Con gli amici del tavolo d’incontro tra DC e Popolari, avviato da Iniziativa Popolare, è in atto da tempo un dialogo costruttivo imperniato sull’opportunità di por fine alla diaspora seguita alla fine politica della DC (1994) e di concorrere alla costruzione del nuovo centro della politica italiana. Un centro ampio e plurale, risultato dell’incontro tra le culture dei popolari, liberali, repubblicani e socialisti, che credono nella difesa della Costituzione repubblicana e nell’esigenza della sua difesa e integrale applicazione. Un centro alternativo alla destra nazionalista e sovranista e distinto e distante dalla sinistra con le caratteristiche radicaleggianti del PD della Schlein e quelle del M5S.
Il primo dato, dunque, da cui partire, è a mio avviso proprio questo: come ci collochiamo rispetto al governo? Se, come credo, siamo tutti concordi per porci in un’alternativa al governo a guida di Fratelli d’Italia, serve decidere come costruire questa alternativa che, ripeto, consiste nel partecipare da protagonisti alla costruzione del centro nuovo della politica italiana come su descritto.
Cartina di tornasole sarà la verifica dell’unità di tutte le componenti di area DC e popolare sulla proposta di cancellierato alla tedesca e sul NO al sistema del presidenzialismo della Meloni; un ircocervo italico (né presidenzialismo alla francese, né all’americana), un ibrido senza senso che, se approvato provocherebbe, con il sovvertimento degli equilibri costituzionali, un devastante conflitto di poteri tra capo del governo e presidente della Repubblica.
In contrasto con l’art 138 della Costituzione si tenta uno stravolgimento sostanziale della Carta, oltre tutto compiuto da una maggioranza parlamentare espressione della minoranza dell’elettorato, un autentico disegno eversivo. Idem sul tema dell’autonomia differenziata, che spacca il Paese: Centro e Sud contro il Nord.
Anche un fautore dell’autonomia come il sottoscritto e come molti di noi DC veneti, ci rendiamo conto della situazione e, oggi come ieri, sottolineiamo che una tale modifica dell’assetto costituzionale richiederebbe un’assemblea costituente, eletta con sistema proporzionale e, nel caso dell’autonomia differenziata, la nascita di cinque-sei macroregioni e il potere centrale di un cancellierato sul modello tedesco.
Sul NO al presidenzialismo meloniano e all’autonomia differenziata e sulla richiesta di un’assemblea costituente verificheremo la possibilità di alleanze con le altre forze politiche. Noi, però, dobbiamo restare collegati al PPE, con la volontà di costruirne in Italia la sezione. Si dovrà, da un lato, stabilire contatti, stavolta ci auguriamo positivi, con Forza Italia, e insieme con i vertici del PPE.
Vedremo cosa accadrà nell’UE con la trattativa per il governo comunitario, dove la Meloni dovrà togliersi la maschera del double face e decidere come e con chi schierarsi e, quindi, le conseguenze che ne trarranno anche i vertici di Forza Italia. Qualora rimanesse il niet di FI, come quello di Taiani e di Barelli per la formazione delle liste alle europee, noi DC e Popolari, eredi dei co-fondatori del PPE, dovremmo perseguire ugualmente e con decisione il progetto.
Assai importante, da questo punto di vista e per questi obiettivi, è il lavoro che si sta svolgendo al tavolo dei DC e Popolari, soprattutto da impegnare nella costruzione di un programma di governo per il Paese, in grado di offrire una nuova speranza agli italiani, soprattutto a quel 51% di renitenti al voto. La 50^ settimana dei cattolici che si terrà tra pochi giorni a Trieste, sul tema: Al cuore della democrazia, fornirà importanti indicazioni, che potremo/dovremo meglio approfondire nella nostra più volte annunciata e, a mio parere, non più rinviabile, Camaldoli 2024.
Ettore Bonalberti