Mariano Rumor (Vicenza, 1915-1990) incominciò a far politica nel 1943 come esponente della Democrazia Cristiana nella Resistenza. Dal 1968 al 1976 fu per cinque volte presidente del consiglio, e, prima e dopo, ricoprì altri incarichi di grande responsabilità: due volte Mnistro degli Interni nel governo Andreotti e due agli Esteri nei governi Moro, Segretario della DC e, infine, presidente della delegazione italiana all’assemblea dell’Atlantico del Nord e della DC internazionale.
Dalla fine della guerra al rapimento di Aldo Moro, dunque, Rumor si trovò in un osservatorio privilegiato per testimoniare, come fa in queste sue memorie, un lungo e importante periodo di vita italiana: dalla ricostruzione post bellica al “miracolo economico”, dalle trasmigrazioni dei contadini dal Mezzogiorno al Nord alle conseguenti tensioni sociali e politiche con la crisi del 1964 e l’ombra incombente del “Piano Solo”, fino all’autunno caldo del ’68 e il dramma del brigatismo rosso.
Ma la testimonianza diretta di Rumor è essenziale anche per la storia della Democrazia Cristiana che non potrà più prescindere da quanto egli scrive dei suoi rapporti con De Gasperi e Dossetti, e della dialettica delle correnti interne alla DC che egli, da abile tessitore di intese, accordi e convergenze quale era, conobbe come nessun altro.
Nelle Memorie infatti appare, con assoluta evidenza, che la più vera vocazione di Mariano Rumor era quella di lavorare nel partito e per il partito. Fare il presidente del consiglio dei ministri era mestiere per nulla ambito: ”ora che il momento si avvicina - scriveva a proposito del primo incarico - si veniva chiarendo in me, il mio vero stato d’animo. Non era né timor panico, il mio, né pigrizia: era una vera idiosincrasia per quel mestiere che era tanto diverso da quello travagliatissimo, ma umanissimo, di segretario di partito. Lo sentivo freddo, con un rapporto molto mediato e indiretto con le persone, coi collaboratori, con una sostanziale solitudine in mezzo a uomini del mio e di altri partiti che mi ripugnava. Era un dato psicologico accentuato dalla mia obiettiva indifferenza alle insoddisfazioni del potere informale, del decoro, dello spicco politico che ne viene”.
La notazione di carattere psicologico è costante nelle Memorie, anche nei confronti degli altri personaggi politici (Nenni, Saragat, Segni, Moro, Fanfani, Andreotti, ecc.), ed è forse accentuata dal modo in cui esse sono state scritte. Rumor cominciò a stenderle nel 1985 “senza consultazioni di documenti e di ricerche d’archivio”, ma - avverte - “i fatti narrati, il filo essenziale del “racconto” corrispondono a precisi ricordi e le mie valutazioni su uomini e cose rispecchiamo, forse con qualche impetuosità riflessiva “opinioni maturate quasi nell’inconscio”.
E’ questa una precisazione da tener presente per capire certi ripensamenti su uomini e fatti, e certe riflessioni che hanno il tono doloroso e presago dei messaggi di Moro: ”nell’avvenire bisogna penetrare con lo sguardo a fondo, con l’intuizione e la fantasia, con la riflessione previsionale e il coraggio del rischio. In politica si può sbagliare, non si può rimanere inerti”.
Questa è la nota biografico politica di Mariano Rumor nelle sue Memorie scritte a cura di Ermenegildo Reato e Francesco Malgeri. Un libro da consigliare a tutti i DC non pentiti e ai giovani interessati a raccogliere il testimone politico spirituale di questo straordinario interprete del pensiero democratico cristiano.
Ermenegildo Reato e Francesco Malgeri