionale, ossia il Parlamento. Peraltro, la Regione, così com’è, non può continuare ad operare proficuamente se non si decentra sul territorio, con istituzioni che non siano burocratiche ma affidate ad amministratori locali; né può funzionare se non delega agli enti territoriali democratici. Sono sempre stato convinto, e ho sempre ritenuto sottoutilizzata, pur nel contingente l’istituzione Provincia, che evidentemente aveva ed ha in sé, oltre alle garanzie di democrazia, una esperienza consolidata, dalle enormi risorse umane e materiali da mettere a disposizione dell’azione della Regione”.
Bernini interpretò il ruolo di guida del Veneto con un ampio respiro europeo. Fu infatti, nel 1978, tra i fondatori della Comunità Alpe Adria, che presiedette dal 1982 al 1984 e, dal 1987 al 1989, Presidente dell’Assemblea delle Regioni d’Europa. Fu inoltre, nel periodo 1984-86, presidente della Conferenza Stato Regioni. Uomo forte, tanto da essere soprannominato “il Doge”, nel 1987 venne eletto per la prima volta al Senato e dal 1989 al 1992 fu ministro dei Trasporti nei governi Andreotti VI e VII), dimessosi dopo il coinvolgimento nella tangentopoli veneta che segnò la fine di una stagione e di una quasi intera classe politica.
Entrato in coma a seguito di un infarto nell’estate del 2010, morì a Castelfranco Veneto il 1° gennaio 2011.
Leonardo Raito