
IL POPOLO
Fondato nel 1923 da Giuseppe Donati

Giuseppe Dossetti nacque il 13 febbraio 1913 a Genova. A 21 anni è già laureato, a Bologna, in Giurisprudenza. Presso l’Univeristà Cattolica del Sacro Cuore in Milano fu professore incaricato di diritto ecclesiastico. Costì ebbe modo di conoscere Lazzati, Fanfani, La Pira ecc. La sua carriera politica nella Democrazia Cristiana fu rapidissima: vice segretario del partito nel 1945, il 2 giugno del 46 venne eletto alla Costituente e nominato membro della "commissione dei 75" incaricata di elaborare il testo della Costituzione.
Tina Anselmi nacque a Castelfranco Veneto il 25 marzo 1927. Il babbo era socialista e portava sempre con sé la tessera del partito firmata da Giacomo Matteotti. Il 19 maggio 1968 fu eletta per la prima volta deputato nel Collegio di Venezia e Treviso e riconfermata fino al 1992, anno in cui si è ritirata dalla vita parlamentare. Nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro fu nominata sottosegretario al lavoro. Nel 1976, prima donna in Italia, venne nominata Ministro del Lavoro.Nel 1976, prima donna in Italia, venne nominata Ministro del Lavoro. Fu Ministro della Sanità nei governi Andreotti IV e V. Contribuì a far approvare la legge 180, per la riforma dell’assistenza psichiatrica, quella che istituì il Servizio Sanitario Nazionale e la legge 194 per l'interruzione volontaria della gravidanza che, benché profondamente credente, firmò senza esitazioni, dimostrando un profondo senso dello stato e una laicità assolutamente positiva. I colleghi della DC la chiamavano “Tina vagante”.
Giulio Andreotti nacque a Roma il 14 gennaio 1919. Ha studiato e sempre vissuto nella Capitale dove conseguì la laurea in giurisprudenza nel 1941 con una tesi in Diritto Canonico. Ha praticamente dominato la scena politica degli ultimi cinquant'anni del XX secolo. L'attività di governo iniziò a 28 anni come sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi De Gasperi tra il 1947 e il 1953. Fu per sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, due volte delle Finanze, del Bilancio e dell'Industria, una volta ministro del Tesoro e una volta ministro dell'Interno. Sempre in Parlamento dal 1945 fino al decesso.
Il Popolo, allora diretto da Giuseppe Donati, ha sferrato una dura battaglia sul caso Matteotti. Anche questa è storia della allora nascente Democrazia Cristiana già in nuce nel Partito Popolare. Quanto avvenne il 10 giugno 1924 in pieno giorno, sul lungotevere di Roma, trasformò definitivamente il regime di Mussolini in una dittatura che poggiava le proprie basi sul sangue di un martire antifascista. Matteotti fu uno dei pochi che non sottovalutarono mai il fascismo e cercarono di mettere in guardia l’opinione pubblica. L’omicidio condizionò le vicende politiche italiane, suscitando orrore e indignazione in tutto il Paese. Per protesta tutta l’opposizione parlamentare si ritirò sul cosiddetto Aventino. Il 26 giugno 1924 circa 130 deputati d’opposizione si riunirono nella sala della Lupa di Montecitorio decidendo comunemente di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Giacomo Matteotti.
Amintore Fanfani, nato a Pieve S. Stefano in provincia di Arezzo il 6 febbraio 1908 si spense a Roma il 20 novembre 1999. I funerali si svolsero nella Basilica di S. Maria degli Angeli al cospetto delle massime Autorità dello Stato e di una grande folla che rendeva onore a uno dei più importanti protagonisti della politica italiana del secondo Novecento. Quella folla avvertiva la profondità della perdita dell'ultimo "cavallo di razza" di un partito, la Democrazia Cristiana, che, in quel tempo, non esisteva più mentre continuavano a esistere i democratici cristiani. Forse qualcuno ricordava che quando si cominciò a parlare, nel marasma dell'antipolitica avviato da "mani pulite”, di cambiare nome alla D.C. Fanfani, per rispondere alla domanda di un giornalista, aveva scomodato la saggezza dei contadini della sua terra aretina: “A correr troppo si ruzzola e qualche volta ci si rompe la testa".
Moltissimo si è scritto su Aldo Moro e si continuerà a scrivere. Tantissime narrazioni si sono rifugiate in un colpevole conformismo che non illumina ma segue percorsi stantii. I tanti interrogativi di allora e di oggi, sono annegati in un mare di parole che non hanno dato risposte. Si è detto che con Moro le Brigate Rosse hanno inteso colpire il cuore dello Stato. Rimane uno slogan se non si aggiunge che si è voluto fermare il cammino dell’Italia democratica, una visione del futuro del Paese, un progetto di rafforzamento della democrazia attraverso il coinvolgimento della sinistra comunista berlingueriana, insofferente verso la dipendenza economica e ideologica dalla Unione Sovietica. A un disegno eversivo Moro e tanti si contrapposero e pagarono con la vita. Il silenzio è il sintomo di un Paese che sta perdendo l’anima.
Emilio Giuseppe Ernesto Colombo nacque a Potenza, l’11 aprile 1920 e concluse la sua vita terrena a Roma il 24 giugno 2013. E’ stato padre costituente della nostra Repubblica Italiana, statista, e ha contribuito alla rinascita economica dell’Italia e dell’Europa. Colombo avvertì fin da giovane acuti e profondi gli ideali della cultura politica dei “Liberi e forti” di don Luigi Sturzo. Oggi con la possibilità di poter accedere agli archivi di tutti i paesi dei grandi leader del Mondo di quegli anni, non vi è inventario che non contenga il riferimento a “Emilio Colombo” con verbali colloqui, testi e note a sua firma. La Storia lo conosce, altri chissà?
Luigi Girardin è nato a Mirano il 7 luglio 1925 e deceduto a Padova il 29 settembre 1997. La sua biografia spiega il rapporto fecondo ma mai subordinato che ha legato le vicende della Cisl a quelle della Dc, in particolare nella realtà padovana. Impegnato fin dalle origini del ricostruito sindacato democratico nella attività sindacale a difesa dei lavoratori nel 1950 è eletto presidente provinciale della Cisl padovana e nel 1952 ne diventa segretario provinciale a soli 27 anni. Nel 1963 si realizzano le condizioni per la candidatura di Girardin alla Camera dei deputati, dove viene eletto con 41.081 voti di preferenza. Verà eletto altre due volte, sempre con ampio suffragio.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni intende andare avanti senza tentennamenti sul progetto delle tre riforme: autonomia differenziata, premierato e magistratura, il premio saldo da corrispondere a ciascuno dei partiti della maggioranza, incurante delle conseguenze che si stanno già sviluppando nel Paese. In tale situazione, come abbiamo fatto nel 2016 al tempo del progetto Renzi costituendo il Comitato dei Popolari per il NO, abbiamo il dovere di attrezzarci senza indugi per concorrere da cattolici democratici, DC e Popolari, alla realizzazione del Comitato per il NO al progetto del governo.
Arnaldo Forlani nacque a Pesaro nel 1925, figlio di Luigi, proprietario terriero del Montefeltro e di Caterina Remies, maestra elementare di fervente fede religiosa e altruismo. Arnaldo trascorse i primi anni di vita nel piccolo borgo di Frontino (provincia di Pesaro e Urbino), paese di origine del padre, dove la madre insegnava. Nel 1958 fu eletto deputato nella circoscrizione delle Marche. Alla Camera dei Deputati rivestì il mandato, ininterrottamente, fino al 1994. Vicesegretario del partito, negli Anni Sessanta, durante le segreterie Moro e Rumor, dal 1968 al 1969 fu Ministro delle Partecipazioni Statali nel primo governo Rumor. Nella fase in cui fu Vicepresidente del Consiglio nei governi Craxi, Forlani è stato tra i protagonisti di una stagione di ripresa economica del Paese con una sensibile riduzione dell’inflazione e una crescita che avrebbe consentito un aumento rilevante dei salari. Nel novembre 1969 è stato eletto Segretario Politico della Democrazia Cristiana. Si è spento serenamente a Roma, il 6 luglio 2023, all’età di novantasette anni.