Carlo Donat-Cattin è stato uno dei più autorevoli e qualificati leader e statisti della Democrazia Cristiana. Nato a Finale Ligure nel giugno del 1919, Donat-Cattin iniziò da giovanissimo il suo impegno pubblico. La deportazione dei genitori nei campi di prigionia tedeschi e la morte della madre in quella circostanza lo spinsero a combattere il fascismo come “Partigiano Bianco”.

La sua concreta partecipazione alla resistenza avviene nel Canavese, in Piemonte, essendo stato assunto alla Olivetti di Ivrea prima come operaio e poi come insegnante presso il Centro Formazione meccanici. Divenne rappresentante del Comitato di Liberazione nazionale della componente Democratico Cristiana, attraverso la stampa del foglio clandestino “Per Il domani”.

Nel 1950 partecipa attivamente alla fondazione della Cisl, nata da una scissione dalla Cgil. Nel frattempo aderì̀ alla Democrazia Cristiana per la quale fu consigliere comunale a Torino e nel 1953 consigliere provinciale di Torino. Nel 1958 approda a Montecitorio e resta deputato o senatore sino alla sua scomparsa, avvenuta nel marzo del 1991.

Ma il percorso politico, culturale, sociale ed istituzionale di Donat-Cattin è scandito da molti passaggi che hanno segnato il cammino, la crescita e il consolidamento della democrazia italiana. Ministro in più̀ governi - dal Lavoro e Previdenza sociale al Mezzogiorno, dall’Industria alla Sanità - Donat-Cattin è stato l’interprete, forse il più̀ autorevole, del cattolicesimo sociale italiano.

Con la sua storica corrente della sinistra sociale di Forze Nuove, ha contribuito in modo decisivo e determinante a conservare la natura popolare, democratica e sociale della Democrazia Cristiana.

Una corrente, quella di Donat-Cattin, che non si è limitata però a svolgere solo un ruolo all’interno del partito, ma che ha saputo nel corso degli anni declinare un ruolo politico a tutto campo. I suoi storici convegni di Saint-Vincent non erano solo tradizionali convegni di una corrente della Democrazia Cristiana, ma un momento politico che riusciva a dettare l’agenda politica nazionale. E non solo del principale partito italiano, appunto la Dc.  

Perché̀ accanto ai convegni nazionali di Saint-Vincent e di molti altri convegni regionali della componente di Forze Nuove, Donat-Cattin ha saputo anche ritagliarsi uno spazio forte e qualificato nella cultura politica italiana attraverso l’apporto di storiche riviste: Settegiorni, Terza Fase e Lettere Piemontesi. Riviste che erano vere ed autentiche palestre di dibattito e, soprattutto, di formazione di classi dirigenti.

Certo, Donat-Cattin era un leader politico, e al contempo, uno statista che ha saputo con la sua proposta e il suo progetto condizionare il cammino della intera politica italiana. Era conosciuto come un politico che amava andare controcorrente, ma la sua intelligenza politica e il suo indubbio e riconosciuto carisma lo portava il più̀ delle volte ad anticipare problemi che poi puntualmente si presentavano all’attenzione del sistema politico italiano e dei vari governi.

Aveva una bussola politica centrale e come unico riferimento: la difesa e la promozione dei ceti popolari, delle classi lavoratrici e dei ceti meno abbienti senza mai dimenticare, però, le ragioni della crescita e dello sviluppo dell’intero paese. La sua profonda aderenza ai principi e ai valori della dottrina sociale della Chiesa lo ha portato ad essere il leader naturale della sinistra sociale democristiana e, al contempo, un riferimento insostituibile nella geografia interclassista della Democrazia Cristiana.

Il suo capolavoro politico, sociale, culturale ed istituzionale resta, come noto, l’approvazione dello Statuto dei lavoratori nel maggio del 1970 dove, come disse nel suo intervento alla Camera, “si portò la Costituzione nelle fabbriche”.

Ma Donat-Cattin era stimato anche e soprattutto come uomo di governo. E questo perché̀ aveva la capacità di rivoltare profondamente i vari Dicasteri in cui era indicato come Ministro. Frutto, questo, di una trasparente cultura politica e di una profonda conoscenza delle tematiche che doveva concretamente affrontare.

Insomma, possiamo dire che Carlo Donat-Cattin, come ribadì̀ più volte Arnaldo Forlani, è stato “un vero democratico cristiano”.

Giorgio Merlo