Con la conclusione del G20, magistralmente presieduto dal nostro premier Draghi, si avvierà un nuovo processo di sviluppo che mai si era neanche immaginato potesse trovare tanta fervente cooperazione da parte di Paesi poco acconci ad accordi congiunti.
Vien da dire che per la prima volta assistiamo,anche se si poteva osare di più - soprattutto da parte di Cina, India, Russia e Arabia Saudita - alla messa a regime di un proficuo multilateralismo che fino ad oggi aveva segnato il passo, a tutto vantaggio di accordi bilaterali, per nulla organici al comune disegno di uno sviluppo sostenibile per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Non a caso il presidente Biden ha definito il summit un grande successo.
In questo contesto assai emblematiche mi sono sembrate le dichiarazioni di Mario Draghi con le quali ha dato molto risalto ad una nuova e positiva capacità di ascolto delle ragioni di tutti, in funzione di una sintesi che non fosse di pregiudizio a nessuno, ma soprattutto che, questo cammino verso la immediata transizione ecologica, non pregiudicasse l'obiettivo ineludibile di salvare il nostro pianeta e, nello stesso tempo non impedisse a ciascun paese autonomia di progettazione di un proprio futuro sostenibile, anche tenendo conto dei diversi tempi di avvio della industrializzazione a regime,di ciascuno dei paesi partecipi, purché dentro dei parametri di pianificazione energetica concordati.
In questo nuovo scenario, tanto hanno campeggiato le accorate parole di Papa Francesco e il suo angosciato monito affinché non si perda un solo giorno nell'invertire la rotta di un modello di sviluppo che rischia inesorabilmente di non rendere più efficaci le misure, sempre più tardive, per salvare la Terra, i suoi continenti e le generazioni future da un declino climatico ed umano inarrestabile, per il concomitante accentuarsi dei divari e delle disuguaglianze tra gli abitanti della Terra.
Ma sullo sfondo non sono mancati gli accenni ad un maggiore rispetto dei diritti umani.
Anche il nostro partito, che ha tra le fonti precipue la dottrina sociale della Chiesa, nella sua secolare declinazione attraverso le encicliche papali, non può sottrarsi a tale dovere nel contribuire - con la progettazione della migliore azione politica convergente verso il raggiungimento più virtuoso di questa ambiziosa frontiera eco-ambientale e di maggiore equità e solidarietà tra i popoli - a salvare la nostra Terra, unica casa di tutto il genere umano.
Luigi Rapisarda